Renzo Romero è stato uno dei più importanti stampatori d’arte del secondo dopoguerra, eppure il suo nome è pressoché sconosciuto al grande pubblico e alle istituzioni sarde. Nato nel 1921 a Burgos, nel cuore del Goceano, la sua storia è segnata dall’emigrazione, dalla tenacia e dal talento. Costretto a lasciare la Sardegna in giovane età dopo essere rimasto orfano, si trasferisce prima a Torino e poi a Milano, affrontando le difficoltà riservate agli emigrati dalla rigida società borghese del tempo.
Appassionato di disegno, inizia la sua carriera come disegnatore di stoffe, ma è a Torino che entra nel vivace mondo artistico della città, stringendo un legame profondo con il pittore Luigi Spazzapan e lo scultore Umberto Mastroianni. Con loro condivide la volontà di rinnovare la scena artistica torinese, aprendola alle correnti internazionali e allontanandola da un ambiente culturale conservatore.
Nel 1957 si trasferisce a Roma, dove fonda la Litografia Romero, un laboratorio che diventa punto di riferimento per l’arte astratta italiana. Qui lavorano alcuni dei più grandi esponenti della grafica contemporanea, tra cui Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi, Afro Basaldella, Piero Dorazio, Corrado Cagli, Achille Perilli, Gastone Novelli, Giuseppe Santomaso e Giulio Turcato. La sua bottega non è solo un centro per incisori e pittori, ma un luogo di incontro per poeti, critici d’arte e intellettuali, tra cui Giuseppe Ungaretti, Nello Ponente e Cesare Vivaldi. La Stamperia Romero resta attiva per oltre trent’anni, producendo opere grafiche di straordinaria qualità fino alla chiusura nel 1986.
A distanza di trent’anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel 1994, la figura di Romero torna sotto i riflettori grazie a un documentario prodotto dal Circolo “Nuraghe – Pinuccio Sciola” di Fiorano Modenese, con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna. Il progetto, dal titolo provvisorio “Le matrici di Romero”, è diretto da Simonetta Columbu e intende raccontare la vita e l’eredità artistica di un uomo che ha lasciato un segno profondo nell’incisione italiana.
Le riprese del documentario sono già in fase di preparazione e toccheranno tre luoghi chiave della vita di Romero. La prima tappa sarà Roma, all’Istituto Centrale per la Grafica, dove sono conservate 714 matrici da lui donate nel 1986. Questi strumenti rappresentano la sintesi delle sue ricerche sulle tecniche incisorie e il problema della riproducibilità dell’arte grafica, un tema ancora attuale.
Successivamente, la troupe si sposterà a Orvieto per raccogliere la testimonianza di Randa Romero, figlia dell’artista, che contribuirà con ricordi e aneddoti personali. Infine, il viaggio si concluderà in Sardegna, nel paese natale di Romero, Burgos, dove il documentario darà spazio alle memorie della comunità locale.
Simonetta Columbu, già attrice in cinema e televisione, ha scelto di dedicarsi al documentario dopo un percorso nel mondo della recitazione e del giornalismo. La sua opera prima, “Gli Ospiti”, è stata premiata al Festival Visioni Italiane di Bologna. Figlia del regista Giovanni Columbu e nipote dello scrittore e politico Michele Columbu, porta avanti un’eredità familiare legata al cinema e alla cultura.
Con “Le matrici di Romero”, l’obiettivo è restituire visibilità a un protagonista dimenticato dell’arte contemporanea, valorizzando il suo contributo alla grafica italiana e riportando alla luce una storia di talento, migrazione e sperimentazione artistica.
































