Da quasi 50 anni è il protagonista indiscusso delle estati cinematografiche e il pensiero della sua pinna che emerge dalla superficie del mare continua ad accompagnare -e disturbare- gite in barca, immersioni e nuotate nelle acque di tutto il mondo: si tratta dello squalo, il pesce che, in particolare nella sua varietà Carcharodon Carcharias -lo squalo bianco-, ha “infestato” ogni genere di storia sul grande schermo, dall’horror alla fantascienza, passando per il thriller psicologico.
Arriva nelle sale il 3 agosto la declinazione più recente di questo incubo estivo e, paradossalmente, è incarnata da un megalodonte preistorico, fuggito dalla Fossa delle Marianne nel film “Shark – Il primo squalo” (2018) e ora nuovamente pronto a sfidare Jonas Taylor, sub e esploratore degli abissi interpretato da Jason Statham, nel secondo capitolo della saga tratta dai romanzi di Steve Alten: “Shark 2 – L’abisso”, di Ben Wheatley, unisce a una trama dai ritmi serrati la presenza di spettacolari creature preistoriche e approfondisce il tema dello sfruttamento delle risorse naturali e delle sue conseguenze sull’ambiente.
La squadra di Taylor esplora infatti un ecosistema violato dalle trivellazioni di una società mineraria che ha liberato una pericolosa minaccia ritenuta estinta: il proverbiale sense of humor del protagonista viene dunque messo alla prova in quello che si annuncia come un franchise destinato a confermare il successo, ormai consolidato, dello squalo al cinema.
Il fenomeno ha origine nel lontano 1975, quando nelle sale arriva “Jaws” (“Fauci”), di Steven Spielberg, in Italia “Lo squalo”, tratto dall’omonimo best seller di Peter Benchley. L’isola di Amity viene sconvolta dagli attacchi di un grande squalo bianco, che fa strage dei bagnanti a ridosso del 4 luglio: in un iniziale clima di diffidenza, il capo della polizia Martin Brody (Roy Scheider) intraprende la sua personale crociata contro l’animale, insieme al biologo marino Matt Hooper (Richard Dreyfuss) e al pescatore Quint (Robert Shaw). In un crescendo di tensione, con la geniale colonna sonora di John Williams caratterizzata dall’alternarsi spasmodico delle note MI e FA, il film si sviluppa attraverso due parti distinte: la prima, corale, ambientata sull’isola e segnata dai primi attacchi dello squalo e dalle indagini di Brody, con alcuni elementi tipici dei film catastrofici dell’epoca; la seconda, raffinata e ricca di riferimenti storici e letterari, contraddistinta dalla caccia allo squalo dei tre protagonisti a bordo del peschereccio di Quint, l’Orca.
Il film, il primo blockbuster di Spielberg, è un successo mondiale, determinato anche da una campagna di marketing rivoluzionaria: sono ben tre i sequel, ma negli anni “Lo squalo” è diventata una delle pellicole più imitate della storia del cinema e ha contribuito a fare della maestosa creatura protagonista un killer dalla crudeltà quasi soprannaturale; tra gli epigoni a firma italiana vale la pena ricordare “Il cacciatore di squali” (1979) e “L’ultimo squalo”(1981) di Enzo G. Castellari, thriller accusati di plagio per le similitudini con il film di Spielberg, “Shark – Rosso nell’oceano” (1984) di Lamberto Bava, mockbuster (“mock”, “falso”, ma anche “beffardo”) in cui si narra di un mostruoso ibrido polpo-squalo, e “Sangue negli abissi” (1989) di Raffaele Donato, revenge horror in cui i protagonisti giurano vendetta allo squalo che ha massacrato un loro amico.
Successo estivo del 1999, “Blu Profondo“, thriller fantascientifico di Renny Harlin, racconta le vicende della dottoressa Susan McCallister (Saffron Burrows), impegnata nella ricerca di una cura per il morbo di Alzheimer attraverso degli esperimenti sulle cellule cerebrali di un gruppo di squali; la sperimentazione produce sulle creature un’aggressività incontrollabile, che mette a rischio la sopravvivenza dei protagonisti all’interno di una suggestiva base subacquea. Nel cast Stellan Skarsgård e Samuel L. Jackson.
Ispirato a un fatto di cronaca, il film low budget “Open Water“ (2003) di Chris Kentis tratteggia un dramma psicologico in cui lo squalo è una minaccia incombente, una rappresentazione del destino che attende i protagonisti: una giovane coppia si concede una vacanza ai Caraibi e partecipa a un’immersione di gruppo, salvo scoprire, una volta riemersa, di essere stata abbandonata in mare aperto. In meno di 80 minuti Kentis fa precipitare la coppia, e con essa il pubblico, in una spirale di angoscia, di cui l’attacco dello squalo rappresenta l’ineluttabile culmine.


“Paradise Beach – Dentro l’incubo“ (2016) di Jaume Collet-Serra vede Blake Lively nei panni di una surfista e studentessa di medicina, che si ritrova bloccata su una boa di salvataggio, sola, in balia di un enorme squalo bianco; in questo caso, come nei più recenti “47 metri“ (2017) con Mandy Moore e Claire Holt e “47 metri – Uncaged“ (2019) con Sistine Stallone, entrambi diretti da Johannes Roberts, protagoniste della spaventosa vicenda sono delle donne dotate di una grande forza interiore, oltre che fisica, che nella sfida per la sopravvivenza trovano la spinta per affrontare crisi personali e familiari e per guardare alla vita attraverso una nuova prospettiva.
Non mancano, infine, i B-movies che hanno trasformato lo squalo in una minaccia al limite del grottesco; fra i tanti, spicca l’epopea di “Sharknado”, serie di 6 film per la televisione con protagonista l’ormai famosa coppia di Fin e April Shepard (Ian Ziering e Tara Reid), perseguitati da potenti tornado che trasportano al loro interno orde di famelici squali, capaci di piombare al volo sulle loro malcapitate vittime: quale che sia il vostro genere preferito di film, sembra proprio che ci sia uno squalo sempre pronto a interpretare la parte del protagonista!
































