Le strade tra il Banco di Sardegna e il suo coach, Gianmarco Pozzecco, si separano: questa volta senza colpi di scena improvvisi. La Dinamo, attraverso un comunicato stampa, annuncia la risoluzione consensuale del contratto con l’allenatore goriziano. Un percorso di due anni e mezzo condito, come nelle migliori storie d’amore che si rispettino, di momenti esaltanti e altri decisamente da dimenticare ma pur sempre un binomio, quello tra Sassari e Pozzecco, di vera simbiosi.
Una piazza caldissima e “baskettara” da una parte; un coach sanguigno, istrionico in ogni sua parola e in ogni suo gesto, dall’altra. Una sintonia travolgente, capace di restituire alla Dinamo quell’appeal mediatico e quello smalto offuscatosi negli anni post-scudetto del 2015. La “Mosca Atomica” arriva a Sassari l’11 febbraio del 2019 nello stupore e nello scetticismo generale. Eredita una piazza scossa dalle dimissioni di Vincenzo Esposito e da una stagione che poco o nulla ha restituito in termini di risultati ma l’arrivo del Poz in Sardegna è un autentico toccasana per la Dinamo.
Sotto la sua gestione Sassari vince la prima coppa europea della sua storia, la Fiba Europe Cup, nella doppia finale con i tedeschi del s.Oliver Würzburg e arriva a sfiorare un clamoroso scudetto, perso solo alla settima gara di un estenuante atto finale con la Reyer Venezia. La rivincita con gli orogranata di coach De Raffaele non si fa però attendere: a Bari, in un antipasto della stagione 2019/20 ormai alle porte, la Dinamo si prende una piccola rivincita conquistando al PalaFlorio la seconda Supercoppa italiana della sua storia.
La nuova stagione non fa altro che galvanizzare un ambiente rinato dalla cura-Pozzecco: il Banco di Sardegna, trascinato dal prodotto del vivaio Marco Spissu e dal centro croato Miro Bilan, gioca una pallacanestro esplosiva e sgomita con le grandi del campionato fino a marzo 2020 quando la pandemia da Covid-19 mette la parola fine alla stagione. Con lo stop forzato, emergono le prime riflessioni e le prime scaramucce tra coach e il presidente Stefano Sardara. Due personalità forti, spesso incompatibili.
Si arriva così, il 13 giugno, a un punto di non ritorno: “La Dinamo caccia Pozzecco”. La notizia destabilizza ambiente e società fino alla smentita ufficiale dello stesso Sardara in conferenza stampa: “Ho letto articoli imbarazzanti. In questi giorni io e Gianmarco abbiamo solo riflettuto”. La frattura sembra però insanabile e culmina con i dieci giorni di sospensione del tecnico alla vigilia dei playoff scudetto 2021, persi ancora una volta alla “bella” con lo spauracchio Reyer.
L’ultima versione della Dinamo targata Gianmarco Pozzecco rimarrà però una delle squadre più amate che la Sassari cestistica ricordi. La stagione da poco conclusasi, una delle più complicate nella storia del club sassarese, ha legato a doppio filo società, squadra e tifoseria. E il basket, nella città turritana, ha sempre insegnato che le squadre a occupare un posto speciale nei ricordi dei tifosi sono proprio quelle che a fine stagione non hanno mai alzato al cielo un trofeo: la prima Dinamo in A1 del 2011, la Dinamo edizione 2012/13 eliminata al primo turno dei playoff scudetto da Cantù e quest’ultima, annus horribilis 2020/2021.
Dall’umiltà di Spissu alla “cazzimma” di Gentile; dalla freddezza dall’arco di Bendzius all’eleganza in post basso di Bilan fino a Pozzecco. Gianmarco ha restituito credibilità e compattezza all’ambiente, dopo averne carpito pregi e difetti. Ha restituito entusiasmo, ha restituito a Sassari e alla Sardegna l’essenza della Dinamo stessa. Parafrasando Battiato, Pozzecco ha insegnato a Sassari “com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. La Dinamo era nel buio più totale: Gianmarco le ha restituito il sole.