È ancora vivo l’entusiasmo per l’elezione del cardinale nordamericano Robert Francis Prevost a267esimo Papa della Chiesa cattolica.
Papa Leone XIV, che si è presentato al mondo con la frase “La pace sia con tutti voi!”, si è definito fin da subito un “figlio di Sant’Agostino”, è infatti il primo membro dell’Ordine degli Agostiniani a salire al soglio pontificio.
Proprio in Sardegna il culto di Sant’Agostino è da sempre molto sentito, soprattutto nella città di Cagliari dove, nello storico quartiere della Marina, in via Baylle, si trova la Chiesa monumentale a lui intitolata, un edificio rinascimentale risalente al 1577 e tuttora visitabile. In realtà, la prima chiesa e il convento dedicati a Sant’Agostino sorgevano nel Largo Carlo Felice, dove oggi si erge l’elegante Palazzo Accardo, luogo in cui è ancora presente una cripta che, tra il 504 e il 722 d. C., custodì le reliquie del Santo, portate dall’Africa dal monaco Fulgenzio per salvarle dalle razzie dei Vandali.
Questo legame storico tra l’Isola e la cristianità è però testimoniato non solo da una profonda devozione popolare, ma anche da un rapporto diretto con il Vaticano.
In un lontano passato – precisamente tra il V e il VI secolo -, come riportato nel Liber Pontificalis, la Sardegna ha dato i natali a ben due uomini saliti poi al soglio pontificio: Papa Ilario e Papa Simmaco. Entrambi si trovarono a guidare la Chiesa in periodi estremamente complessi, segnati da controversie dottrinali e turbolenze politiche.
Erano gli anni della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, della minaccia delle invasioni barbariche e del dilagare dell’arianesimo, una corrente religiosa che prende il nome da Ario, il prete di Alessandria d’Egitto che sosteneva una dottrina diversa dal cristianesimo tradizionale, soprattutto per quanto riguardava la natura di Gesù Cristo. Ario, pur non negando la Trinità, sosteneva che il Figlio non era alla pari di Dio Padre in quanto generato e quindi non eterno. Sebbene l’arianesimo fosse stato condannato come eresia al Concilio di Nicea del 325 d.C., si diffuse ampiamente tra i popoli barbari – in particolare Goti, Vandali e Longobardi -, che lo imposero nei territori conquistati, alimentando profonde fratture all’interno della Chiesa cattolica.
Proprio in questo scenario di cambiamenti politico-religiosi fu eletto il primo pontefice proveniente dall’Isola. Ilario, nato probabilmente a Calagonis – l’attuale Maracalagonis, in provincia di Cagliari -, divenne il 46esimo successore di Pietro il 19 novembre 461, dopo la morte di Papa Leone I, noto come Leone Magno, di cui era stato un leale arcidiacono. Il suo pontificato proseguì, infatti, nel solco tracciato dal suo predecessore.
Durante il suo magistero, durato poco più di sei anni, si impegnò nella difesa dell’unità della Chiesa d’Occidente e della sua supremazia nella disputa con le Chiese orientali. Contrastò le pretese di autonomia delle diocesi di Gallia e Spagna e cercò di frenare la diffusione dell’arianesimo a Roma, ricorrendo anche all’intervento dell’imperatore romano Antemio.
Papa Ilario è ricordato anche per la sua attenzione all’architettura religiosa. A lui si devono l’abbellimento della Basilica di San Giovanni in Laterano con arredi sacri preziosi, la costruzione di monasteri e oratori e importanti lavori nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, dove fu sepolto alla sua morte, avvenuta nel 468.
Trent’anni dopo, nel 498, fu eletto pontefice Simmaco, nato nell’attuale Simaxis, un piccolo paesino in provincia di Oristano che, secondo alcuni, avrebbe preso il nome proprio da lui.
Divenuto il 51esimo vescovo di Roma dopo la morte di Papa Anastasio II, la sua elezione fu segnata dal cosiddetto “scisma laurenziano”. Nello stesso giorno, infatti, una fazione dissidente del clero romano, quella filo-orientale, elesse nella Basilica di Santa Maria Maggiore un antipapa, il presbitero Lorenzo, causando una profonda frattura all’interno della Chiesa. Per dirimere la controversia, si fece ricorso al giudizio del re goto Teodorico, che riconobbe come legittima l’elezione di Simmaco, in quanto avvenuta per prima e sostenuta dalla maggioranza del clero.
Nonostante difficoltà e forti antagonismi, durante il suo travagliato pontificato Papa Simmaco riuscì a riaffermare l’autonomia e la centralità della Chiesa cattolica, convocando diversi sinodi e affrontando temi cruciali come l’esilio dei vescovi perseguitati dai Vandali in Africa. Promosse inoltre importanti lavori di costruzione e restauro di chiese romane danneggiate dai conflitti, tra cui la Basilica di San Pietro. Morì nel 514 e fu sepolto proprio nel portico della basilica vaticana, ma la sua tomba andò poi perduta.
Nel centro di Simaxis, nel luogo dove secondo la tradizione sorgeva la casa paterna del pontefice, si erge la chiesa parrocchiale intitolata a San Simmaco Papa, risalente al 1833. Al suo interno è custodito un simulacro ligneo, di epoca sconosciuta, a lui dedicato. Ogni 19 luglio, giorno della sua morte, il Comune celebra la festa patronale con un ricco calendario di eventi civili e religiosi.
































