Sara Montisci, la ragazza del fico d’India

Sara Montisci

Conosciamo tutti il fico d’India per i suoi frutti da consumare freschi o trasformati in acquavite ma non tutti sanno che questa pianta, un tempo usata per delimitare i confini, sia in realtà una delle specie aliene invasive, arrivata in Sardegna in seguito alla scoperta dell’America. Considerato come un prodotto di nicchia, in questi ultimi anni si è reso protagonista di numerose sperimentazioni sia per la sua commercializzazione che per l’utilizzo.

Tra le varie ipotesi, una si distingue per originalità e innovazione: la creazione di gioielli partendo dalla fibra essiccata delle sue pale. È la scommessa di Sara Montisci, classe 88, che dopo diversi anni di sperimentazione nella lavorazione di questo materiale, ha creato nel 2013 il suo marchio esclusivo “La ragazza del fico d’India” per la commercializzazione dei suoi gioielli.

Originaria di Sardara, ha intrapreso il suo percorso da artigiana all’età di 20 anni, non come frutto di studi tra banchi o laboratori ma grazie ai viaggi che sono, tutt’ora, il filo conduttore della sua esperienza. Al seguito di artigiani di strada tra Berlino, Canarie e Ibiza si è confrontata con tecniche e materiali differenti finendo per innamorarsi di questa fibra particolarissima a cui ha deciso di dedicarsi anche al suo rientro in Sardegna.

La sua è una ricerca fatta a partire dalla materia prima. Nelle vaste campagne del Medio Campidano, dove il fico d’India è particolarmente diffuso, seleziona e raccoglie i suoi “fogli”, gli scheletri delle pale essiccate al sole, scegliendo solo quelli che più la ispirano per le sue creazioni. La selezione è uno dei momenti che preferisce di questo lavoro, nel quale si lascia guidare e affascinare dalla bellezza della materia. La Natura è infatti la sua continua ispirazione ed è al tempo stesso il messaggio che vuole trasmettere attraverso i suoi gioielli.

In queste piccole opere d’arte le nervature creano disegni spettacolari, esaltati dai colori che lei sceglie come sfondo. La naturalezza è preservata al massimo, l’unica nota di colore è data solo dallo sfondo, quasi che dalle fibre possano scaturire profumi, atmosfere e energie della sua terra. Sono minuziose trame, intrecci che sembrano i tessuti ricamati dei nostri costumi tradizionali che Sara incapsula tra metallo e resina trasparente dando vita a ciondoli, collane e orecchini unici nel loro genere.

Il suo processo creativo è una costante curiosità e voglia di esplorare sia nei materiali che nelle tecniche che nei luoghi. É un viaggio fatto da un allontanarsi e ritornare seguendo il richiamo del sole e del mare. L’amore per la sua terra, la ricerca di sempre nuovi stimoli, la rendono anche un esempio per chi è in cerca di occupazione. Il suo non arrendersi è sicuramente di ispirazione.

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