Dermatite nodulare contagiosa dei bovini, focolai in aumento: al via la campagna vaccinale in Sardegna

Scopriamo che cos’è la “Lumpy Skin Disease”, la malattia virale che sta colpendo i ruminanti nell’Isola e non solo, come si trasmette, quali sono i sintomi, se rappresenta un rischio per l’uomo e quali contromisure sta adottando la Regione per contenerne la diffusione

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L’estate 2025 si sta rivelando particolarmente difficile per gli allevamenti della Sardegna. Da settimane è scattato l’allarme per la crescente diffusione di una malattia virale che sta colpendo i ruminanti, in particolare i bovini. Si tratta della “Lumpy Skin Disease” (LSD), meglio conosciuta come dermatite nodulare contagiosa.

Che cos’è e come avviene il contagio. La dermatite nodulare contagiosa è causata da un virus a DNA appartenente alla famiglia dei poxvirus, parente stretto di quello del vaiolo. In questo caso, tuttavia, a esserne colpiti sono i bovini.

La trasmissione avviene principalmente attraverso la puntura di insetti ematofagi – ovvero che si nutrono di sangue – come zanzare, mosche cavalline e zecche. Più raramente il contagio può avvenire anche per contatto diretto tra animali infetti.

Fortunatamente, non esistono rischi per l’uomo: il virus non è trasmissibile né tramite il contatto diretto con gli animali né attraverso il consumo di carne o latte.

I sintomi. Dopo l’ingresso nell’organismo, il virus attraversa un periodo di incubazione che può durare da una a quattro settimane. Superata questa fase iniziale, compaiono diversi sintomi: febbre alta (in alcuni casi oltre i 41°C), perdita marcata dell’appetito, drastica riduzione della produzione di latte, gonfiore agli arti (edema), congiuntivite e, successivamente, la comparsa di noduli cutanei distribuiti su tutto il corpo, con dimensioni che variano da 0,5 a 5 centimetri. È proprio la presenza di queste lesioni a dare il nome alla malattia. I noduli possono persistere per mesi e lasciare poi cicatrici sull’animale.

In alcuni casi, la malattia può portare anche alla morte, soprattutto negli esemplari che non sono mai stati esposti al virus.

Origine e diffusione. Originaria dei Paesi africani – dove fu identificata per la prima volta in Zambia negli anni Venti – la dermatite nodulare contagiosa ha iniziato a diffondersi, a partire dal 2012, dal Medio Oriente verso l’Europa dell’Est, colpendo in particolare Grecia, Bulgaria e i Paesi balcanici.

Grazie a misure come l’abbattimento degli animali infetti e l’adozione di programmi di vaccinazione, l’epidemia era stata contenuta e fermata nel 2019. Tuttavia, nel 2025 la malattia ha fatto la sua comparsa per la prima volta anche in Italia.

Il primo caso è stato registrato il 21 giugno in un bovino appartenente a un allevamento della provincia di Nuoro. Da lì il contagio si è esteso ad altri comuni. Un’altra positività è stata rilevata in un allevamento nel comune di Porto Mantovano, in provincia di Mantova, che aveva ricevuto capi di bestiame da una delle aziende sarde colpite.

Attualmente sono 26 i focolai attivi nell’Isola, con gli ultimi casi confermati nei comuni di Benetutti e Orotelli. Ulteriori segnalazioni arrivano anche dall’Alta Savoia, segno di una progressiva espansione del focolaio a livello europeo.

Le modalità con cui la malattia è arrivata in Italia restano ancora da chiarire. Per far luce sull’origine del contagio è stata avviata un’indagine epidemiologica. L’ipotesi più accreditata, al momento, è quella dell’introduzione del virus tramite insetti vettori o zecche provenienti dal continente africano, dove la patologia è già endemica.

Le contromisure in campo. In Sardegna i casi di dermatite nodulare contagiosa continuano ad aumentare e la Regione è intervenuta con una serie di misure urgenti per contenerne la diffusione.

Le autorità sanitarie locali hanno posto sotto sequestro gli allevamenti colpiti, tracciato tutti i movimenti degli animali e istituito zone di restrizione attorno ai focolai. È stato inoltre imposto il blocco delle movimentazioni in uscita dalla Sardegna dei bovini. Tuttavia, il provvedimento ritenuto più efficace resta l’abbattimento degli animali infetti.

Il virus ha un impatto rilevante non solo dal punto di vista sanitario, ma anche economico, con pesanti ripercussioni sulla sostenibilità delle aziende zootecniche coinvolte. Per evitare che il blocco delle movimentazioni si protragga per anni, è stata predisposta, a partire dal 21 luglio, una campagna vaccinale straordinaria, che prevede la somministrazione di 300mila dosi, su tutto il territorio isolano, nell’arco di tre mesi.

Chi non aderirà rischia sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, conseguenze penali, oltre alla perdita degli indennizzi eventualmente previsti.

Per la campagna sarà impiegato un vaccino veterinario vivo attenuato, denominato “Lumpy Skin Disease Vaccine for Cattle”, autorizzato dal Ministero della Salute. La distribuzione sarà curata dall’Istituto Zooprofilattico della Sardegna, mentre le operazioni di vaccinazione saranno eseguite dai Servizi veterinari delle Asl competenti per territorio con il supporto dei medici veterinari libero professionisti.

La malattia presenta un basso grado di diffusione – spiega l’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi -. Con l’avvio della campagna vaccinale, abbiamo la ragionevole speranza che il virus smetterà rapidamente di circolare. La vaccinazione a tappeto è l’unico modo per bloccare la diffusione della malattia, proteggere la salute degli animali e difendere il patrimonio zootecnico sardo e l’economia ad esso connessa”.

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