Termometri sottomarini per misurare la “febbre del mare”: è il progetto MedFever

La Sardegna protagonista con tre siti, Villasimius, Porto Rotondo e Santa Teresa Gallura

Il mare, la sua infinita bellezza e l’importanza fondamentale che riveste per la sopravvivenza del pianeta Terra rappresenta un patrimonio inestimabile da salvaguardare e tutelare.

L’inquinamento ambientale, un’attività di pesca eccessiva e il riscaldamento globale stanno mettendo l’ecosistema marino sempre più a dura prova. Esiste una stretta correlazione, infatti, tra i cambiamenti climatici in atto e il problema dell’aumento dei livelli del mare e della temperatura delle acque. Questo problema riguarda soprattutto il Mar Mediterraneo che, per via delle sue caratteristiche, risente ancora di più della crisi climatica. Un mare abbastanza chiuso, con esigue vie di comunicazione con il Mar Nero, attraverso lo Stretto del Bosforo, e con l’Oceano Atlantico, attraverso lo stretto di Gibilterra, e poco profondo, ragione per cui le sue acque si riscaldano maggiormente rispetto a quelle degli oceani. Un mare ormai malato, che si sta riscaldando di anno in anno, si stima circa un grado ogni 30 anni. Le acque marine ad alte temperature tendono ad assorbire e a rilasciare nell’atmosfera una quantità enorme di energia che può favorire la diffusione di trombe d’aria e nubifragi, con effetti spesso devastanti, squilibri per l’ecosistema e le biodiversità marine e una maggiore erosione delle coste. Dinanzi a queste criticità diversi scienziati e vari istituti di ricerca hanno deciso di correre ai ripari.

In occasione della Giornata internazionale del Mar Mediterraneo, che si è appena svolta, è stato presentato il “Progetto MedFever”. Si tratta di un progetto tutto italiano ideato 5 anni fa, nel 2016, da MedSharks, un’associazione che si dedica allo studio e alla conservazione dell’ambiente mediterraneo, in particolare degli squali mediterranei, con lo scopo di registrare costantemente le temperature nell’area sottomarina del Golfo di Napoli per comprendere meglio lo sviluppo del piccolo squalo gattopardo, e poi esteso nel 2021 al Mar Tirreno, a seguito delle rilevazioni di ciò che accade sotto il livello dell’acqua poi fornite a biologi e oceanografi. Il progetto prevede l’installazione di una rete di sensori-termometro sottomarini che permetterà di misurare, per tutta l’estate, ogni 15 minuti, a varie profondità, le temperature non rilevate dai satelliti del Mar Tirreno, nell’intera colonna d’acqua, proprio per comprendere l’impatto del surriscaldamento globale sugli ecosistemi sommersi. 

A questo progetto partecipano Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l‘energia e lo sviluppo economico sostenibile) come partner scientifico, e l’azienda Lush, il marchio inglese di cosmetici freschi, etici e realizzati a mano, che ha contribuito all’acquisto dei termometri.

L’aspetto innovativo del progetto consiste nell’utilizzo della Citizen science, ossia una modalità di partecipazione pubblica nella ricerca, con il coinvolgimento di istruttori e guide subacquee provenienti da dieci centri di immersione di Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, che hanno contribuito all’installazione dei sensori in 10 siti costieri strategici, sia al largo che sotto la costa: Castellammare di Stabia e Marina di Camerota in Campania, l’Isola del Giglio in Toscana, Nettuno e l’Isola di Ponza nel Lazio, Scilla in Calabria, l’Isola di Ustica in Sicilia, Villasimius, Porto Rotondo e Santa Teresa Gallura in Sardegna.

MedFever è coordinato dalla ricercatrice Eleonora de Sabata, presidente di MedSharks, che afferma: “Il mare è il ‘termosifone’ del Pianeta, una grande riserva di calore che fornisce energia al sistema climatico. Le eventuali anomalie spesso si traducono in estati sempre più calde ed eventi sempre più estremi. Da qui l’importanza di monitorare la temperatura del Mediterraneo con strumentazioni ad hoc anche molto complesse da installare e gestire”.

Enea, oltre ad aver contribuito a scegliere i siti strategici e a calibrare gli strumenti di rilevazione, ha messo a disposizione un modello di circolazione del Mediterraneo all’avanguardia, “Mito”, che fornisce previsioni sulla temperatura, sulla salinità e sulla velocità delle correnti marine con un dettaglio spaziale fino a poche centinaia di metri, grazie all’utilizzo di Enea Cresco6, un super computer che rappresenta, al momento, la seconda infrastruttura in Italia per capacità di calcolo.

Ernesto Napolitano, oceanografo del laboratorio di modellistica climatica e impatti dell’Enea, sostiene: “Questi ‘termometri’ consentiranno misure ad altissima frequenza temporale di grande importanza per tutti coloro che sono coinvolti nel monitoraggio, gestione e sfruttamento dell’ambiente marino locale. I dati raccolti ci consentiranno di osservare e comprendere meglio fenomeni di dinamica costiera di estremo rilievo. Inoltre – aggiunge – rappresentano uno strumento di indagine molto prezioso per conoscere più in dettaglio lo stato del mare e della sua circolazione, migliorare le nostre previsioni e misurare l’impatto del riscaldamento marino anche su settori quali turismo, trasporti, commercio marittimo e, in particolare, sulla produzione di energia dalle correnti e dalle onde marine, un settore al quale stiamo lavorando da anni nell’ambito degli accordi di programma con il Ministero dello Sviluppo Economico”.

I dati raccolti grazie al Progetto MedFever verranno immessi nella rete pubblica T-MEDNet e consentiranno ai ricercatori con varie specializzazioni di monitorare la “febbre” del mare e comprendere i fenomeni costieri più significativi, per continuare a vigilare su questo tesoro che deve essere assolutamente protetto.

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