Il via libera della Giunta regionale al “Protocollo regionale di donazione di organi da donatore a cuore fermo controllato” (cDCD) rappresenta un passo importante per rafforzare la rete trapianti in Sardegna, ampliando la platea dei potenziali donatori. L’assessore alla Sanità, Armando Bartolazzi, ha sottolineato come questo protocollo permetterà di offrire nuove opportunità di vita a numerosi pazienti in lista d’attesa.
Il protocollo si concentra su una nuova modalità di donazione, che riguarda quei pazienti per i quali l’arresto cardiocircolatorio è previsto come evento imminente, causato da condizioni terminali irreversibili. In questi casi, il trattamento sanitario viene sospeso, in accordo con i familiari, ma la decisione di donare gli organi viene presa in modo separato e indipendente dalla sospensione delle cure. Il processo di accertamento della morte avviene mediante criteri cardiologici, in contrasto con i donatori in morte encefalica, nei quali il decesso è certificato attraverso criteri neurologici. In Sardegna, già da tempo, il programma di donazione da morte encefalica è consolidato e operante, ma l’obiettivo ora è diversificare le modalità per aumentare il numero complessivo di donazioni.
L’assessore ha evidenziato che l’introduzione di questa procedura arriva in un momento in cui le donazioni da morte encefalica sono ormai stabili, senza un significativo incremento. Per questo motivo, il protocollo sulla donazione a cuore fermo è fondamentale per rispondere alle crescenti esigenze di trapianti, considerando che il numero di persone in attesa di un organo continua a crescere. L’adozione di questa nuova modalità potrà consentire di migliorare la qualità della vita per chi soffre di insufficienze d’organo.
Il protocollo è frutto di un lavoro di coordinamento che ha coinvolto un tavolo tecnico regionale, il quale ha definito con precisione le linee guida per l’identificazione dei potenziali donatori e i criteri per l’accertamento della morte. Un’altra sfida del programma riguarda la gestione del prelievo degli organi, che deve avvenire nel rispetto di tempi molto stretti, senza compromettere la qualità degli organi stessi. Per questo, è fondamentale l’utilizzo di tecniche specifiche e il coinvolgimento di operatori altamente qualificati, in un lavoro di sinergia tra diversi professionisti. La certificazione di morte, infatti, richiede un’attenta registrazione dell’arresto cardiaco per almeno venti minuti tramite elettrocardiogramma, e i tempi per il prelievo degli organi devono essere gestiti con precisione per evitare danni ai tessuti.
Con l’introduzione di questo protocollo, la Sardegna si allinea con i più alti standard nazionali, puntando a incrementare il numero di donazioni per rispondere alle esigenze di salute della popolazione.
































