Il 24 luglio 2021 è una data che entrerà a far parte della storia della Sardegna per uno degli avvenimenti più tragici che abbiano mai colpito l’Isola. Una serie di incendi di natura dolosa scoppiati nel tardo pomeriggio e che hanno riguardato la provincia di Oristano, si sono propagati per due lunghi e drammatici giorni, causando danni incalcolabili, da Cuglieri a Santu Lussurgiu, passando anche per i comuni di Tresnuraghes, Usellus, Sennariolo, Scano di Montiferro, Flussio, Magomadas e Tinnura. Per queste fiamme che hanno percorso 50 km, alimentate da un caldo da bollino rosso e dal forte vento, il Presidente Christian Solinas ha parlato di “uno dei più gravi disastri naturali mai accaduti da quelle parti”, e la Regione Sardegna ha così decretato lo stato di emergenza, condizione necessaria per attivare poi lo stato di calamità e ottenere l’invio di aiuti da parte dello Stato.
Centinaia di persone evacuate, case e aziende agricole distrutte, oltre 20mila ettari di patrimonio boschivo divorati, campi coltivati, pascoli, recinzioni, fienili con le scorte di foraggio devastati, ma non solo. Si è registrata una corsa contro il tempo da parte degli allevatori e dei volontari per recuperare il maggior numero possibile di animali, molti dei quali purtroppo sono stati raggiunti e uccisi dalle fiamme. Solo in alcuni casi i pastori sono riusciti a salvare le loro pecore, ma tantissimi degli animali indifesi che abitano quelle zone caratterizzate dalla macchia mediterranea sono scomparsi insieme ad essa. Centinaia le carcasse di bestiame carbonizzate rinvenute, a cui si aggiungono quelle della numerosissima fauna selvatica e dei tantissimi cani e gatti randagi.
Eroi di questa immane tragedia, oltre alle forze in campo e ai volontari, sono stati proprio gli animali. A Tresnuraghes ha provocato molta commozione il comportamento fedele e coraggioso di due cani pastore maremmani che non hanno abbandonato le loro greggi, portandole fino alla città e salvandole. Così come ha provocato un dispiacere enorme la triste notizia della morte, a distanza di una decina di giorni dall’inizio dei roghi, di Angelo, un cane rimasto intrappolato dalle fiamme, bloccato su un muretto, le cui immagini, con le zampe e il muso ustionato per il vasto incendio che ha colpito il Montiferru, avevano fatto il giro del mondo. Angelo, così chiamato dal nome del veterinario, Angelo Delogu, che lo aveva salvato, ha smesso di soffrire il 4 agosto nella Clinica Duemari di Oristano, dove era ricoverato per le gravi ustioni riportate.
Un destino migliore ha invece avuto una piccola cerbiatta, ugualmente ferita dalle fiamme che hanno lambito il Montiferru. Viva per miracolo, anche se ha tutte e quattro le zampe carbonizzate, è stata chiamata “Lussurzesa” proprio dal nome della località, Santu Lussurgiu, in cui è stata recuperata. Ora si trova ricoverata anche lei nella Clinica veterinaria Duemari nella speranza che possa guarire. Solo pochi giorni fa, in un comunicato, la struttura, centro di eccellenza in Sardegna per la cura sia di animali domestici che di randagi e di fauna selvatica, e che sta ancora continuando ad accogliere e curare gli animali vittime degli incendi che vengono recuperati vivi, faceva sapere: “Questa è l’icona della nostra terra ora. Questa è la cerbiatta che abbiamo ricoverato ieri da Santu Lussurgiu. In piedi, ma con le zampe carbonizzate. Come la nostra gente. Non sappiamo se questo miracolo divino potrà riprendersi, le sue lesioni sono drammatiche. È stata ritrovata accanto al corpo della madre carbonizzata che non è riuscita a sopravvivere, lei era lì, recuperata da un gruppo di cacciatori che stanno battendo la montagna palmo a palmo alla ricerca di selvatici feriti ed è stata chiamata da loro Lussurzesa. E così la battezzeremo anche noi. Cosa devono aver visto e pianto questi occhi. Non sappiamo se potrà sopravvivere, se accetterà il biberon, se, se, se. Ma combatteremo”.
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E Lussurzesa ha fatto il miracolo. Col passare dei giorni il centro veterinario continua a dare aggiornamenti sulle sue condizioni e fa sapere che sta meglio e che sta mangiando: “Lussurzesa non è in pericolo di vita – precisa Monica Pais, veterinaria e responsabile della clinica Duemari -. Per fortuna era già svezzata. Mangia a quattro palmenti fieno, foraggio, mangime e riceve una gran quantità di coccole. Pian piano la abituerò a convivere con gli altri animali. Stiamo valutando l’entità del danno e cercando di capire se riusciremo a rimetterla in piedi, anche con le protesi: non sarà semplice, ma comunque troveremo una situazione protetta per lei”.
La storia di speranza della piccola Lussurzesa presenta delle analogie con quella di “Bambi”, il piccolo cerbiatto protagonista del classico della Disney del 1942, ispirato al romanzo del 1923 di Felix Salten, “Bambi, la vita di un capriolo”, costretto a diventare grande un po’ troppo in fretta a causa della morte dalla madre, uccisa da un cacciatore. Una storia da cui si possono trarre tanti insegnamenti. Dalla cattiveria dell’uomo, che nella favola si manifesta con la caccia, e di conseguenza con la morte e la distruzione che diffonde, le stesse che hanno provocato coloro che hanno appiccato gli incendi che hanno devastato la Sardegna, non si può che imparare il rispetto per la natura, l’elaborazione del lutto e la capacità di farsi forza, rialzarsi e continuare a vivere per trovare il proprio posto nel mondo, proprio come si auspica che riuscirà a fare la piccola e forte Lussurzesa.