Nel corso della 21ª edizione di “Energies&Transition High School”, organizzata da Confartigianato Imprese e dai suoi Consorzi energia (Caem, CenPi, Multienergia) e svoltasi a Chia dal 1° al 3 ottobre, sono stati presentati i dati aggiornati sull’impatto del costo dell’energia per le micro e piccole imprese, con un focus sulle regioni e province più esposte.
In Italia lo scorso anno i settori a maggiore prevalenza di micro e piccole imprese hanno pagato l’elettricità 8,8 miliardi, con 1,6 miliardi di maggiori costi rispetto alla media europea. Inoltre, l’energia resta una delle voci di spesa più pesanti per famiglie e imprese italiane. Infatti, i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili rilevati tra gennaio e luglio 2025 sono superiori del 49,8% rispetto alla media del 2021. Un dato quasi triplo rispetto all’inflazione complessiva accumulata nello stesso periodo, pari al 17%.
In Sardegna, nel 2024, le piccole imprese e quelle artigiane hanno pagato l’energia elettrica 77milioni di euro, con 14 milioni di maggiori costi rispetto alla media europea, con uno spread dello 0,04% sul valore aggiunto territoriale.
I dati emergono dal rapporto di Confartigianato Imprese, dati Eurostat, Istat e Terna, sulla bolletta elettrica delle micro e piccole aziende italiane oggi è tra le più costose d’Europa. Con un prezzo medio di 28 centesimi/Euro per kWh, supera del 22,5% la media Ue. L’Isola, per questo, si piazza al 15esimo posto su base nazionale, in una classifica aperta dal Friuli (spread di +0,18%) e chiusa dal Lazio con solo lo 0,02% contro una media italiana dello 0.09%. A livello territoriale lo spread energetico più alto viene rilevato nella provincia di Oristano con +0,11% con un costo per le piccole e medie imprese di 16 milioni di euro con una differenza verso le pari dimensioni europee di 3 milioni di euro. Seguono Nuoro con spread di +0,04% con costi di 9 milioni e differenza UE di 2, Sassari-Gallura con spread di 0,04%, costi di 21 milioni e differenza UE di 4, e Cagliari con spread di 0,03%, costi di 21 e differenza UE di 4.
In testa c’è la Lombardia con 443 milioni, seguita da Veneto (231 milioni), Emilia-Romagna (208 milioni), Piemonte (181 milioni), Toscana (92 milioni), Campania (73 milioni), Friuli-Venezia Giulia (69 milioni), Puglia (53 milioni).
E l’energia nell’Isola resta una delle voci di spesa più pesanti per le famiglie e le imprese. Sempre secondo l’analisi di Confartigianato, i prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili rilevati tra gennaio e luglio 2025 sono risultati superiori del 42,3% rispetto alla media del 2021. Un dato quasi triplo rispetto all’inflazione complessiva accumulata nello stesso periodo che è stata pari al 18.2%. A luglio 2025, sempre in Sardegna, si osserva un calo tendenziale del 3,6% nei prezzi energetici rispetto a luglio 2024 ma i rincari sono evidenti sul lungo periodo. A livello provinciale, nel 2025 Cagliari ha subito un aumento dei costi energetici del 49,6% rispetto al 2021 mentre sulla provincia di Sassari sono stati rilevati rincari del 48%, sempre paragonando uguali periodi (N.B. non sono disponibili dati sugli altri territori sardi).
Su base nazionale, tra le regioni più colpite, Marche e Molise guidano la classifica con una crescita dei prezzi del 58,8%, seguite da Abruzzo (+58,2%), Piemonte (+57,9%), Toscana (+57,0%), Umbria (+56,9%) e Valle d’Aosta (+56,7%). In doppia cifra anche Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia e Sicilia, tutte con incrementi compresi tra il 50% e il 54%.
“Il caro-energia – sottolinea il Presidente Nazionale di Confartigianato, Marco Granelli – frena la competitività delle piccole imprese. Bisogna innanzitutto intervenire per riequilibrare il carico fiscale sulle bollette delle diverse dimensioni di imprenditori-utenti e che oggi penalizza le piccole aziende costrette a pagare per i grandi energivori. Le nostre imprese non chiedono privilegi, ma regole chiare ed eque”. “Per ridurre l’impatto del caro-energia su imprese e famiglie – aggiunge Granelli – occorrono interventi su più fronti: diversificazione delle fonti di approvvigionamento, sostegno convinto delle rinnovabili, investimenti per incentivare lo sviluppo dell’idrogeno come vettore energetico strategico, senza trascurare la ricerca sul ‘nucleare pulito’, puntando sulle opportunità offerte dalle innovazioni tecnologiche introdotte con i reattori di nuova generazione”.
A ‘gonfiare’ il costo dell’elettricità delle piccole imprese è anche il prelievo fiscale e parafiscale in bolletta che in Italia è più che doppio (+117,4%) rispetto a quello medio dell’UE a 27. Siamo al secondo posto in Europa per il maggior carico di accise e oneri sul chilowattora pagato dalle MPI: 7,78 centesimi di euro al KWh. Ci batte soltanto la Polonia con 7,90 centesimi di euro al KWh.
Il fisco in bolletta cala al crescere dei consumi energetici. Le grandi imprese energivore italiane, infatti, registrano un prelievo fiscale addirittura inferiore del 19,6% rispetto alla media europea.
Confartigianato ha stilato la classifica delle regioni e province per l’extra costo per l’energia elettrica rispetto all’Unione europea nei settori a maggiore presenza di micro e piccole imprese, cioè alimentari, moda, mobili, legno, metalli e altre manifatture, tra cui gioielleria ed occhialeria.
