Il Comune di Arbus, nel Medio Campidano, ha raggiunto un risultato storico. La pecora nera, di cui si contano in quei territori almeno 2500 esemplari dei 5000 presenti in tutta l’Isola, è diventata un marchio, già depositato al Ministero dello sviluppo economico. Un tipico esempio di biodiversità endemica da tutelare, che ottiene finalmente la tutela e la valorizzazione che merita insieme ai prodotti che da esso si ricavano.
Pecora nera, origini e peculiarità. La pecora nera è una razza ovina autoctona, di origini antichissime, l’unica in Sardegna che ha mantenuto intatto il DNA originario, il cui nome deriva proprio dal Comune di Arbus, dove è maggiormente diffusa. Ha un mantello di colore nero o grigio piombo, chiamato “Moretto”, le orecchie sono assenti o molto piccole, in genere entrambi i sessi possiedono le corna e le dimensioni sono inferiori rispetto alla pecora sarda bianca. Veniva utilizzata soprattutto per la produzione della lana ma, col tempo, questa razza fu progressivamente abbandonata e sostituita con la pecora bianca per la sua maggiore produzione di latte, fino a rischiare l’estinzione. Dagli anni Settanta fino ai primi anni del duemila si era arrivati a contare solo 500 esemplari.
La riscoperta della pecora nera e dei suoi prodotti. Negli ultimi dieci anni c’è stata una riscoperta della pecora nera da parte degli allevatori e di varie aziende, che hanno deciso di valorizzarla per impedirne la scomparsa, certi delle sue potenzialità. In particolare, il caseificio Funtanazza dei fratelli Lampis, che ha deciso di utilizzare il latte di queste pecore, più grasso e proteico, grazie alla presenza dei pascoli vicino al mare, per la produzione di formaggi. Il suo manto inoltre viene utilizzato per ottenere tessuti, e le corna per la produzione di manici di coltelli.
Il riconoscimento del marchio “Pecora nera di Arbus”. Nel Medio Campidano sono stati promossi vari piani di valorizzazione con l’obiettivo di difendere le numerose biodiversità animali e vegetali presenti nel territorio, e tra queste la pecora nera è una delle più importanti.
I primi passi decisivi sono stati fatti nel 2018, con l’accordo per il “Progetto di valorizzazione della Pecora Nera di Arbus”, e nel 2019, grazie all’amministrazione comunale di Arbus che ha ottenuto per la pecora nera il riconoscimento come “prodotto agroalimentare tipico” (P.A.T.).
La vera svolta è però arrivata nel 2020. Grazie all’impegno portato avanti insieme all’Agenzia Laore, l’agenzia per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale, il Comune di Arbus, a gennaio, ha approvato all’unanimità il marchio “Pecora Nera di Arbus”, che diventa così un marchio collettivo territoriale, i disciplinari che ne regolamentano l’uso e la grafica del marchio da applicare sui prodotti.
L’ultimo passo dell’iter burocratico è stato compiuto proprio durante la quarantena causata dal coronavirus. Nel mese di aprile, infatti, il Comune ha inviato e depositato presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per via telematica, il marchio “Pecora Nera di Arbus”.
Da giugno il marchio è presente proprio all’ingresso del Paese. “Vogliamo dire a tutti coloro che arrivano nella nostra comunità: Benvenuti nel paese della pecora nera di Arbus”, aveva dichiarato orgogliosamente il sindaco di Arbus, Antonello Ecca.
Sabato 8 agosto, all’Anfiteatro Comunale “Sandro Usai”, si è tenuta la “Giornata della Pecora Nera di Arbus”, con la presentazione ufficiale del marchio e la degustazione dei prodotti ricavati dalla pecora nera. “Un risultato importantissimo che dà valore a questa biodiversità e ai suoi prodotti. Adesso vogliamo valorizzare la pecora nera dal punto di vista turistico, agro-zootecnico ed economico per dare un grande valore al territorio. Il nostro sogno nel cassetto è di creare nel caseificio comunale una realtà che possa produrre formaggi e ricotta di pecora nera mettendo insieme tutti gli allevatori”, ha dichiarato ai microfoni di Videolina il vicesindaco di Arbus, Michele Schirru.
Arbus dimostra così di avere un patrimonio ricchissimo, che va oltre le bellezze naturali e minerarie, rilanciandosi dal punto di vista economico, grazie alla commercializzazione dei prodotti di questa filiera, e puntando ad essere un modello per la valorizzazione di tutte le biodiversità di cui è ricca la Sardegna.