Il ritorno alla normalità sarà lento e graduale, questo è certo. Così come è ormai certa la necessità di adattare il mondo del lavoro, e non solo, a una versione più digitale e flessibile. In questa prospettiva diventa fondamentale, per il futuro economico e sociale della Sardegna, colmare quel divario digitale tra le diverse zone dell’isola e tra i suoi abitanti per consentire a tutti un accesso a internet tale da poter fronteggiare le nuove sfide. Attualmente sarebbero almeno 75 i cantieri in lavorazione, secondo quanto riferito da Valeria Satta, assessore regionale degli Affari generali. “Vogliamo continuare il percorso intrapreso che ha consentito di attivare l’infrastruttura in 152 Comuni, rispetto ai soli 24 che risultavano nello scorso mese di luglio”, si legge nel comunicato stampa pubblicato sul sito della Regione.
La Satta ha ricordato come la Sardegna sia attualmente candidata per diventare un polo strategico nazionale per la gestione dei data center pubblici, ovvero tutti i dati in possesso della pubblica amministrazione. L’isola parteciperà inoltre alla fase pilota della piattaforma ideata per contrastare gli attacchi informatici diretti contro la PA. Un altro passo importante per colmare il divario digitale è inoltre rappresentato dal progetto Kentos, grazie al quale si è riusciti a portare una connettività pari a 100 Gbps in più di 800 uffici, tra i quali quelli dei comuni.
Secondo i dati Eurostat relativi al 2019, in Sardegna la connessione veloce riuscirebbe a raggiungere circa l’84 per cento degli abitanti, dove la media europea è dell’85 per cento. Per quanto riguarda invece la fibra ottica, al momento risultano connesse 184 mila unità immobiliari. Ciò nonostante la Sardegna risulta essere tra le ultime regioni in Italia per quanto riguarda le infrastrutture digitali. Alcuni comuni soffrono infatti di un ritardo nella dotazione di infrastrutture tecnologiche e digitali tale da incidere sull’efficacia dei servizi offerti alla cittadinanza e ai turisti, in particolare se paragonati ad altri comuni d’Europa. “Siamo pronti ad adottare ogni iniziativa per non perdere, a causa degli eccessivi ritardi del passato, i fondi della programmazione Fesr e Feasr”. Ritardi che nel 2018 sono costati alla Sardegna oltre 8 milioni di euro. Questi fondi strutturali europei rappresentano un’occasione imperdibile per l’economia dell’isola, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo rurale e regionale.
A causa delle nuove condizioni imposte dalla pandemia, questo divario tecnologico e digitale rischia oggi di avere un peso specifico maggiore che in passato. Si pensi per esempio alla scuola e all’importanza che ha assunto nelle ultime settimane la didattica online. Non riuscire a colmare il digital divide potrebbe voler dire non essere più in grado di garantire i diritti essenziali, come quello all’istruzione. Non tutti però sono rimasti con le mani in mano. Il comune di Siapiccia può infatti essere considerato un esempio virtuoso per quanto riguarda l’insegnamento a distanza. L’amministrazione di questo piccolo comune in provincia di Oristano ha infatti deciso di destinare 7mila euro del bilancio comunale all’attività didattica online. L’obiettivo è appunto quello di ridurre il divario digitale tra gli studenti così da garantire a tutti il diritto allo studio, anche in un momento difficile come questo.