La Settimana Enigmistica: storia e curiosità della rivista cult fondata nel 1932 dal sardo Giorgio Sisini

Nato a Sorso, il conte Giorgio Sisini ideò La Settimana Enigmistica ispirandosi a un periodico tedesco. Da quasi un secolo, il suo settimanale di enigmi è un punto fermo nella cultura italiana

La Settimana Enigmistica

Per alcuni è un’abituale compagna nei sonnolenti pomeriggi delle vacanze estive, per tanti, invece, rappresenta un irrinunciabile appuntamento settimanale, all’insegna di parole crociate ed enigmi di vario genere: è La Settimana Enigmistica, la rivista che, come recita il celebre motto “vanta innumerevoli tentativi d’imitazione” fin dal 1932, anno della sua nascita.

Un successo editoriale, dunque, capace di attraversare quasi indenne la storia d’Italia, tra Seconda Guerra Mondiale, boom economico, crisi dell’editoria e rivoluzione digitale, e di adattarsi ai nuovi tempi, restando sempre fedele ai principi che hanno ispirato il suo fondatore, Giorgio Sisini.

Parafrasando una delle più famose rubriche della rivista, “forse non tutti sanno che” l’uomo a cui si deve la creazione de La Settimana Enigmistica era sardo: nato a Sorso, in provincia di Sassari, nel 1901, Giorgio Sisini discendeva da una famiglia nobile, tanto da vantare il titolo di Conte di Sant’Andrea. Si racconta che il suo temperamento avesse dei particolari tratti di curiosità e apertura verso il mondo, perciò lasciò la fiorente azienda di macchine agricole di famiglia e si trasferì in un piccolo appartamento a Milano insieme alla futura moglie, l’austriaca Idell Breitenfeld. Fu proprio durante un viaggio in Austria e Germania che Sisini ebbe l’occasione di sfogliare il periodico Das Rätsel, “L’enigma”, che ispirò la nascita de La Settimana Enigmistica.

Il 23 gennaio del 1932 esce dunque il primo numero: testata con il titolo in nero e appena 16 pagine, per un costo di 50 centesimi. Il cruciverba in prima pagina, disegnato dallo stesso Sisini con lo pseudonimo “Santo della Domenica”, diverrà il simbolo della rivista; l’immagine in copertina, tratteggiata con le caselle nere del cruciverba, ritrae l’attrice messicana Lupe Vélez. La linea editoriale è semplice ed essenziale, non ci sono riferimenti a politica o cronaca, ma solo giochi enigmistici, che promuovono l’utilizzo dell’italiano corretto e stimolano l’ingegno e la curiosità di un pubblico trasversale, per cultura e formazione.

Il consenso dei lettori/solutori è immediato: perfino durante la Seconda Guerra Mondiale, nonostante la scarsità di carta e censure, La Settimana Enigmistica non interrompe le pubblicazioni, eccetto che per i numeri 607 del 1943 e 694 del 1945, che subirono un ritardo. Fin dal primo numero, dunque, la rivista appare puntualmente in edicola con la sua veste grafica sobria ed elegante, che negli anni ha subito pochissime modifiche: il colore del titolo può essere scritto, alternativamente, in blu, verde e rosso, ma nella copertina è sempre presente uno schema di parole crociate con la foto di un personaggio famoso in scala di grigio; nelle sue 48 pagine, giochi e rubriche mantengono la medesima collocazione da decenni.

Cuore de La Settimana Enigmistica sono le parole crociatemarchio registrato dalla rivista-, con tutte le sue varianti (bifrontali, crittografate, senza schema, cornici concentriche e l’impegnativa ricerca di parole crociate a pagina 38), ma il suo gradimento si deve anche alla varietà dei giochi: rebus, crittografie, anagrammi, scarti sillabici, bisensi, inseriti in rubriche divenute famosissime come La pagina della Sfinge e L’antologia di Edipo, curate da un’équipe di enigmisti spesso con formazione accademica. Tra i più famosi collaboratori è impossibile non citare Giancarlo Brighenti e Piero Bartezzaghi, creatore di schemi particolarmente complessi, di cui oggi ha raccolto l’eredità il figlio Alessandro, attualmente direttore della rivista e anch’egli autore di sofisticate parole crociate.

Ancora, quiz, come “Vero o falso?”, giochi illustrati, come “Aguzzate la vista”, casi polizieschi o di natura giuridica, come “Se voi foste il giudice”, notizie curiose, le “Spigolature”, una folta sezione dedicata all’umorismo, “L’antologia del buonumore”, strisce a fumetti, come “Andy Capp” e vari concorsi a premi, hanno fatto della riviste un cult, che negli anni del boom economico superò le 600.000 copie a settimana; oggi, in un mercato editoriale profondamente mutato, mantiene un pubblico fedele con circa 250.000 copie settimanali, senza alcuna pubblicità.

La Settimana Enigmistica è presente anche in rete, con un sito sempre aggiornato che mantiene lo stile della rivista cartacea – affiancato a quello di Aenigmatica, portale che consente di giocare online – e con la sua app LaSE, disponibile su Google Play e App Store.

Chissà se Giorgio Sisini avrebbe mai immaginato un futuro così favorevole per la sua creazione; negli anni, il conte di Sorso si dedicò ad altre avventure imprenditoriali, come la produzione di film a colori e la gestione de l’Airone, la prima compagnia aerea italo-sarda, tuttavia, col tempo, l’editoria resterà la sua attività più stabile e redditizia, fondamentalmente basata sulla fortuna de La Settimana Enigmistica. Un’idea semplice e geniale, che dal 1932, nella prima, mitica sede di via Enrico Noë 43 a Milano, è arrivata fino ad oggi, nelle case di tutti gli italiani.

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