(Adnkronos) – “Circa i due terzi dei tumori al seno metastatici (mBc) sono ormonosensibili e Her2 negativi. Questo significa che una larga parte delle donne affette da cancro alla mammella metastatico può essere trattata con terapie anti-ormonali associate a farmaci biologici in prima linea. Purtroppo, nel tempo le cellule tumorali sviluppano una resistenza a tali trattamenti. Per le pazienti, fortunatamente, aumentano le opzioni terapeutiche contro questa neoplasia sempre più ‘aggredibile’ e trattabile rispetto al passato, identificando mutazioni azionabili attraverso la biopsia liquida, per la paziente un semplice prelievo di sangue. E’ fondamentale garantire alle pazienti l’accesso a questo test minimamente invasivo”. Lo ha detto Paolo Marchetti, presidente della Fondazione per la medicina personalizzata (Fmp), intervendo a ‘Breastision’, summit nazionale sulle terapie di precisione nel tumore al seno metastatico (mBc) Hr+/Her2-, in corso a Firenze e promosso da Menarini Stemline, azienda del Gruppo Menarini dedicata all’onco-ematologia.
Il tumore al seno Er+, Her2- rappresenta circa il 70% di tutti i casi di questa neoplasia. Le mutazioni di Esr1 interessano oltre 2mila pazienti l’anno in Italia. Tali mutazioni possono essere riscontrate fino al 50% delle pazienti testate al momento della progressione della malattia durante la terapia endocrina in fase metastatica. Si aprono nuove possibilità per le persone che in Italia vivono con questo tipo di mBc, perché ora esiste un trattamento approvato che ha come bersaglio le mutazioni di Esr1, che possono essere rilevate tramite un esame del sangue noto anche come biopsia liquida. Questo rappresenta un cambio di paradigma radicale nel trattamento della malattia: invece di affidarsi a un approccio terapeutico ‘uguale per tutti’, i clinici possono ora personalizzare il trattamento in base alle caratteristiche biologiche del tumore.
Dai lavori del congresso, che coinvolge i massimi esperti nazionali di cancro al seno, è emerso che oggi è possibile personalizzare i trattamenti per le pazienti con mBc identificando mutazioni azionabili attraverso la biopsia liquida. La prima di queste terapie personalizzate, elacestrant, è stata approvata dall’Agenzia italiana del farmaco l’estate scorsa ed è ora disponibile in tutte le regioni italiane per il trattamento di donne in post-menopausa e uomini con cancro al seno localmente avanzato o metastatico positivo ai recettori per gli estrogeni (Er+) e negativo al recettore 2 del fattore di crescita epidermico umano (Her2-), che presenta una mutazione attivante del gene Esr1 e che hanno mostrato una progressione della malattia dopo almeno una linea di terapia endocrina che abbia incluso un inibitore delle cicline Cdk4/6.
“Stiamo trasformando il tumore della mammella in una patologia sempre più trattabile e, in una percentuale crescente di casi, cronica – sottolinea Marchetti – La svolta è la capacità di ‘leggere’ ripetutamente il profilo biologico del tumore dopo ogni progressione. Oggi possiamo identificare driver specifici, come le mutazioni nel gene Esr1, che possono essere riscontrate alla progressione della malattia in contesto metastatico, portando a una prognosi sfavorevole. Grazie a farmaci orali di nuova generazione come elacestrant, il primo approvato da Aifa per questo bersaglio biologico, possiamo offrire un’opzione terapeutica mirata ed efficace, che può posticipare il ricorso alla chemioterapia”. Questa innovazione terapeutica è accessibile attraverso la diagnostica molecolare avanzata. Per questo motivo l’uso della biopsia liquida è ora fondamentale nella pratica clinica. E’ un test minimamente invasivo che dovrebbe essere ripetuto a ogni progressione della malattia, in grado di catturare un’istantanea dettagliata delle caratteristiche biologiche del carcinoma.
“Elacestrant ha dimostrato di essere efficace per le pazienti con mutazioni Esr – evidenzia Valentina Guarneri, direttrice dell’Unità di Oncologia 2 presso l’Istituto oncologico veneto e professoressa di Oncologia medica all’università di Padova – Inoltre, le linee guida europee (Esmo) raccomandano elacestrant in questa popolazione di pazienti e specificano che la decisione sul trattamento di seconda linea richiede una valutazione di biologia molecolare tramite biopsia liquida. Pertanto, le possibilità di trattamento per la neoplasia più frequente e diffusa nel nostro Paese sono in crescita. Con le nuove armi a nostra disposizione, possiamo assicurare migliori possibilità di cura e sopravvivenza”.
“L’efficacia e la sicurezza di elacestrant sono state valutate nello studio clinico di fase 3 Emerald, che ha confrontato elacestrant con lo standard di cura, consistente nei trattamenti ormonali ‘tradizionali’, ovvero fulvestrant o inibitori dell’aromatasi – aggiunge Grazia Arpino, professore associato presso l’università di Napoli Federico II in Oncologia medica e presso lo Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine, Temple University Philadelphia – Sono state arruolate 478 pazienti. Nella popolazione con mutazioni di Esr1, elacestrant ha dimostrato una riduzione del 45% del rischio di progressione o morte. Un’analisi di sottogruppo ha dimostrato che la durata del precedente trattamento con inibitori di Cdk4/6 era positivamente associata a una sopravvivenza libera da progressione più lunga con elacestrant. Grazie a questo studio, elacestrant è diventato il nuovo standard di cura per le persone con cancro al seno metastatico Er+, Her2-, con mutazioni di Esr1”.
“Questi risultati, e quelli futuri in diversi stadi della malattia, sono possibili grazie al costante impegno nella ricerca biologica e clinica volta a nuove frontiere, ai pazienti e agli operatori sanitari che partecipano alla ricerca per creare nuove importanti opzioni per la comunità oncologica, e alla collaborazione scientifica tra istituzioni, centri di ricerca e aziende farmaceutiche nel disegnare e condurre studi che rispondano a bisogni clinici insoddisfatti”, dichiara Alessandra Balduzzi, direttrice medica di Menarini Stemline Italia.
Nello studio clinico Emerald – riporta una nota – gli eventi avversi più comuni di tutti i gradi osservati (presentati come elacestrant vs. standard di cura) sono stati: dolore muscoloscheletrico (41% vs 39%), nausea (35% vs 19%), vomito (19% vs 9%), diarrea (13% vs 10%), stipsi (12% vs 6%), dolore addominale (11% vs 10%), indigestione o mal di stomaco (10% vs 2,6%), affaticamento (26% vs 27%), diminuzione dell’appetito (15% vs 10%), cefalea (12% vs 12%) e vampate di calore (11% vs 8%).
