La natura che si risveglia in tutta la bellezza dei suoi colori e profumi, le giornate che si allungano e diventano tiepide e soleggiate, è finalmente arrivata la primavera.
Se per tanti questo è il periodo migliore dell’anno, per altri, purtroppo, la bella stagione è anche sinonimo di allergie. Si stima, infatti, che almeno un quarto della popolazione soffra di allergie di primavera, un dato in costante aumento, soprattutto nei Paesi occidentali e industrializzati.
La causa delle allergie primaverili
Un’allergia è una risposta anomala del sistema immunitario verso alcune sostanze presenti nell’ambiente, gli allergeni, che generalmente sono innocue.
I responsabili delle allergie di primavera sono i pollini. Si tratta di allergeni stagionali, presenti in grandi quantità e varietà nell’aria, che vengono rilasciati da diversi tipi di piante e che differiscono tra loro in base al periodo di fioritura della pianta e alle aree geografiche.
Nel nord Italia e nelle zone di montagna sono i pollini di betulla a provocare una possibile reazione allergica; nel resto dell’Italia l’allergia più frequente è quella alle graminacee, il cosiddetto polline dell’erba; nell’area mediterranea l’allergia primaverile più diffusa è invece quella al polline di ulivo o della parietaria.
Di grande utilità sono i bollettini dei pollini, i quali forniscono informazioni aggiornate sulla concentrazione pollinica, sulle piante allergeniche e sull’inizio della loro fioritura.
Sintomatologia
Il quadro sintomatologico provocato dalle allergie ai pollini non varia in base al tipo di allergene.
In genere la reazione allergica si manifesta con sintomi rinitici, il cosiddetto “raffreddore da fieno” che colpisce le alte vie aeree provocando starnuti e congestione nasale; congiuntivite, caratterizzata da occhi rossi che lacrimano e bruciano; asma, che può causare respiro affannoso, difficoltà respiratorie, tosse secca e sensazione di oppressione toracica.
Queste allergie possono comparire a qualsiasi età, generalmente si manifestano durante l’infanzia o l’adolescenza ma non è escluso che anche persone adulte possano iniziare a soffrirne.
Diagnosi e terapia farmacologica
I sintomi di un’allergia stagionale sono molto simili a quelli di un semplice raffreddore, per riconoscerli è perciò fondamentale rivolgersi ad uno specialista, in questo caso in allergologia, che indichi gli esami più appropriati a cui sottoporsi per avere una diagnosi.
Il test più semplice, rapido e meno doloroso è il Prick Test, un esame cutaneo che viene eseguito sull’avambraccio. Consiste nell’applicazione sulla pelle di alcuni estratti di allergeni, da testare eseguendo una piccola puntura sulla cute. In caso di allergia, dopo 15 minuti sarà visibile una reazione simile ad una puntura di zanzara. In alternativa si può procedere con un test ematico, un’analisi del sangue con cui è possibile misurare la concentrazione di IgE (immunoglobuline E) nel sangue, gli anticorpi che vengono prodotti dal sistema immunitario in risposta alla presenza di uno stimolo percepito come una possibile minaccia.
Una volta ricevuta la diagnosi di allergia, è possibile sottoporsi ad una terapia farmacologica.
Solitamente si ricorre all’utilizzo di antistaminici, a cui può essere associato uno spray nasale a base di cortisone topico che riduce l’infiammazione causata dall’allergia senza tuttavia produrre gli effetti collaterali che il cortisone provoca se assunto per via orale.
Per risolvere il problema in maniera duratura si può invece ricorrere all’immunoterapia specifica, definita erroneamente “vaccino contro le allergie”. Si tratta di una somministrazione, ripetuta e controllata, di piccole quantità degli allergeni responsabili della reazione nel paziente, in modo da desensibilizzarlo gradualmente ed eliminare la necessità di assumere farmaci durante la stagione allergica.
Misure preventive e rimedi naturali
Anche se limitare l’esposizione ai pollini non è semplice, si possono adottare alcuni accorgimenti per prevenire il più possibile gli attacchi allergici. È consigliabile, infatti, evitare gli spazi aperti, in particolare, parchi e boschi, durante il periodo in cui i pollini raggiungono la massima concentrazione; anche evitare il fumo e tenere gli ambienti di vita e di lavoro accuratamente puliti, riducendo gli accumuli di polvere e facendoli arieggiare periodicamente, può essere utile.
Importante è, inoltre, prestare attenzione a certi cibi, soprattutto per evitare le cosiddette “allergie crociate” che si verificano quando il sistema immunitario tende a reagire a sostanze simili presenti sia nei pollini che negli alimenti, con un conseguente peggioramento dei sintomi.
Chi è allergico al polline di betulla dovrebbe ridurre il consumo di agrumi, ciliegie, carote crude e nocciole, mentre chi è allergico alle graminacee tendenzialmente mal sopporta cereali come orzo, frumento e segale.
Durante la stagione allergica è invece indicata una dieta antinfiammatoria a base di alimenti antiossidanti come frutta e verdura – purché non vi siano allergie incrociate ai pollini -, cibi ricchi di Omega 3, in particolare il pesce, e il ribes nigrum, uno degli antistaminici naturali più efficaci nel contrastare l’insorgere di reazione allergiche anche perché ricco di vitamina C.
