(Adnkronos) – Una volta erano considerate delle neoplasie rare, ma oggi i gliomi sono sempre più diffusi. In Italia i casi annui ammontano a oltre 3mila e corrispondono al 40% di tutti i tumori cerebrali primitivi. Tra i gliomi, quelli di basso grado di frequenza più rara rappresentano una sfida clinica rilevante anche per la loro evoluzione e l’assenza di trattamenti mirati, oltre alla resistenza che dimostrano ai trattamenti convenzionali. Sono malattie orfane di cui si parla poco anche fra i clinici, tra le istituzioni e sui media. Perciò la Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) ha lanciato nei mesi scorsi ‘I gliomi’, una campagna nazionale online di formazione e informazione. Sono stati organizzati webinar rivolti agli oncologi medici e alle altre figure sanitarie coinvolte nel team multidisciplinare. Sono stati indirizzati a pazienti e caregiver ulteriori eventi online insieme a un’attività di sensibilizzazione sui principali social media. I risultati dell’iniziativa sono presentati oggi in una conferenza stampa virtuale promossa da Fondazione Aiom. Il progetto è stato realizzato con il contributo non condizionante del Gruppo Servier in Italia.
“Sono tumori cerebrali molto complessi e che spesso vengono diagnosticati in età giovanile – afferma Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom – Si sviluppano da cellule del cervello chiamate gliali e possono avere una prognosi variabile, ma potenzialmente a lungo termine. La gestione della patologia richiede una stretta collaborazione fra neurochirurgo, radioterapista e oncologo medico. Attraverso il bisturi è possibile rescindere la massa tumorale oppure eseguire una biopsia grazie a nuove e sofisticate tecnologie. La radioterapia permette di ridurre il rischio di recidiva o eliminare quella parte di cancro che non è stato possibile rimuovere chirurgicamente. Viene somministrata insieme alla chemioterapia e le sedute sono di solito diluite nel corso del tempo, per limitare l’impatto degli effetti collaterali. Infine, l’oncologo medico deve scegliere i farmaci da somministrare e deve selezionarli valutando le condizioni cliniche del singolo paziente”.
“Anche per il trattamento dei gliomi, in particolare quelli di basso grado, si può ricorrere all’oncologia di precisione che potrà ridisegnare la pratica clinica nel prossimo futuro – illustra Enrico Franceschi, direttore dell’Oncologia del sistema nervoso all’Irccs Istituto delle scienze neurologiche di Bologna – E’ molto importante verificare la presenza o meno delle mutazioni Idh1 e Idh2. Questi biomarcatori indicano specifiche patologie caratterizzate da una prognosi decisamente più favorevole e maggiore sensibilità dei gliomi alla radio e chemioterapia. Al momento della diagnosi è quindi essenziale l’esecuzione precoce di alcuni test molecolari per identificare al meglio i diversi sottotipi di gliomi. Tra le terapie di nuova generazione vi è anche vorasidenib, un farmaco orale inibitore Idh1 e Idh2 che ha dimostrato di essere un trattamento efficace nel posticipare la radio e chemioterapia nei gliomi di basso grado ed è una rilevante innovazione medico-scientifica”.
“Come tutti i tumori cerebrali – prosegue Cinieri – anche i gliomi di basso grado hanno un forte impatto sulla vita del paziente. Sono tante le complicanze che possono verificarsi durante l’intero percorso di cura, perché intervenire sul cervello umano con radiazioni ionizzanti o con interventi chirurgici può comprometterne alcune funzioni basilari. Tra queste vi sono le capacità di parlare o di movimento. Si rendono a volte necessari interventi riabilitativi di logopedisti, fisioterapisti o altri professionisti come lo psiconcologo. Ricevere la notizia della presenza di un tumore in una zona così particolare e delicata porta quasi sempre a depressione e ansia, soprattutto quando il primo approccio è un periodo di osservazione privo di un trattamento attivo. Le terapie innovative sono in grado di prolungare in modo significativo la sopravvivenza libera da progressione e garantiscono un buon profilo di sicurezza e tollerabilità”.
“Ancora una volta l’oncologia medica è centrale nella gestione multidisciplinare di neoplasie estremamente complesse ed insidiose – sottolinea Franceschi – Il trattamento dei gliomi inizia nel momento della diagnosi che deve essere sia morfologica che molecolare. Esistono infatti 150 diversi sottotipi di neoplasia cerebrale ed è fondamentale riconoscere fin da subito le caratteristiche del singolo caso per poter così selezionare le terapie più appropriate. Fino a pochi anni fa avevamo a disposizione solo chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Ora i farmaci ad azione mirata sono una realtà anche nella cura dei tumori cerebrali che esprimano specifiche alterazioni molecolari”.
“Nasce da questo rapido progresso nei trattamenti la nostra campagna d’informazione rivolta principalmente a specialisti clinici e pazienti – conclude Cinieri – L’oncologia medica è in costante evoluzione ed è compito di associazioni e fondazioni garantire sempre un aggiornamento scientifico qualificato. L’oncologia di precisione è una realtà consolidata in molte forme di cancro ed è un approccio che indirizza sempre più le nostre scelte terapeutiche. Sta portando a risultati davvero interessanti ed inimmaginabili fino a pochi anni fa anche per neoplasie rare e difficili da trattare come i gliomi di basso grado Idh mutati”.
































