(Adnkronos) – Una persona colpita da ictus (in Italia sono quasi 120mila all’anno) perde circa 2 milioni di neuroni ogni minuto, se non trattata. Questa patologia neurologica tempo-dipendente rappresenta la prima causa di disabilità nel nostro Paese. Per mettere in luce l’importanza del riconoscimento precoce dei segni di un possibile ictus – anche grazie al metodo Fast, acronimo inglese che sta per Face (viso), Arms (braccia), Speech (linguaggio) e Time (tempo), e indica cosa valutare per sospettare un ictus e intervenire al più presto così da limitare il danno al cervello e aumentare le possibilità di recupero e sopravvivenza – in occasione del World Stroke Day che celebra oggi, 29 ottobre, Isa-Aii (Italian Stroke Association-Associazione italiana ictus) ha organizzato insieme ad Alice Italia Odv (Associazione per la lotta all’ictus cerebrale) la tavola rotonda ‘Ictus: ogni minuto conta. Prevenzione, cura e riabilitazione’, alla Camera dei deputati.
“L’ictus si può prevenire in gran parte, e questa è una notizia importante che, come Associazione italiana ictus, vogliamo diffondere – afferma Paola Santalucia, presidente Isa-Aii – Molto dipende da noi, dalle scelte quotidiane che facciamo, dal modo in cui ci prendiamo cura del nostro corpo e della nostra salute. Non c’è tempo da perdere, perché ogni giorno è utile per individuare e correggere i fattori di rischio, come ipertensione, fumo, sedentarietà e alimentazione scorretta. Prevenire è il risultato più importante che possiamo raggiungere e, insieme alla prevenzione, vogliamo anche informare su come riconoscere i segni precoci dell’ictus (asimmetria nel volto, deviazione della rima labiale, incapacità di tenere sollevate entrambe le braccia contemporaneamente, mancanza di forza da un lato del corpo e difficoltà nel linguaggio) e agire tempestivamente”.
“In caso di ictus – rimarca Santalucia – agire velocemente significa infatti salvare il cervello e ridurre o azzerare le conseguenze. Ogni minuto può fare la differenza tra la vita e le conseguenze dell’ictus, inclusa la morte – avverte – Prevenire e riconoscere sono due atti di responsabilità che possono fare la differenza per ridurre l’impatto della patologia, per i quali Isa-Aii è impegnata grazie a tutti i professionisti che fanno parte della rete ictus italiana, insieme all’associazione dei pazienti Alice. Questi e altri interventi sono presenti all’interno del Piano nazionale ictus-Stroke Action Plan for Italy (Sap-I), per il quale c’è un impegno collettivo e globale da parte di tutti”.
“Sap-I è totalmente in linea con lo Stroke Action Plan for Europe (Sap-E) – aggiunge Simona Sacco, presidente Eso, European Stroke Organisation – Il piano presenta numerosi obiettivi da raggiungere entro il 2030, come la riduzione del numero assoluto di ictus del 10% e il trattamento di almeno il 90% dei pazienti nelle Stroke Unit (oggi solo tra il 50% e il 70% accedono infatti a questi reparti), con accesso entro 24 ore dall’esordio dei sintomi. Inoltre, è fondamentale che i pazienti, dopo la fase acuta, vengano indirizzati al trattamento riabilitativo più appropriato e nel setting più adeguato. Eso promuove lo sviluppo di piani nazionali, anche in armonia con le disposizioni della Commissione europea, in quanto rappresentano uno strumento di dialogo con i decisori politici e un supporto per la pianificazione di interventi ai fini di cura della persona colpita da ictus e per ridurre l’impatto socio-sanitario della patologia”.
Nell’ictus “il tempo è davvero cervello: ogni minuto perso può compromettere la possibilità di recupero – ribadisce Andrea Vianello, presidente Alice Italia Odv – Ogni minuto conta non solo nei primi istanti in cui l’ictus colpisce, quando riconoscere i sintomi e agire subito può fare la differenza tra la vita e la morte, ma anche, e direi soprattutto, nei minuti, nelle ore, nei giorni e nei mesi successivi. Per questo è fondamentale che i cittadini imparino a riconoscere subito i segnali d’allarme e chiamino senza esitazione il 112. La regola del Fast è uno strumento semplice, ma potentissimo per salvare vite. Come associazione pazienti siamo molto impegnati con il progetto Fast Heroes, proprio dedicato a insegnare ai bambini delle scuole primarie come riconoscere i sintomi per poter chiamare i soccorsi e salvare nonni, zii e genitori. Non possiamo limitarci a salvare vite: dobbiamo anche assicurarci che quelle vite possano continuare ad essere vissute pienamente. La riabilitazione è un capitolo fondamentale del percorso di cura: è parte integrante della guarigione, un diritto del paziente e, allo stesso tempo, un dovere del sistema sanitario. Per questo – conclude Vianello – è necessaria una presa in carico globale, che unisca strutture ospedaliere, territorio, famiglia e comunità in un unico obiettivo, quello di restituire alla persona colpita da ictus la possibilità di tornare a vivere nella sua interezza”.
































