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Consiglio Europeo a Bruxelles: su clima summit difficile, il nodo degli asset russi

di Redazione
23 Ottobre 2025
in Italia & Mondo
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(Adnkronos) – Oggi i 27 capi di Stato e di governo dell’Ue si riuniscono a Bruxelles per il Consiglio Europeo di ottobre, con un’agenda molto fitta che prolungherà i lavori probabilmente fino a ben dopo l’ora di cena. L’obiettivo del presidente Antonio Costa è quello di concentrare i lavori nella sola giornata di giovedì, senza riprendere la riunione l’indomani, dato che diversi membri del Consiglio dovranno recarsi a Londra per la riunione della cosiddetta coalizione dei Volenterosi. I lavori dell’Euco, come viene chiamato il summit nel gergo comunitario, inizieranno abbastanza presto, intorno alle 10, con gli arrivi dei leader già a partire dalle otto di mattina, fatta eccezione per il premier ungherese Viktor Orban, che dovrebbe raggiungere i colleghi nel pomeriggio, a causa di impegni in patria (commemora la rivoluzione del 23 ottobre del 1956).  

Impegno provvidenziale, che gli consentirà, tra l’altro, di non partecipare alla discussione sull’Ucraina, che dovrebbe aver luogo la mattina. Discussione che avverrà dopo che il Dipartimento del Tesoro Usa ha annunciato sanzioni verso le principali compagnie petrolifere russe, invitando Mosca ad accettare immediatamente il cessate il fuoco in Ucraina. Colpite Rosneft e Lukoil. 

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Allo stato, le conclusioni del Consiglio Europeo sul tema ucraino non hanno il via libera dell’Ungheria e sono a 26, ha riferito una fonte diplomatica. Dopo il tradizionale scambio di opinioni con la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, si passerà subito dopo a una discussione con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in presenza, sugli ultimi sviluppi in Ucraina e su come l’Ue possa continuare al meglio il suo sostegno al Paese in guerra contro l’invasore russo.  

La discussione sul tema, come di consueto, proseguirà poi senza il presidente Zelensky. I leader, prevede un alto funzionario, Ue, si concentreranno in particolar modo su come continuare a sostenere l’Ucraina nei prossimi due anni, ora che il disimpegno degli Usa dal sostegno finanziario a Kiev diventa sempre più evidente. Intanto, la Commissione ha confermato che un congelamento dell’attuale linea del fronte potrebbe essere un punto di partenza per i negoziati, cosa che fa pensare ad una soluzione ‘alla coreana’, che consenta perlomeno di mettere fine alla guerra, senza riconoscere le annessioni russe. Mosca, invece, continua ad insistere sulla necessità di affrontare quelle che ritiene essere le cause profonde del conflitto.  

In particolare, oggi sarà sul tavolo dei leader la proposta avanzata dalla Commissione di allestire un prestito all’Ucraina basato sui fondi congelati alla Banca centrale russa, più precisamente sui contanti rivenienti dal rimborso delle obbligazioni che Euroclear, la società di clearing che detiene la stragrande maggioranza di quei beni, congelati per via dell’invasione dell’Ucraina, ha depositato in Bce. Come nelle attese, il progetto della Commissione si scontra con diverse difficoltà, prima tra tutte, oltre alla prevedibile opposizione di Budapest, le obiezioni del Belgio, il Paese in cui ha sede Euroclear.  

Il governo belga teme di dover rispondere da solo, di fronte alla Russia, per una somma che si aggira intorno al 20% del suo reddito nazionale lordo. La bozza delle conclusioni sull’Ucraina che porta la data di ieri chiede alla Commissione di “presentare il prima possibile, sulla base di una valutazione dei fabbisogni di finanziamento, proposte concrete che includano il possibile uso graduale dei saldi di cassa associati con i beni russi immobilizzati, in accordo con il diritto internazionale e il diritto Ue”. Si specifica che l’uso di quei soldi “dovrebbe essere sostenuto da una appropriata solidarietà e condivisione del rischio a livello Ue”, una postilla che mira, evidentemente, a rassicurare il Belgio. 

Non è affatto detto che basti. Com’era ampiamente previsto, un consenso sul via libera ad una operazione così complessa ancora non si è formato. Allo stato, ha spiegato una fonte, “non mi aspetto” che il Belgio dia via libera a un testo del genere, anche se il presidente Antonio Costa avrebbe in corso interlocuzioni con Bart De Wever, il primo ministro belga, per vedere che tipo di impegno potrà accettare Bruxelles. Di certo, “se il Belgio non accetta, il prestito non parte”. Anche altri Paesi hanno chiesto chiarimenti su vari aspetti dell’operazione, inclusa la Germania che pure ha appoggiato pubblicamente l’idea, con un intervento scritto del cancelliere Friedrich Merz. L’impressione è che la Commissione abbia “sottovalutato” i risvolti e le complessità di una operazione del genere, che comporta rischi per il ruolo internazionale dell’euro, con le ripercussioni che ciò avrebbe anche sul servizio del debito degli Stati membri dell’Eurozona. 

Sul piano tecnico, il percorso da fare per arrivare ad una proposta è ancora “complesso”, quindi è probabile che il Consiglio Europeo inviti la Commissione a continuare ad “approfondire” gli aspetti di una proposta che potrebbe essere appoggiata dal summit dei leader a dicembre. La speranza dei vertici Ue era quella di arrivare nel testo a fissare le condizioni per una proposta legislativa della Commissione che avrebbe dovuto seguire a ruota il Consiglio Europeo di oggi per essere poi esaminata e valutata dal Consiglio, a livello di ministri. Allo stato, anche se fare previsioni è sempre rischioso, appare probabile che tutto venga rimandato a dicembre (anche se in realtà in pochi a Bruxelles si aspettavano tempi brevi su un dossier tanto delicato e complesso). 

La presidente della Bce Christine Lagarde, che ha ripetutamente espresso dubbi e perplessità su questa iniziativa della Commissione (anche se non ha mai detto un secco “no”), che comporta potenziali rischi per il ruolo internazionale dell’euro come valuta di riserva (dubbi tanto seri che il presidente ucraino Zelensky l’ha chiamata e ha avuto con lei una conversazione dedicata al tema) non parteciperà alla discussione dei leader su questo tema, anche se probabilmente avrebbe qualcosa di interessante da dire. La sua presenza è prevista solo nella cena dei leader, quando si terrà l’Eurosummit, cui parteciperà anche il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe.  

La discussione sull’Ucraina, senza la presenza di Orban (che si farà rappresentare dallo slovacco Robert Fico), non dovrebbe invece incontrare scogli sulle sanzioni: “Si spera di avere un accordo politico” sul diciannovesimo pacchetto di misure contro la Russia, ha detto una fonte. La Slovacchia ha comunicato agli altri Stati membri dell’Ue che ritira la sua riserva sul pacchetto. Lo si apprende da fonti diplomatiche. La conferma formale arriverà al termine della procedura scritta, entro questa mattina. 

La presidenza danese dell’Ue fa sapere di avere concordato le nuove sanzioni, che comprendono un bando sulle importazioni di gas naturale liquefatto dalla Russia entro il 2027 e l’inserimento nella blacklist di altre navi della cosidetta flotta ombra, oltre a restrizioni ai viaggi dei diplomatici russi in Europa. 

Durante il pranzo di lavoro, i leader si concentreranno sui dossier della difesa e della sicurezza europea, dopo che la Commissione ha presentato la Roadmap per il 2030, che articola un po’ meglio il piano ReArmEu presentato nello scorso marzo. Su questo tema, le ambizioni della Commissione si sono scontrate con la resistenza degli Stati membri, assai restii a cedere a Bruxelles un potere, quello sulla difesa, che è “l’essenza stessa della sovranità”, per dirla con l’alto funzionario.  

Quindi, anche se la Commissione può sicuramente giocare un “ruolo importante”, coordinando gli sforzi nazionali per evitare duplicazioni, scarsa interoperabilità e sprechi, il Consiglio Europeo metterà bene in chiaro che il processo di coordinamento degli sforzi nella difesa vedrà “gli Stati membri alla guida”, in particolare attraverso riunioni più frequenti dei ministri della Difesa, sotto la presidenza dell’Alta Rappresentante Kaja Kallas. Questo, secondo la fonte, “è quello che chiede la grande maggioranza degli Stati membri”.  

Nella bozza, il Consiglio Europeo “invoca un lavoro guidato dagli Stati membri su tutte le aree di capacità prioritarie identificate a livello Ue da rendere operative, con il sostegno dell’Agenzia Europea della Difesa, e sulla base di un approccio complessivo coerente, basandosi sullo Strategic Compass, in modo che l’Europa sviluppi l’intero spettro delle capacità moderne necessarie, in piena coerenza con la Nato”.  

Nel pomeriggio i leader discuteranno di competitività, in particolare della doppia transizione, ecologica e digitale, nonché di sovranità digitale e di semplificazione. Il presidente Antonio Costa intende convocare, a questo proposito, un Consiglio Europeo informale che sarà interamente dedicato ai temi della competitività, che dovrebbe tenersi nel mese di febbraio, in preparazione del Consiglio Europeo formale di marzo. La discussione sul clima sarà “una delle più difficili” di questo summit, prevede l’alto funzionario, dato che gli Stati membri hanno “posizioni diverse” sugli obiettivi climatici al 2040.  

La Commissione ha fissato l’obiettivo di ridurre del 90% le emissioni climalteranti, rispetto al 1990, entro il 2040, in modo da poter arrivare alla neutralità climatica nel 2050. Non tutti i Paesi la vedono nello stesso modo: i nordici, più avanti nella transizione climatica, sono più favorevoli, mentre altri Paesi sono assai più scettici, visto che ora la riduzione delle emissioni riguarderà i settori più difficili da decarbonizzare, come ad esempio la siderurgia (senza la quale non esiste industria della difesa, che è un downstream dell’acciaio). 

Il Green Deal, varato senza una coerente strategia di politica industriale, concetto estraneo alla cultura predominante nella Commissione, si sta rivelando complicato da mettere a terra. Dopo che l’aspirante campione Ue delle batterie, Northvolt, ha dichiarato bancarotta, ora anche Stegra, startup svedese specializzata nell’acciaio green, sta lottando per evitare il fallimento, ha riportato il Financial Times, visto che l’acciaio pulito costa e difficilmente può competere con quello importato a basso prezzo da fuori Ue, prodotto con metodi inquinanti. La bozza delle conclusioni tenta di conciliare le varie posizioni fin dal titolo: “Una transizione verde competitiva”.  

Nel testo ci sono diverse aperture ai Paesi più prudenti sulla svolta green. Si sottolinea l’importanza di tenere conto dei contributi della rimozione di anidride carbonica dall’atmosfera (tema caro all’industria dell’Oil & Gas, che vorrebbe usare all’uopo i giacimenti esauriti); la necessità di definire “un adeguato livello di crediti internazionali di elevata qualità”. E, clausola cui l’Italia tiene molto, si rimarca nero su bianco “la necessità di una clausola di revisione, alla luce delle ultime evidenze scientifiche, dei progressi tecnologici e delle sfide in evoluzione alla competitività globale dell’Ue”. Se dovesse sparire questa clausola di revisione, le conclusioni del Consiglio Europeo sul clima potrebbero saltare.  

La bozza cita anche esplicitamente l’Ets 2, il sistema Ue di scambio delle quote di emissioni inquinanti che, quando entrerà in vigore nel 2027, provocherà probabilmente rincari di benzina, diesel e gas naturale, che colpiranno i cittadini europei, già alle prese con le conseguenze dell’alta inflazione post pandemia. Il premier polacco Donald Tusk ha avvertito che, se entrerà in vigore così com’è stato concepito, tutti i governi democratici dell’Ue cadranno. “Vedete voi se ne vale la pena”, ha ammonito l’ex presidente del Consiglio Europeo.  

Concepito prima della guerra in Ucraina, quando i prezzi dell’energia erano molto inferiori a quelli attuali, l’Ets 2, in assenza di interventi, potrebbe provocare ulteriori rincari dell’energia, già costosa a causa della riduzione, e del venturo stop, delle importazioni di gas russo, sostituite dall’import di Gnl, ben più caro del metano via tubo. 

Al punto 61 delle conclusioni (lunghissime: a ieri i punti sono oltre settanta), il Consiglio Europeo “prende atto dell’intenzione della Commissione di proporre misure volte a facilitare l’entrata in vigore dell’Ets 2 e invita la Commissione a presentare una revisione del quadro di attuazione dell’Ets 2, compresi tutti gli aspetti pertinenti”. 

Il presidente Antonio Costa tenterà di inquadrare la discussione tra i leader non sugli obiettivi climatici in sé, ma sulle condizioni per raggiungerli. “Per raggiungere gli obiettivi climatici, dobbiamo avere una visione pragmatica non solo sul quadro giuridico, ma anche sulle condizioni con le quali possiamo raggiungerli”, spiega l’alto funzionario Ue. L’idea di Costa “non è quella di discutere la legge sul clima e gli obiettivi”, aggiunge, ammettendo però che i leader sono liberi, se vogliono, di sollevare il tema. Una fonte diplomatica esclude che dal Consiglio Europeo arrivino indicazioni numeriche sui target: sulla base della discussione dei leader, i ministri dell’Ambiente voteranno su questo a maggioranza qualificata il 4 novembre nel Consiglio Ambiente. Un passaggio preventivo in Consiglio Europeo è necessario, perché gli obiettivi climatici hanno ripercussioni che vanno ben oltre le competenze dei ministri dell’Ambiente.  

La lettera sulla competitività inviata dalla presidente Ursula von der Leyen viene considerata “importante” anche per “inquadrare il dibattito” tra i leader. Sull’auto, settore in preda ad una profonda crisi in Europa, la lettera di von der Leyen offre qualche apertura, come una lieve anticipazione dei tempi per la revisione del regolamento sulle emissioni di Co2, ora attesa entro fine anno. Si menzionano i biocarburanti, come chiedeva l’Italia (finora la Commissione aveva aperto solo agli e-fuels, cari alla Germania). Ma, anche se a parole si ribadisce il rispetto per la neutralità tecnologica, di fatto la posizione della Commissione non è cambiata: le auto nuove dovranno essere a emissioni zero. Chi pensa di poter progettare un’auto con motore a scoppio a zero emissioni, si accomodi. 

L’Italia, insieme ad altri Paesi, solleverà il tema dell’auto e cercherà di inserire nel testo delle conclusioni il concetto di “neutralità tecnologica” che, se due anni fa a Bruxelles era una specie di parolaccia, oggi non lo è più. Per questi Paesi, il concetto di neutralità tecnologica significa l’uso di biocarburanti, e-fuels e altri carburanti diversi dall’alimentazione elettrica. Francia e Spagna, invece, si sono espresse insieme per la difesa del solo elettrico, sensibili probabilmente agli interessi delle case automobilistiche che più hanno investito su questa tecnologia e che iniziano a produrre e-car competitive.  

A cena si terrà l’Eurosummit, cui parteciperanno la presidente della Bce Lagarde e quello dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe. Infine, se necessario, dopo cena i leader potrebbero discutere della situazione in Medio Oriente, dopo la tregua imposta a Israele e Hamas dagli Usa di Donald Trump, e di migrazioni, tema cui la presidente von der Leyen ha dedicato la consueta lettera pre-Consiglio Europeo, un’abitudine che era iniziata sotto la presidenza di Charles Michel. Sotto la presidenza danese, si terrà un prevertice di coordinamento dedicato al tema migrazioni, cui parteciperà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. (di Tommaso Gallavotti) 

Tags: adnkronoscronacamondoultimoraUnione Europea
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