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Russia, 14enne torturata in carcere e altri casi. Muratov denuncia: “Tornata figura carnefice di Stato”

di Redazione
4 Giugno 2025
in Italia & Mondo
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(Adnkronos) –
Una ragazzina arrestata a 14 anni, dopo la denuncia di sconosciuti per un video su Telegram in cui la si vede far esplodere un petardo che non provoca vittime o danni alle cose, è stata torturata, straziata, stuprata, istigata al suicidio nel centro di detenzione preventiva di Mosca, “sotto gli occhi dei funzionari” e del sistema di videosorveglianza installato nella cella, e dopo aver tentato di togliersi la vita, trasferita in un ospedale psichiatrico.

Lo ha denunciato Dmitrij Muratov, il direttore di Novaya Gazeta – testata che ha seguito il caso insieme al sito di notizie indipendente Takie Dela – in un recente intervento in cui sottolinea “la ricomparsa della figura del professionista della tortura, del carnefice in Russia”. Di recente -aggiunge il Premio Nobel per la pace nel 2021, ancora in Russia – questa bambina è stata di nuovo inviata nella cella di un manicomio per decisione del tribunale di Balashikha. Mentre l’inquirente incaricato di seguire il caso, Dmitrij Tarakanov, è stato insignito della qualifica di miglior investigatore del Comitato investigativo della Federazione Russa per la regione di Mosca.

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“Nell’anno dell’ottantesimo anniversario della vittoria sul fascismo in Russia sono di nuovo necessari carnefici al servizio dello Stato”, accusa, precisando che “le torture inflitte a persone indifese nei centri di detenzione, nei tribunali e nelle prigioni russe servono solo a dimostrare che ogni carnefice esegue ogni ordine che riceve. Torturando, esprime la sua lealtà al Paese e la sua disponibilità a fare qualsiasi cosa per esso”.

Muratov elenca quindi una serie di altri casi, fra cui quello della giornalista ucraina Viktoria Roshchina. Detenuta per un anno a Donetsk e a Taganrog, senza che siano state rese note le accuse mosse nei suoi confronti, morta in carcere in circostanze mai chiarite, il cui corpo è stato restituito alla famiglia mesi dopo il decesso privo di alcuni organi interni. Viktoria era stata informata di essere stata inserita in un elenco di prigionieri per uno scambio previsto per il settembre del 2024, che poi, per lei, non si è concretizzato.

Il 30 agosto dello scorso anno, le era stata offerta la possibilità di parlare con il padre che le aveva chiesto di interrompere lo sciopero della fame. Lei lo aveva informato in quell’occasione del suo imminente rilascio. “Cosa è successo tra il 30 agosto e il 16 settembre? Non lo sappiamo. È semplicemente scomparsa”.

Ma ecco gli altri casi di tortura elencati da Muratov, nel testo tradotto da Elena Kostioukovitch pubblicato sul sito di Memorial Italia: Igor Baryshnikov, pensionato di Kaliningrad, condannato a sette anni e mezzo di reclusione per avere “diffuso notizie false sull’esercito russo”, paziente oncologico con una sonda per gastrostomia nella pancia, non in grado di stare seduto e neanche sdraiato, a malapena in grado di camminare, quasi cieco. La giudice Olga Balanina gli ha rifiutato un permesso di poche ore per partecipare al funerale della madre di cui si prendeva cura prima di essere arrestato.

Andrej Shaabanov, 45 anni, musicista di Samara, condannato a sei anni per incitamento al terrorismo per alcuni post sui social contro l’operazione militare speciale, invalido, gravemente malato, affetto da psoriasi. Il giudice Dmitry Ananev ha ordinato che l’imputato fosse riportato in carcere quando questi si è spogliato per mostrare le piaghe di cui era coperto il suo corpo per chiedere di essere rilasciato.

Nadezhda Bujanova, pediatra di 67 anni, denunciata dalla madre di un paziente, secondo la quale avrebbe parlato male del padre del bambino, caduto al fronte dopo essersi arruolato come volontario. Condannata a cinque anni e mezzo e detenuta in una cella con trenta fumatrici, lei non fumatrice, senza la possibilità di ricevere le spedizioni necessarie per sopravvivere al regime alimentare insufficiente nelle carceri russe. Il bambino di sette anni non era presente nello studio, come evidenziano le riprese delle telecamera, ma ha prestato all’Fsb una testimonianza articolata, da adulto, con formule tratte dal codice penale. Bujanova, ha riferito il bambino, “ha diffuso pubblicamente informazioni palesemente false sulle forze armate della Federazione Russa”.

Oleg Belousov, di San Pietroburgo, disabile, accusato di “aver diffuso notizie false sull’esercito russo”, quindi condannato a cinque anni e mezzo in una colonia penale. Considerato come “incline alla fuga” viene svegliato ogni due ore la notte per controllare la sua identità, con una luce abbagliante che gli viene puntata sul viso mentre è costretto a identificarsi. Il figlio, disabile mentale, è stato usato come testimone al processo contro il padre, unico suo punto di riferimento, che così, secondo quanto prescritto dal codice penale, non può visitare in carcere o parlargli al telefono.

L’ex deputato del consiglio comunale di un distretto di Mosca, Aleksej Gorinov, in carcere già da tre anni, per aver proposto nel 2022 di sospendere un concorso di disegni di bambini, dato il numero elevato di vittime al fronte. Nelle colonie e nei centri di detenzione preventiva da cui è passato Gorinov è stato regolarmente sottoposto a torture, anche lui indicato come “incline alla fuga”. Anche lui svegliato ogni due ore per essere controllato. Spesso rinchiuso in cella di rigore. A Gorinov manca parte di un polmone. Nella sua cella non ci sono vetri alle finestre, né coperte, né materassi. Recentemente è stato trasferito a Novosibirsk. Gli hanno diagnosticato la polmonite, diventata poi, visto il caso specifico, tubercolosi.

Natalja Vlasova, ucraina di 44 anni, arrestata a Donetsk e condannata a diciotto anni per “spionaggio e terrorismo”. Nel corso di una udienza in tribunale, ha reso una testimonianza molto dettagliata sulle torture che aveva subito nel carcere di Donetsk “Izoljacija”, parlando di una “fabbrica della morte”. Picchiata, stuprata ripetutamente con particolare crudeltà, le hanno anche trapanato i denti. Ha denunciato torture e carnefici, riportando i nomi di ciascuno di loro, in un processo pubblico presieduto dal giudice Oleg Cherepov non ha preso nessun provvedimento ma solo lamentato che Vlasova non aveva presentato una denuncia alla polizia, passo impossibile dal momento che la donna era detenuta senza contatti con il mondo esterno.

“Attraverso le torture continuano a passare migliaia di prigionieri ucraini e centinaia di quelli che si possono definire “incommunicados”, cioè persone di cui non sappiamo quasi nulla, tranne che esistono e che sono rinchiuse da qualche parte. Sono quelli senza nome. A loro si può fare di tutto, e lo fanno. Di tutto. Gemiti e grida si levano dalle prigioni di tutta la Russia, da Kostroma a Taganrog”, sottolinea Muratov, sollecitando i Presidenti di Russia e Ucraina a procedere verso uno scambio di prigionieri civili. “Fate uscire i civili. Fate lo scambio dei sostenitori del ‘mondo russo’ che si trovano in Ucraina contro gli oppositori della guerra che si trovano nelle prigioni e nei campi russi. So che non c’è mai stata alcuna pratica di scambio o di rilascio reciproco, “civili per civili”. Facciamolo per la prima volta. Scambiateli finché sono ancora vivi. Iniziate con gli adolescenti, le donne, i malati, quelli che hanno dei figli a casa”.

Muratov parla anche della testimonianza di un ex militare di Cita, Maksim Ivannikov, condannato a quindici anni per tradimento. Gli inquirenti “mi hanno buttato a terra. Due o tre mi hanno tenuto fermo e hanno iniziato a torturarmi. Mi girava la testa, vedevo tutto nero. Quando mi hanno strappato i pantaloni e le mutande, mi è balenato in mente un pensiero brutto, ma è stato peggio. Mi hanno collegato degli elettrodi ai testicoli e lì ho urlato come mai in vita mia. Non ho mai provato un dolore simile in tutti i miei 37 anni. Ero pronto a confessare qualsiasi cosa, pur di far finire quell’incubo“.

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