È una delle sorprese dell’estate 2024 che ha reso felici gli assidui frequentatori e i nostalgici abituati fin dagli anni ‘80 e ‘90 a trascorrere le loro giornate estive in quello che probabilmente è sempre stato considerato il lido con il mare più cristallino della provincia di Cagliari.
È la spiaggia di Capitana, un rifugio incantevole di pace e bellezza situato nella zona turistica del litorale del comune di Quartu Sant’Elena – terza città per abitanti dell’Isola -, che ha incredibilmente fatto la sua ricomparsa nella primavera di quest’anno dopo che, ormai da diversi anni, era stata quasi completamente cancellata dai continui fenomeni di erosione operati dal mare.
L’intero sito, il quale sorge sul promontorio di Is Mortorius – nome sinistro scelto probabilmente non a caso visto che pare sia stato teatro di vicende belliche che hanno attraversato i secoli arrivando fino alla Seconda Guerra Mondiale -, è circondato da leggende e preziose tracce storiche e archeologiche.
Il nome della spiaggia viene addirittura collegato alle incursioni dei pirati saraceni di cui questo tratto di mare è stato protagonista intorno all’anno 1000. Si narra, infatti, che il pirata Giacomo Mugahid al ‘Amiri, chiamato Musetto, si innamorò perdutamente di una schiava, tanto da farle acquisire il suo rango, e che nascose i tesori conquistati nel corso delle sue scorribande ai piedi di un nuraghe, dimora della fanciulla nei periodi in cui l’uomo partiva senza poterla portare con sé. Un giorno però non fece più ritorno, lasciando la giovane ad attendere invano di scorgere il suo veliero solcare quelle acque. La donna venne chiamata dalla gente del posto “la Capitana”, da cui prese poi il nome la località, e c’è chi racconta che, da allora, il suo spirito vaghi per quei luoghi, ancora in attesa.
Il nuraghe considerato il nascondiglio del tesoro dei pirati è il nuraghe Diana, affacciato proprio sulla spiaggia di Capitana. Risalente al II millennio a. C., tra i 38 insediamenti nuragici che sono custoditi tra le colline e il litorale di Quartu Sant’Elena, questo è sicuramente il più suggestivo. Il progetto e la tecnica di costruzione rappresentano un unicum, con alcune pietre posizionate in alto che sono addirittura più grandi di quelle in basso, al punto da sfidare le leggi della fisica. La costruzione è caratterizzata da una torre principale coperta a tholos e altre due posizionate lateralmente e collegate tra loro, con una cinta muraria che le circonda, mentre l’ingresso è quello tipico dei dolmen. Intorno al sito preistorico non è difficile imbattersi in cunicoli e scavi non dovuti alla mano degli archeologi ma a quella dei cercatori di tesori. Tuttavia, non si è mai saputo se un tesoro sia stato davvero trovato.

Il nuraghe Diana, che a sua volta ospitava, proprio sulla torre centrale, una garitta di vedetta, sovrastava un sito militare sorto nel 1936 tra le rovine della vecchia tonnara della zona, la ex Tonnara di Is Mortorius, in cui si svolgeva l’attività di pesca e lavorazione del pescato, ospitando, tra l’altro, una comunità di pescatori sino alla fine dell’Ottocento.
Si trattava della Batteria Carlo Faldi, un sistema difensivo attivato nel 1943 e completato con ricoveri, piazzole e cunicoli di collegamento, anche sotterranei, con l’obiettivo di dar vita all’ultima postazione antinave sul Golfo di Cagliari e realizzare un deposito di munizioni, scavato nella roccia, oltre ad un fronte a mare antisbarco e antiaereo in grado di attivarsi in caso di attacchi. Non a caso, nella zona sono presenti anche la Torre del Mortorio, antico punto di avvistamento, e altri due fortini da cui si poteva sorvegliare il mare per avvisare di eventuali sbarchi.
Questa cittadella militare fu disarmata nel dopoguerra, a seguito dell’armistizio, e venne poi adibita a colonia marina. Oggi il tutto risulta in abbandono e ridotto in ruderi, a dispetto dello scenario su cui si affaccia, incastonato tra i colori del villaggio residenziale di Baia Azzurra, sorto dopo il secondo dopoguerra, e i piccoli rilievi rocciosi coperti di macchia mediterranea che delimitano i due km di spiaggia, stretta e lunga, che forma un’insenatura a forma di mezza luna.
Ancora oggi, il mare di Capitana brilla in tutto il suo splendore, con tonalità che vanno dal turchese all’azzurro e un fondale basso e sabbioso che digrada lentamente verso il largo. Questo litorale, infatti, è particolarmente adatto per nuotare o per far giocare i bambini in tranquillità, inoltre, è meta frequente degli amanti dello snorkeling e di immersioni e pesca subacquea grazie alla presenza di una ricca fauna marina, in particolare polpi, molluschi e crostacei.
Nella parte occidentale, oltre l’insenatura, sorge il moderno e attrezzato porticciolo turistico di Marina di Capitana, con due darsene e circa 480 posti barca, insignito anche quest’anno della Bandiera Blu che la Foundation for Environmental Education (FEE) assegna ai migliori approdi turistici. Nelle vicinanze, sono poi presenti numerosi servizi, tra cui bar, ristoranti, pizzerie, hotel, campeggi e campi sportivi.
La perfetta coesistenza tra tracce millenarie, paesaggi incontaminati e segni di modernità, fanno della spiaggia e dell’intera località di Capitana, così carica di fascino e mistero, il gioiello più prezioso del Golfo degli Angeli, assolutamente da tutelare e valorizzare.