A Cagliari, sotto le mura dell’antico Bastione, esiste un luogo in cui l’arte, il passato, il futuro, la vita di tutti e quella di pochi si fondono. Si tratta di un giardino: qui le pietre morte danno la vita alla rappresentazione di una città, raccontano i suoi antichi conflitti, ma anche il suo destino. A narrarci le vicende di Cagliari scolpendole nella roccia è stato l’artista sardo Pinuccio Sciola, scomparso nel maggio dello scorso anno.
Il giardino sotto le mura – inaugurato nel 2014 – nacque dall’idea dell’amministrazione comunale di riqualificare l’ex vivaio civico, creando un angolo di pace perfettamente immerso nel contesto urbano e a contatto con il Bastione, la colonna portante del centro storico. Il piano di lavoro vide la partecipazione di Sciola, chiamato a far parte di un progetto diverso dal solito. L’artista, famosissimo per le sue pietre sonore, decise stavolta di concentrarsi su opere che potessero rappresentare la città, ma anche il suo rapporto di bambino e poi di uomo con essa.
Le sculture del giardino riguardanti la città di Cagliari sono tre: si tratta di fontane, in cui l’acqua – simbolo della terra sarda – è l’assoluta protagonista. L’idea delle fontane venne in mente all’artista mentre rispolverava i ricordi dell’infanzia: durante le sue visite nel capoluogo, essendo abituato all’ambiente di campagna, era solito ricercare uno spazio verde in cui rifugiarsi. Anche se all’epoca il vivaio era inaccessibile, l’artista si ricordava bene di quelle tre vasche d’acqua in cui crescevano i papiri e che riusciva a scorgere attraverso le grate.
Quando Sciola fu chiamato a collaborare per la riqualificazione di questo luogo a lui caro decise di lavorare sull’esistente e mantenere le vasche erigendovi al di sopra tre installazioni in pietra calcarea. La prima è la memoria di una città sommersa: piccole pietre squadrate si intravedono al di sotto dell’acqua della fontanella e rappresentano le ceneri dell’antica Santa Igia, la “prima Cagliari”, capitale del giudicato, distrutta dai Pisani nel 1258. Se la prima scultura rappresenta il passato, la seconda è completamente proiettata al futuro: Cagliari è rinata come una fenice e si affaccia a diventare una moderna metropoli. Le pietre che svettano fiere dalle acque rappresentano non solo il capoluogo regionale, ma l’intera isola che, galleggiante sul mare, si affaccia alla contemporaneità.
La terza scultura è legata invece alla storia personale dell’autore, ai suoi ricordi di un passato recente: piccole piramidi fanno capolino dall’acqua della fontana e simboleggiano le vecchie montagne di sale. Nel sale della nostra terra, nel vecchio metodo di estrazione del cloruro di sodio (basato esclusivamente sull’evaporazione del mare), Sciola ripose un’ultima speranza per il futuro della sua cara Sardegna: evoluzione sì, ma con un occhio alla tradizione e alla difesa dell’ambiente.
A decorare i prati dei giardini ulteriori sculture di Sciola, dedicate al significato di essere uomini. La pietra è morta, ma Cagliari è viva. La sua gente è viva. Le genti del mondo vivono e hanno vissuto. Ed è in merito a questa consapevolezza che le “pietre legate” raccontano il rapporto tra uomo e natura. Scolpite in modo da sembrare incatenate, le rocce simboleggiano la superbia dell’umanità, convinta di poter comandare con le sue forze anche le pietre. Il messaggio è chiaro: le pietre – come l’arte, come la natura e come la vita – sono immortali e libere e, come tali, non possono essere ammanettate nemmeno dal più forte tra gli esseri viventi.
L’arte di Sciola ha lasciato nel giardino sotto le mura un ultimo messaggio senza tempo: i “semi della pace”. Il seme è una grande metafora. Queste sculture non solo ci ricordano che siamo tutti figli della stessa madre, ma anche l’importanza di mantenere l’affetto e la pace tra fratelli. Il bisogno più grande dell’uomo è l’amore: proprio come un seme, la pace ha bisogno di essere coltivata affinché venga rimosso ogni ostacolo al suo sviluppo. A Cagliari esiste un luogo dove uomini e mondo si riconciliano, dove la vita e la pace trionfano: è il Giardino sotto le mura.





































