Una vera città estiva, luogo di villeggiatura della cosiddetta “Cagliari bene”, di bagni, di feste e di allegria. A tanti questa descrizione richiama subito alla mente la bellissima spiaggia del Poetto, adorata e frequentata, dai cittadini del capoluogo e non solo, in tutte le stagioni dell’anno. Ma in realtà, fino alla metà del Novecento, quella era la fotografia di un altro litorale, quello di Giorgino, situato oltre l’attuale Porto Canale, sulla sinistra della strada statale 195 Sulcitana che divide il mare e la laguna di Santa Gilla, in direzione Pula. Quei tempi felici, impressi nei ricordi di qualche nostalgico e immortalati in cartoline ormai sbiadite, sono stati pian piano spazzati via dalla desolazione e dal degrado che oggi regnano incontrastati in tutta quella zona.
Eppure, non tutto è andato perduto, almeno non completamente. Testimone silenziosa di quel lento e inesorabile declino, restandone in parte coinvolta, è Villa Aresu, il cui nome deriva da quello del suo ultimo proprietario, Mario Aresu, illustre clinico medico cagliaritano e accademico di alto profilo, lo stesso a cui è dedicata l’ex Clinica Aresu, l’importante Clinica Medica Generale dell’Università di Cagliari da lui voluta negli anni Trenta e poi terminata e inaugurata dopo la fine della Seconda guerra mondiale nella Fossa di San Guglielmo, oggi sede della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere.
Sulle origini di questa enorme e misteriosa casa che si affaccia sul mare non si hanno moltissime informazioni, potrebbe essere stata costruita all’inizio del secolo scorso su un’antica fattoria e aver subito diverse modifiche nel corso degli anni, ospitando forse, successivamente, una clinica privata o un sanatorio. Certo è che dal 1960 fu ristrutturata divenendo la residenza privata del professor Aresu negli ultimi anni della sua vita.
Esternamente la villa è circondata da ruderi in passato adibiti a stalle, mentre l’imponente muro di cinta delimita un enorme giardino di tremila metri quadrati ricoperto da palme e da una vegetazione tali da far apparire l’edificio meno ampio di quanto sia in realtà. Lo stile architettonico non presenta caratteristiche particolari, il piano terra è molto buio a causa di finestre murate e altre chiuse con saracinesche di ferro e portelloni in acciaio per volontà dello stesso medico che, si racconta, avesse paura di un possibile rapimento nel periodo in cui in Sardegna si diffuse notevolmente il fenomeno dei sequestri di persona.
La residenza fu anche dotata di un rifugio antiaereo sotterraneo, riserve idriche, di carburante e soprattutto di cibo, tutti accorgimenti ritenuti molto utili da Mario Aresu in caso di bombardamenti per un nuovo ed eventuale conflitto bellico. L’annesso garage custodì invece, sino a pochi anni fa, persino la sua auto, un’antica Lancia Flavia.
Nonostante le dimensioni e il fatto che si respirasse l’aria di mare, il professore non utilizzò mai la sua dimora come luogo di ricovero per i suoi pazienti, ma al suo interno realizzò comunque uno studio medico. Coloro che hanno infatti avuto la possibilità di visitarla negli anni più recenti, hanno raccontato che al suo interno, oltre alle macerie e a vecchi mobili e poltrone, sono ancora presenti flaconi di medicinali, libri, atti di convegni medici e pubblicazioni firmate dallo stesso Aresu. Non mancano anche materassi sul pavimento, ombrelli, scarpe femminili e scritte sui muri, segno forse di frequentazioni successive da parte di senzatetto o gruppi di curiosi desiderosi di esplorare una così grande villa abbandonata, circondata da quell’alone di fascino e di mistero che, generalmente, accompagna questi luoghi.
Attualmente, l’accesso a Villa Aresu è vietato e, come risulta da un annuncio presente su diversi portali immobiliari, la proprietà è in vendita.
Ma nello scenario desolante di viale Pula, anche altri immobili hanno avuto questa sorte. Poco più avanti c’è infatti Villa Marongiu, una palazzina di mattoncini rossi in passato di proprietà di un altro medico cagliaritano e poi occupata da famiglie di abusivi. Negli anni Ottanta venne espropriata dal Casic divenendo così la sede della direzione dei lavori del Porto Canale, al termine dei quali fu data in concessione alla Polisportiva Orca Marina che ancora oggi cerca di preservarne la struttura.
Stesso discorso per il complesso che ospitò l’ex Carcere Minorile, poi trasferito a Quartucciu, prima occupato da extracomunitari e poi acquisito dalla Regione che, dopo alcune aste andate deserte, ha optato per una procedura di negoziazione. A seguito di una trattativa privata, recentemente, il Centro Sardo di Solidarietà L’Aquilone, presieduto da Don Carlo Follesa, si è aggiudicato la struttura. Ora che i lavori di ristrutturazione sono finalmente iniziati si pensa alla sua nuova destinazione, forse una comunità terapeutica.
E chissà che questo non sia solo il primo passo verso il sogno di recuperare e riqualificare tutta la zona di Giorgino e quel litorale che un tempo fu così caro ai cagliaritani.
