“Nessun tesoro. Nonostante la lunga giornata trascorsa a scavare intorno ai ruderi dell’abbazia, non abbiamo trovato alcuna traccia dei ricchi tesori che, secondo la leggenda, sarebbero custoditi nel monastero di Nostra Signora di Paulis. All’imbrunire, io ed i miei compagni, ci siamo sistemati accanto al fuoco, allestito nei pressi del grande albero che troneggia di fronte alle rovine. Dopo una frugale cena e qualche bicchiere di vino, i miei compagni si sono messi a riposare, stremati dalla faticosa giornata. Io, invece, mi sono messo a scrivere queste poche righe, illuminato dallo scoppiettante fuocherello, e dalla livida luce di una pallida luna che dona un aspetto sinistro ai ruderi dell’abbazia. Improvvisamente, ho iniziato a sentire l’aria intorno a me farsi gelida, pur non essendosi alzato nemmeno un alito di vento; ho sentito l’atmosfera farsi ovattata, come se qualsiasi suono attorno a me fosse stato risucchiato. Guardandomi intorno ho scorto con la coda dell’occhio, una figura aggirarsi rapidamente in mezzo alle rovine e, allo stesso tempo, ho udito una voce profonda e lontana pronunciare incomprensibili parole in chissà quale linguaggio. Ho sentito un brivido correre lungo tutta la schiena e, in un attimo, ho svegliato i miei compagni ai quali mi è bastato pronunciare il nome del “monaco bianco”, per iniziare a scappare tutti insieme a gambe levate senza voltarci indietro.”
Queste poche righe potrebbero benissimo far parte del diario di uno dei numerosi cacciatori di tesori che, in passato, si avventuravano tra le rovine dell’Abbazia di Nostra Signora di Paulis, da sempre, al centro di racconti e leggende.
Secondo alcuni, i monaci di Paulis, oltre alla canonica vita monastica, conducevano studi riguardanti la magia e l’alchimia. Per questo si diffuse la convinzione che, all’interno del monastero, fossero custodite enormi ricchezze accumulate nel tempo. Questa storia, attirò numerosi cacciatori di tesori, ma mai nessuno riuscì a scoprire le mitiche ricchezze. La leggenda degli spettri dell’abbazia di Paulis nacque proprio dai racconti di chi si avventurava nei pressi dei ruderi, alla ricerca di quei fantastici tesori che, nell’immaginario comune, erano custoditi nei sotterranei segreti (e mai ritrovati) del complesso.
Un personaggio molto importante legato alle vicende dell’Abbazia di Nostra Signora di Paulis, era Padre Piero Cao, da tutti chiamato su padre biancu (il monaco bianco) per via del colore del suo saio. Padre Cao era laureato in lettere e storia, insegnante di storia e filosofia presso il Liceo Classico di Cagliari ed insegnante di storia dell’arte nell’Istituto d’Arte di Sassari. Inoltre era appassionato di archeologia e condusse il restauro di numerosi siti sull’isola. Proprio assecondando questa sua passione, si stabilì a Paulis, vivendo come un eremita, per condurre studi, ricerche e restauri sulle rovine dell’abbazia.
Nel settembre del 1958, però, Padre Cao venne assassinato da un suo collaboratore e ritrovato in fondo ad un pozzo nei pressi delle rovine. Questo sanguinoso episodio contribuì ad accrescere il velo di mistero sull’abbazia. Si dice, infatti, che dopo la morte di Padre Cao, sparirono anche tutti i suoi scritti riguardanti le scoperte fatte durante i suoi studi sull’abbazia e anche tutti i reperti rinvenuti durante le sue ricerche. Si racconta inoltre che, da qual momento in poi, chiunque, avventurandosi presso i resti dell’abbazia, faceva esperienza di strani fenomeni: rumori di passi provenienti dai ruderi, cupi sussurri che recitavano oscure parole. La leggenda vuole che gli spiriti del monaco bianco e di tutti i monaci che vivevano nell’abbazia, infestino, ancora oggi, la zona, ergendosi a protezione degli inestimabili tesori che, forse, sono custoditi nei fantomatici sotterranei della struttura.
L’Abbazia di Nostra Signora di Paulis, edificata in stile romanico, venne fondata intorno al 1200 d.C. in seguito ad una generosa donazione di Comita, Giudice di Torres, ai monaci Benedettini Cistercensi. Originariamente il complesso era noto come Nostra Signora di Paludis, ovvero Nostra Signora delle Paludi, per via della zona paludosa in cui venne edificato.
L’abbazia è situata tra Uri ed Ittiri, lungo la strada romana chiamata s’istrada de sos Padres posta a collegamento tra le abbazie di Paulis e di Santa Maria di Corte. Le rovine dell’abbazia si possono raggiungere da Uri viaggiando verso Ittiri sulla SP 15/M.