Grandi, arancioni, spesso utilizzate come oggetto decorativo ma soprattutto protagoniste delle nostre tavole autunnali. Sono le zucche, ortaggi utili e anche nutrienti, ricche di carotene e proteine, con proprietà diuretiche, calmanti, antiossidanti e antinfiammatorie, che in Italia da secoli vengono usate come ingrediente principale per ricette gustose quali risotti, zuppe e torte salate.
Anche se nell’immaginario collettivo la zucca viene considerata il simbolo della festa di Halloween, celebrata nella notte del 31 ottobre dapprima prevalentemente nei Paesi anglosassoni e ora in tutto il mondo, nella cultura occidentale porta con sé molteplici significati, non sempre positivi. In passato, infatti, era considerata poco nutriente e abbastanza insipida; per i Romani era simbolo di stupidità e follia, probabilmente perché cresceva nei territori da loro colonizzati; piuttosto nota, poi, è l’espressione “avere sale in zucca”, che deriva dal fatto che nei tempi antichi le zucche venivano utilizzate come contenitori per il sale. D’altro canto, le zucche vengono anche associate alla resurrezione dei morti e alla rinascita delle anime, da qui il loro legame sia con la ricorrenza di Ognissanti che con i rituali di fine autunno celebrati, soprattutto nel nord Sardegna, il 30 novembre, giorno in cui si festeggia “Sant’Andria” (Sant’Andrea).
Di origine pagana e contadina, questa antica festa è legata al culto di Bacco, dio del vino, tradizione che poi, con il cristianesimo, viene celebrata proprio in occasione del giorno dedicato a Sant’Andrea. A Galtellì, in provincia di Nuoro, Sant’Andria è detto, infatti, “su santu e su vinu”;a Ozieri, a circa 50 chilometri da Sassari, nell’ultimo fine settimana di novembre o nel primo di dicembre, si celebra “Su Trinta ‘e Sant’Andria”, la festa del vino nuovo che coincide con la spillatura delle botti. Per l’occasione, i cittadini ozieresi aprono le proprie cantine ai compaesani e ai tantissimi visitatori che ogni anno vengono richiamati da questa manifestazione in cui sono previste degustazioni di vini nuovi delle colline locali e dei prodotti agroalimentari del territorio, musica dal vivo, spettacoli itineranti, mostre, musei aperti, vetrine a tema e vendite promozionali.
Ma la festa di Sant’Andria è particolarmente sentita, sempre in provincia di Sassari, soprattutto nei comuni di Bono e Martis, dove si celebra la tradizionale processione delle zucche.
Nel paese di Martis, situato al centro dell’Anglona, la sera del 30 novembre è da sempre un po’ magica. In passato, gli uomini uscivano di casa mascherati e armati di graticole, coltelli e scuri, che percuotevano tra loro in modo da fare rumore e spaventare così i fanciulli.
Oggi a Martis non sono più solo gli adulti ad uscire per strada a festeggiare Sant’Andria, i bambini e i ragazzi, infatti, dopo aver svuotato e intagliato le zucche in modo da creare facce paurose e illuminate, all’interno, da una candela, vanno a bussare nelle case, annunciando la loro presenza attraverso il suono di coperchi di pentole e mestoli e cantando una vecchia filastrocca – un’invocazione al Santo per chiedergli di premiare le ragazze che avevano filato di più e punire le più pigre col taglio delle mani -, che recita: Sant’Andria muzza li mani! Cantas azzolas as filadu? Battoro e tres …….. Muzzaredinde manos e pes! Sant’Andria muzza li mani! Cantas azzolas as filadu? Battoro e chimbe …….. Sas manos tuas muzzaredinde! Sant’Andria muzza li mani! Cantas azzolas as filadu? Battoro e otto …….. Sas manos tuas non ti las tocco!
In cambio della loro esibizione, i bimbi ricevono dolci, mandarini, fichi secchi, bibite e, soprattutto, soldi, mentre ai più grandi viene offerto del vino.
Col motto che “Sant’Andria non è Halloween”, anche il paese di Bono, uno dei centri maggiori del Goceano, grazie all’impegno della Pro Loco mantiene più viva che mai la tradizione di Sant’Andria, facendo in modo che si tramandi di padre in figlio. Qui già dalla mattina i bambini si procurano una zucca che viene svuotata e intagliata in modo da farle assumere delle sembianze umane spaventose, illuminata poi da una candela posta al suo interno. Quando si fa sera, con la zucca appesa al collo, i bambini al suono di una campanella e con un bastone in mano, al grido “Sant’Andria, Sant’Andria”, vanno in processione lungo le vie del paese, bussando alle porte delle case e ricevendo dolci, frutta secca e qualche soldino. Al rientro, i doni vengono spartiti e le zucche gettate a terra e distrutte.
I giovani vengono poi invitati dalla Pro Loco a concludere i festeggiamenti in piazza, dove vengono offerti a tutti le caldarroste provenienti dalla montagna di Bono, bibite ai più piccoli e vino locale agli adulti. Ad impreziosire l’evento non mancano, infine, stands con oggetti artigianali e altri prodotti enogastronomici tipici allestiti dagli abitanti del posto.