Placide acque fluviali, montagne imponenti e una rigogliosa vegetazione mediterranea: così si configura il paese di Tiana (NU), sito nella regione storica della Barbagia di Ollolai. Classificato tra i più longevi dell’isola, il piccolo centro è ad oggi conosciuto soprattutto per la tradizione dell’orbace, tessuto particolarmente pesante ricavato dall’infeltrimento della lana. Parallelamente al potenziale garantito dai fiumi circostanti, tale attività si poté evolvere nel tempo anche grazie all’ideazione di appositi macchinari, – le cosiddette gualchiere o “craccheras” – dando vita ad un sapere artigianale ancora esistente.
Tipico tessuto dell’abbigliamento sardo, in passato l’orbace veniva generalmente ottenuto tramite la lavorazione della lana ovina, più adatta per ottenere un risultato resistente ed impermeabile. La sua versatilità è nota fin dal III secolo a. C., quando in Sardegna si producevano già artefatti in orbace legati al vestiario ed oggetti d’uso abituale. Per esempio, particolarmente interessante era il suo utilizzo per “su saccu”, mantello consuetudinariamente indossato da contadini e pastori non solo per ripararsi dal freddo, ma anche come telo per stendersi o dormire. Ciascun indumento inoltre presentava una qualità diversa, che dipendeva dal suo contesto di fruizione. Sebbene prima il tessuto fosse principalmente apprezzato in ambienti più quotidiani e pastorali, attualmente esso viene impiegato in via eccezionale per creare costumi sardi tradizionali.
Secoli addietro per ottenere un egregio prodotto finale la lana doveva passare attraverso alcune fasi, prima fra tutte la suddivisione di fibre tessili per produrre una matassa di filo. Successivamente si procedeva con la tessitura – per rendere il materiale più compatto e rigido – e la follatura, che andava a convertire la materia prima in orbace assicurando una consistenza morbida ed infeltrita. Il ciclo poi si chiudeva con la tintura, attuata con coloranti naturali come zafferano, vite e melograno.
Tra i diversi stadi di trasformazione della lana in orbace, la follatura rappresentava quella decisiva poiché irrobustiva il tessuto grazie all’infeltrimento. Difatti, i fili venivano bagnati con acqua calda mista a sapone per poi essere pressati e lavorati, in modo tale da creare una trama impermeabile e senza interstizi. La follatura era compito principale delle gualchiere,macchinari appositi azionati grazie alla potenza dell’acqua, assai abbondante nel territorio di Tiana per la presenza del torrente Tino e del Rio Torrei; tale risorsa ha permesso al paese di sviluppare una secolare tradizione dell’orbace, che continua ad essere valorizzata dalla sua ultima gualchiera attiva.
Chiamata anche “Sa Cracchera de Tziu Bellu”, la gualchiera di Tiana rappresenta uno dei superstiti esempi funzionanti in Sardegna e racconta uno spaccato di vita artigianale dell’isola. Dal punto di vista tecnico essa consta di una ruota posta verticalmente e sistemata per ricevere un getto dalla “gora”, meccanismo che prendeva l’acqua direttamente dal torrente; il movimento rotatorio consentiva l’alternarsi di magli lignei che andavano a battere sugli stessi tessuti, appositamente adagiati ed intiepiditi. Attiva da secoli, nel corso del ‘900 l’operato della gualchiera rese Tiana sito di riferimento per la lavorazione della lana, al punto che le persone giungevano da aree vicine per scambiare merci e poter acquisire l’orbace. La gualchiera Bellu fu proprio una delle ultime a cessare il proprio esercizio negli anni ‘70, sintomo dell’importanza economica di tale tradizione. Ancora oggi è possibile azionarla in specifici casi, come per esempio durante le visite guidate.
Nonostante la presenza di una gualchiera tutt’ora efficiente, il paese di Tiana ospita anche altre testimonianze legate alla produzione dell’orbace. A circa 1 chilometro dal centro è possibile visitare il Museo di Archeologia Industriale “Le vie dell’acqua”, comprendente la stessa “Cracchera de Tziu Bellu”, un mulino e un’altra gualchiera ormai inservibile. Il sito – gestito dalla società cooperativa Educare Insieme di Aritzo (NU) – attesta un periodo florido per il territorio e tramanda la memoria del luogo.
Il Museo di Archeologia Industriale “Le vie dell’acqua” si trova in Via Nazionale 33 a Tiana (NU). L’accesso è consentito su prenotazione dal mercoledì alla domenica dalle 9:30 alle 12:30, con aggiuntiva apertura pomeridiana giovedì e sabato dalle 15:30 alle 18:00. Per informazioni, è possibile chiamare il numero 366.2553122 oppure scrivere all’indirizzo di posta [email protected].