Momento di grande festa e coinvolgimento, il Carnevale in Sardegna torna ogni anno accolto tra risate, maschere e soprattutto suoni, segni di un’atmosfera identitaria presente anche nel paese di Gavoi (NU).Sito a circa 800 metri sopra il livello del mare, il centro barbaricino è infatti cuore di una forte tradizione musicale, che dalla vibrazione di una superficie trae una sonorità straordinaria, ossia quella che contraddistingue Sos Tumbarinos.
Assoluti protagonisti del Carnevale gavoese, sos tumbarinos (i suonatori di tamburo) prendono il nome da “Su Tumbarinu de Gavoi” (Il Tamburo di Gavoi), tamburo a percussione suonato dagli stessi all’unisono. Strumento dalla storia secolare, il suo uso fu attestato già nel corso del XIX secolo dallo storico Vittorio Angius, coautore con l’abate e storico Goffredo Casalis del “Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna”. Lavoro in 26 volumi pubblicato tra 1833 e 1856, tale ricerca nacque allo scopo non solo di raccogliere dati da diverse prospettive, – biografica, storica, demografica, geografica, politico-amministrativa – ma anche di fornire una descrizione dei territori al tempo sotto il regno sabaudo.
“Il ballo è il divertimento comune e si fa o al concento del coro o al suon del tamburo”. Con tali parole Angius e Casalis parlano del Tumbarinu de Gavoi, caratterizzato da un processo artigianale assai meticoloso. Generalmente lo strumento è dotato di un cilindro ligneo alto dai 20 ai 25 centimetri, realizzato traendo dall’albero la corteccia poi saldata per creare un corpo atto a cassa di risonanza. Dopo aver levigato accuratamente i bordi, si passa all’inserimento delle pelli per ricavare le membrane da percuotere nell’esecuzione. Ottenuto da pelle di capra o capretto, il rivestimento è posto sui lati del cilindro dopo un preciso lavoro di conciatura per separarlo dal pelo animale. Risciacquata e fatta asciugare, la pelle è poi pronta per essere sottoposta al tiraggio, con tiranti che attraversano in modo reticolare i fianchi del cilindro.
Un modello di tamburo canonico, – e talmente diffuso da essere definito tumbarinu classico – che tuttavia non impedisce di individuare nel paese altre tipologie, definite per esempio dal materiale per il corpo centrale. Oltre al legno, l’artigianato gavoese prevede infatti anche l’uso del sugherone, sughero abbastanza ruvido e grezzo da cui si ricava “Su Tumbarinu ‘e Gardone” (letteralmente Il Tamburo di Sugherone).
Altrettanto interessante è anche “Su Tumbarinu cun criccos”, variante legata invece a un diverso modo di tiraggio delle pelli (chiamate “is criccos”).
Ciascun tipo di tamburo è infine corredato da “sos mazzuccos” (mazzuoli), bacchette realizzate in faggio, melograno o castagno dal sapiente uso del coltello.
Saldamente sistemati con una fascia al collo dei musicisti, sos Tumbarinos de Gavoi ricoprono un ruolo importante in varie situazioni paesane, tra cui spicca indubbiamente il Carnevale di Gavoi. Considerata tra le più peculiari dell’isola, annualmente nel mese di febbraio l’occasione travolge grandi e piccini all’insegna di gioia, maschere e musica.
Il giorno del Giovedì Grasso – detto anche “Jovia Lardajola” – la manifestazione prende avvio proprio dai suonatori di tamburo, che nel pomeriggio si radunano a centinaia nella piazza principale del paese e danno vita a “Sa sortilla ‘e tumbarinos” (L’uscita dei tamburini). Da qui inizia una processione per le vie del paese accompagnata non solo dal frastuono dei tamburi, ma anche da altri strumenti caratteristici quali il triangolo, un antico flauto di canna detto “su pipiolu” e la serraggia, costituita da una corda e una cassa di risonanza ottenuta da una vescica animale essiccata.
Malgrado il vivace corteo sia seguito anche da maschere, – come il re del Carnevale “Zizzarone”, fantoccio destinato ad essere successivamente bruciato – per l’intera durata del Jovia Lardajola l’attenzione si concentra soprattutto sugli energici tumbarinos, che suonano dal pomeriggio fino a notte fonda animando balli tradizionali e rendendo il Carnevale gavoese unico nel suo genere.
Una posizione essenziale nella comunità paesana, costantemente alimentata anche dall’Associazione Tumbarinos di Gavoi. Nata nel 2002, assieme a un lavoro di ricerca sulla musica tradizionale gavoese essa porta avanti iniziative volte a conoscere strumenti e balli locali, tra cui laboratori e corsi. Molto attivo è inoltre il contributo in realtà come festival, viaggi, mostre, concerti, dibattiti, scambi culturali giovanili, convegni e progetti per prodotti audiovisivi, tutti ambiti che consentono a Sos Tumbarinos di tramandare la propria memoria di generazione in generazione.