Nel vivido blu del cielo e nel calore dei raggi solari Cagliari non smette mai di stupire con la sua meraviglia, fatta sia di veri e propri dettagli mai notati sia dalla capacità di chi la abita di vederla sempre con occhi nuovi. Tra le sfumature di queste attitudini si collocano anche le riscoperte di luoghi lontani nel tempo e pregni di storia da tramandare, da Tuvixeddu alla Grotta della Vipera fino a quella di San Bartolomeo nell’area di Capo Sant’Elia.
Collocata in origine sull’omonimo colle, la grotta di San Bartolomeo costituisce una testimonianza tanto importante quanto complessa, segnata da una riscoperta graduale della sua storia abitativa. Malgrado attualmente sia praticamente scomparsa a causa delle frane, essa ha comunque infatti restituitoindizi cruciali grazie a scavi effettuati a partire dal 1878, anno in cuifu scoperta dall’ingegnere appassionato di archeologia Francesco Orsoni.Un merito al quale si aggiunse non solo il fatto di aver portato alla luce un cospicuo gruppo di reperti, – come frammenti di vasi, numerose punte di lancia, resti animali e osteologici, raschiatoi, armi metalliche in rame, punte di lance e pugnali – ma anche di aver fornito le prime informazioni sulla sua ubicazione, localizzabile a circa 40-50 metri di altezza.
Indagini alle quali seguirono nel corso del ‘900 anche quelle dell’archeologo Antonio Taramelli e Filippo Nissardi, che evidenziò in modo abbastanza sommario la sopravvivenza dell’ultimo esemplare di Domus de Janas cagliaritano proprio in quell’area. Ancora oggi presente a differenza dell’omonima grotta, la Domus si trova poco oltre la recinzione delimitante l’area militare e all’interno si articola in quella che sembra essere una cavità naturale a cella unica con pianta ellittica lunga 1 metro e 15 centimetri e larga 1 metro e 10. Accessibile da un portello rettangolare, l’ambiente è inoltre preceduto da un breve atrio recante il proprio prospetto accuratamente scolpito nella roccia.
In origine ipoteticamente distanti rispettivamente 5 metri l’una dall’altra, la grotta e la Domus de Janas di San Bartolomeo continuano ancora oggi a destare domande, controbilanciate da ritrovamenti che ne hanno appurato la frequentazione in un periodo compreso tra Neolitico (6000-2800 a.C. circa) ed Età nuragica (1800-900 a.C. circa). Un ampio arco cronologico che ha messo in evidenza la presenza nel sito anche di tracce della cosiddetta “Cultura di Monte Claro”, chiamata così proprio per le importanti scoperte avvenute sull’omonimo colle cagliaritano e ricollegabile ad alcuni pugnaletti rinvenuti proprio a San Bartolomeo.


Luoghi che oltre ad essere strettamente legati tra loro, potevano probabilmente contare in passato anche sul rapporto con aree circonstanti, prima fra tutte l’attuale porticciolo di Marina Piccola. Circa una ventina di metri al di sopra di quest’ultimo Taramelli a inizio ‘900 individuò infatti reperti risalenti sempre al Neolitico, assieme a tracce di capanne che ritenne collegate a loro volta a un abitato sito in origine sul vicino colle Sant’Elia, dove emersero invece resti di focolai, altri fondi di capanne, frammenti ceramici di Ozieri e punte di frecce in ossidiana. Considerati dallo studioso Enrico Atzeni forse tra i più antichi rinvenuti in Sardegna, i 2 stanziamenti all’aperto rafforzerebbero non solo l’idea di vivace popolamento dell’area, ma anche la possibilità che esistessero altre Domus de Janas a disposizione degli abitati.
Se tale aspetto rimane ancora privo di riscontro certo malgrado segnalazioni già nel secolo scorso – prime fra tutte quelle di Romualdo Loddo – rimane sicuro invece il fatto che di fronte alla Grotta di San Bartolomeo sorgeva un altro sito individuato sempre da Orsoni e noto come Grotta Sant’Elia. Purtroppo, attualmente scomparso come la sua simile, esso si è mantenuto comunque prodigo di segni del passaggio umano, identificabile per esempio in bottoni in osso, ciotole e spilloni in rame rinvenuti sul posto.
Trattandosi di un’area poco agevole per i meno esperti, si consiglia di rivolgersi all’Associazione Amici di Sardegna, che organizza visite guidate a piccoli gruppi. Per prenotare ed ulteriori informazioni è possibile inviare un’e-mail all’indirizzo di posta elettronica [email protected] o chiamare il 338.3187899.
































