A Nuoro la mostra “Francesco Ciusa. La forma del mito”: il grande scultore sardo in esposizione allo Spazio Ilisso

Dal 13 settembre 2025 al 5 aprile 2026 oltre 90 opere tra sculture, ceramiche e disegni celebrano Francesco Ciusa, maestro del Novecento che portò la Sardegna alla ribalta nazionale con “La madre dell’ucciso”

Tre opere di Francesco Ciusa, da sinistra: La madre dell’ucciso [1906-07], La filatrice [1908-09] e L’amore (Il bacio) [1931-32]

da sinistra: La madre dell’ucciso [1906-07], La filatrice [1908-09] e L’amore (Il bacio) [1931-32]

Dopo anni di silenzio espositivo, Nuoro e la Sardegna rendono omaggio al maggiore artista sardo della prima metà del Novecento, con la mostra “Francesco Ciusa. La forma del mito”, ospitata allo Spazio Ilisso dal 13 settembre 2025 al 5 aprile 2026.

L’esposizione, a cura della storica dell’arte Elena Pontiggia, intende riportare all’attenzione del pubblico e della critica nazionale e internazionale la grandezza di un artista che, pur ammirato sin dagli esordi, è stato troppo spesso relegato alla dimensione regionale.

La mostra prende forma anche a seguito della nuova monografia edita da Ilisso Edizioni nel dicembre 2024, sempre a cura di Pontiggia, che aggiorna gli studi e ne ridefinisce il ruolo nella storia dell’arte italiana.

Francesco Ciusa (Nuoro 1883-Cagliari 1949), capace, nella sua ricerca plastica, di fondere Realismo e Simbolismo, occupa una posizione unica nel panorama artistico del Novecento. Le sue opere non parlano solo della Sardegna, ma dell’umanità intera: ogni gesto si carica di ritualità, ogni forma, potente per sintesi compositiva, custodisce memorie di un linguaggio universale, riconoscibile e comprensibile a chiunque.

Il suo esordio inatteso e travolgente alla Biennale di Venezia del 1907 con “La madre dell’ucciso” non rappresentò soltanto il successo di un giovane artista, ma diede risonanza nazionale all’intera cultura sarda. La critica lo salutò come “l’artista sardo” per eccellenza, simbolo di una Sardegna che, fino ad allora, non aveva trovato un interprete di tale forza.

Ciusa, scegliendo l’ardua via della scultura – disciplina complessa, meno immediata della pittura e meno sostenuta dal mercato collezionistico –, seppe raccontare la dignità del lavoro, l’amore materno e la sacralità della famiglia, la morte e la fatica quotidiana mediante toni profondamente umani.

Il suo linguaggio dialoga con la tradizione classica, ma si apre ai codici del Simbolismo, dell’Art Déco e del Purismo, superando le categorie di “moderno” e “antico”.

Con circa 90 opere, tra sculture, ceramiche, manufatti di arte applicata e lavori grafici, l’esposizione, la più importante finora realizzata per numero di opere esposte, ripercorre l’intera parabola creativa di Ciusa: dalla grande statuaria – La madre dell’ucciso, Il pane, Il cainita, La filatrice, Il nomade, Il bacio, L’anfora sarda, Il fromboliere – fino a opere meno note, provenienti da collezioni pubbliche e private.

Al centro del percorso si colloca la riflessione sulla sua modernità: dalla capacità di tradurre in forma plastica temi universali – dolore, lavoro, amore, sacralità – fino alla concezione delle opere ideate per la serialità, al rinnovamento introdotto in campo ceramico, attraverso un linguaggio radicato nella cultura popolare e intriso di tensione simbolica.

La sua scultura mantiene intatto il legame con la realtà quotidiana, ma la sublima in immagini di rara efficacia espressiva, capaci di parlare ancora oggi con voce contemporanea.

A dispetto del suo avvio folgorante, fuori dall’Isola il nome di Ciusa è oggi meno noto di quanto meriti. La mostra intende restituire visibilità al suo lavoro e sollecitare una nuova attenzione critica verso un artista che, a distanza di oltre un secolo, appare oggi modernissimo nella sua ricerca che attinge a valori antichi.

Il percorso espositivo, progettato dall’architetto Antonello Cuccu, presenta anche un docufilm realizzato per l’occasione dal regista Enrico Pinna, che accompagna il pubblico nella scoperta della figura e dell’opera dell’artista.

Il catalogo della mostra si avvale del prezioso contributo di Elena Pontiggia, storica e critica d’arte di livello internazionale, già docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Brera e al Politecnico di Milano.

Con questa iniziativa, Spazio Ilisso riafferma il proprio impegno per la valorizzazione della cultura sarda, restituendo visibilità a un patrimonio oggi in gran parte non accessibile.

La mostra resterà aperta fino al 5 aprile 2026 e sarà visitabile tutti i giorni, con orario continuato 10-20. La struttura rimarrà chiusa il mercoledì.

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