Viaggio tra parole e note alla (ri)scoperta del dialogo tra Uomo e Natura, e degli stretti legami che intercorrono tra le diverse forme di vita presenti sulla Terra, dopo l’esperienza drammatica della recente pandemia: dopo il debutto, lo scorso anno, al Parco Appia Antica a Roma, sbarca nell’Isola “Uomini e Virus / Uno scomodo equilibrio”, il nuovo spettacolo ideato, scritto e interpretato dal geologo Mario Tozzi (voce narrante) e dal jazzista Enzo Favata (sassofoni, clarinetti, elettronica), prodotto da Egea Music, in cartellone in prima regionale mercoledì 1 febbraio alle 21 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri, poi giovedì 2 febbraio alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri, venerdì 3 febbraio alle 21 al Teatro “Antonio Garau” di Oristano e infine sabato 4 febbraio alle 21 al Teatro Centrale di Carbonia sotto le insegne della Stagione 2022-2023 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna.
Una riflessione su temi di scottante attualità, dove questioni delicate e complesse vengono esposte in maniera chiara e sintetica e rese comprensibili per tutti, in una narrazione interessante e coinvolgente impreziosita dalla colonna sonora composta ed eseguita dal vivo, tra suggestioni mediterranee e melodie e ritmi delle musiche del mondo: Mario Tozzi prende idealmente le mosse dalle più temibili epidemie del passato, per affrontare l’eventualità tutt’altro che rara e improbabile di una nuova zoonosi, il “salto di specie” che offre nuove opportunità ai ceppi virali di diffondersi e moltiplicarli, attraverso una nuova schiera di involontari ospiti, con conseguenze imprevedibili e potenzialmente tragiche. Un fenomeno ben conosciuto e tutt’altro che raro, che include, oltre alle virosi, rickettsiosi, micosi, elmintiasi e varie malattie trasmesse da artropodi e da insetti: tra i casi più antichi il morbillo, il cui virus deriverebbe da una mutazione di quello che provoca la peste bovina, e la cui diffusione iniziale sarebbe quindi stata resa possibile dalle usanze e tecniche agricole oltre che dall’allevamento, ovvero da una frequentazione tra le due specie.
“Uomini e Virus” è un “racconto in jazz”, con una partitura rigorosa ma aperta a invenzioni e improvvisazioni, come sottolineano Mario Tozzi e Enzo Favata, sull’onda delle emozioni e in armonia con l’atmosfera, che varia di sera in sera, determinata dall’alchimia con il pubblico, sempre diverso. Sotto i riflettori due performers che costruiscono i loro assoli partendo dal reciproco ascolto, così che il flusso delle parole e dei pensieri segue gli accenti e le scansioni temporali della musica e simmetricamente la melodia e la metrica si sviluppano, si complicano con nuove e inedite variazioni traendo spunto dai contenuti della narrazione, per evocare nuovi paesaggi sonori.
Una pièce originale nata dall’incontro e dal felice sodalizio artistico tra lo scienziato della terra, ricercatore del CNR, autore di libri divulgativi oltre che di articoli e saggi, noto al grande pubblico grazie a trasmissioni come “Atlantide”, “Allarme Italia”, “La Gaia Scienza”, “Gaia, il pianeta che vive” e “Sapiens” il jazzista di fama internazionale con all’attivo un’intensa carriera: Enzo Favata ha suonato e inciso dischi con musicisti del calibro di Dino Saluzzi, Enrico Rava, Miroslav Vitous, Lester Bowie, Trilok Gurtu, Roy Paci, Dave Liebman, Guinga, Omar Sosa, Django Bates, , Eivind Aarset , Mulatu Astatke, Jan Bang, oltre all’Art Ensemble of Chicago e alla Metropole Orkest, accanto ai Tenores di Bitti.

Una storia dell’evoluzione e delle varie interazioni e interferenze tra le differenti specie apparse sul pianeta, in un remoto o più vicino passato, fin dalle creature primordiali e si presume più elementari, e dalle reazioni chimiche e fisiche che hanno innescato il meccanismo della vita: “Uomini e Virus / Uno scomodo equilibrio” propone un approccio interdisciplinare, non didascalico, per approfondire i diversi aspetti di una convivenza spesso difficile, in cui le diverse strategie alimentari configurano una sorta di ininterrotta catena di prede e predatori. In un universo dominato dalla legge del più forte e dalle istanze della conservazione e riproduzione della specie, fa la sua comparsa (circa 300mila anni fa) l’homo sapiens, in vario modo imparentato con altre specie ominidi, affermandosi in virtù della sua intelligenza e abilità, fino a considerarsi signore e padrone dell’intero pianeta, per volontà divina.
Il progresso scientifico e tecnologico ha consentito alla specie umana di dominare la natura, da cui fin dall’inizio ha tratto nutrimento e riparo, fino a stravolgere lo scenario, cambiando il corso dei fiumi e perforando le montagne, traendo le ricchezze dalle rocce dal sottosuolo, sfruttando i gas e i carburanti fossili e inquinando terra, aria e acqua in nome del profitto. Il talento e la capacità di fondere e forgiare i metalli, di plasmare e modellare l’argilla, di scolpire la pietra, che hanno messo in evidenza l’innata ingegnosità e perfino una certa inclinazione per l’arte, oltre che per l’astrazione, con i primitivi segni e simboli incisi sulle pareti rupestri, possono degenerare per incoscienza se non per malvagità, finendo per distruggere quel la biosfera di cui l’umanità, volente o nolente, fa parte da millenni e millenni. Qual figlio ingrato, che ignora e disprezza i doni della natura, madre ma anche matrigna, l’essere umano si trasforma predatore oltre che dei suoi stessi simili, con guerre sanguinose e efferate stragi, del luogo che lo ospita, in una corsa cieca verso la catastrofe, che potrebbe produrre la fine della vita sulla Terra.
“Uomini e Virus / Uno scomodo equilibrio” rappresenta un’opportunità per conoscere meglio l’ambiente in cui viviamo e la realtà che ci circonda, prendere coscienza delle responsabilità individuali e collettive sulle mutazioni causate dall’antropizzazione e sulla necessità e l’urgenza di cambiare comportamenti e abitudini per cercare, prima che sia troppo tardi, di evitare l’estinzione della “nostra” specie e forse di tutte le altre forme di esistenza che conosciamo, perché – come recita un antico proverbio – «la Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri Figli».