“Apparatus Matri”, il viaggio in un microcosmo distopico in scena a Cagliari sabato e domenica

La pièce della compagnia romana Focus_2 è liberamente ispirata a "La casa di Bernarda Alba" di Federico García Lorca e sarà ospitata alla Silvery Fox Factory in un triplice appuntamento

Apparatus Matri

Viaggio in un microcosmo distopico tra le sale di Palazzo Maya, dove abitano le Matreie con “Apparatus Matri”, lo spettacolo della compagnia romana Focus_2 fondata nel 2014 dalle attrici Eleonora Gusmano e Ania Rizzi Bogdan, in scena sabato 30 ottobre alle 19:00 e domenica 31 ottobre alle 18:00 e alle 20:00 alla Silvery Fox Factory in via Giulio Dolcetta 12 a Cagliari per un triplice appuntamento realizzato in collaborazione con Ferai Teatro.

Sotto i riflettori Valentina Favella, Anna Gualdo, Eleonora Gusmano e Ania Rizzi Bogdan che danno vita, insieme a un gruppo di performers isolani, a un avvincente racconto imperniato sul sogno di una civiltà matriarcale, dominata dalle donne, in contrapposizione al sistema di potere della tradizione patriarcale, che vede le donne sottomesse all’autorità di padri, fratelli o mariti, nonostante lunghe lotte per la conquista dell’emancipazione e della parità.

La pièce – liberamente ispirata a “La casa di Bernarda Alba” di Federico García Lorca – con musiche originali di Lorco e oggetto scenico di Abramà, costumi di Ania Rizzi Bogdan e tessuti di Valeria Leonenko (foto di scena di Piero Tauro) racconta una sorta di “società delle donne”, una comunità al femminile creata e guidata da Mater che alla morte del secondo marito si accinge a realizzare il suo progetto, l’Operazione Angelus, con un’azione che dovrebbe portare all’affermazione delle Matreie sulla ribalta nazionale.

“Apparatus Matri” – frutto di una drammaturgia collettiva, con la regia di Eleonora Gusmano – propone una visione utopica che si rivela in tutta la sua fragilità, a causa delle umane debolezze e inclinazioni, per cui la rigida struttura gerarchica in seno alle Matreie risponde alla volontà e alle decisioni di una sola tra loro, la fondatrice, senza tenere in nessun conto aspirazioni e desideri delle altre. Mater rinnega e rifiuta la società maschilista da cui proviene e immagina un mondo senza uomini, ma finisce per imporre a tutte, comprese le sue stesse figlie – Stretta, Sevizia e Utopia – le sue scelte, sottoponendole a un rigorosa disciplina e senza prevedere per loro alcuna autonomia di pensiero o di azione, come se fossero le sue suddite e lei stessa si ritenesse, inconsciamente o meno, l’unica e incontrastata regina.

Nel Palazzo Maya – come nella casa di Bernarda Alba, la quale, come Mater, ha peraltro sposato e “seppellito” due mariti – l’autorità della Madre è assoluta e indiscutibile: paradossalmente, pur escludendo a priori la presenza degli uomini, si perpetua un sistema di regole mutuato da quello patriarcale, in cui le (altre) donne sono costrette all’obbedienza e alla condivisione almeno apparente non solo degli averi ma anche di finalità e obiettivi. Le Matreie vivono in una sorta di monastero, una comunità rigida, disposta ad accogliere nuove adepte purché esse si impegnino ad aderire ai principi e inserirsi nel disegno generale: la loro utopia rivoluzionaria suscita curiosità, dubbi e commenti nel mondo esterno, un “coro di donne” come nella tragedia greca fa da controcanto a quel che avviene entro le mura, riflette, giudica, assiste o meglio «spia… e esplora le dinamiche psicologiche delle protagoniste, mettendone in luce fragilità, sogni e ambizioni con un confronto all’ultimo battito d’ali».

La visione di Mater, apparentemente in contrasto con la cultura patriarcale e l’ipocrisia e il moralismo della società, nella realtà quotidiana deve fare i conti con le sfaccettature del carattere e della psicologia femminile, la sua stessa personalità, così dura e autoritaria, inflessibile, non la predispone all’ascolto o alla comprensione, ella applica i suoi principi e i suoi metodi indiscriminatamente non solo quante, più o meno liberamente, abbiano deciso di entrare far parte della comunità ma pure sulle giovani nate e cresciute, loro malgrado, entro quelle mura. Quel microcosmo da lei inventato è tutt’altro che democratico, un gineceo, protetto dagli sguardi del mondo, ma non dall’astuzia e dall’arguzia delle vicine, che sanno, intuiscono, prevedono quel che potrebbe accadere.

Il titolo latino “Apparatus Matri” – spiega la regista Eleonora Gusmano – punta a «sottolineare appunto l’arcaicità di questo sistema distopico che vuole essere rivoluzionario ma degenera in senso quasi reazionario: come un immenso orologio a cucù o macchina infernale i personaggi entrano e escono dalla scena, nel passaggio da spettatori a attori di un meccanismo degenerativo immanente che sembra impossibile da fermare».

La pièce inizia in una fase cruciale per il futuro delle Matreie: «stanno preparando l’Operazione Angelus, irruzione sovversiva nel cuore del mondo cattolico, momento apice del disegno immaginato da Mater per mostrare al mondo la loro realtà» – spiega la regista – «ma è proprio in quel momento che vengono a galla le fratture profonde nel gruppo. Le Matreie sono a un bivio, perdere quelle che hanno costruito o sacrificarsi? O forse no. Forse è possibile una terza via, ed è questa l’Utopia che vogliamo suggerire. Una nuova nascita che accolga le contraddizioni delle donne che siamo e che vogliamo diventare. È la deflagrazione di un sistema nato dalla privazione, un’indagine sulla relazione tra auto determinazione e le necessità di appartenenza a un gruppo; sulle dinamiche di potere, sulla femminilità nuova avulsa da ogni stereotipo».

“Apparatus Matri” va in scena alla Silvery Fox Factory di Cagliari – al termine del laboratorio “Identitas: diverso o uguale a?” diretto da Eleonora Gusmano e Ania Rizzi Bogdanin collaborazione con Ferai Teatro e apre la rassegna al femminile che vedrà in cartellone per tutto il mese di novembre (ogni giovedì, sabato e domenica con un doppio appuntamento alle 19:00 e alle 21:00) gli spettacoli “La Venere storpia” con Francesca Cabiddu, per la regia di Andrea Ibba Monni e “Favolosità”, una commedia sul mondo LGBT+ scritta, diretta e interpretata da Andrea Ibba Monni (nel ruolo della drag queen Greta Sofia) insieme a Andrea Mura (nei panni di Baby J), Andrea Oro (che interpreta Virginia Gaggi) e Davide Sitzia che recita il ruolo della drag queen Rainbow.

Biglietto unico: €12. Prenotazioni: biglietteriaferai@gmail.com – 375 5789748.

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