“Abele”, il documentario del regista sassarese Fabian Volti tra Sardegna e Palestina in anteprima a Nuoro

Il film, che sarà presentato il 29 maggio all’IsReal Festival, racconta quattro storie agropastorali tra Capo Teulada, Dorgali, Sassari e il Deserto di Giuda, esplorando conflitti e trasformazioni attraverso immagini d’archivio e voci in sardo e arabo

Un'immagine del documentario “Abele” del cineasta sassarese Fabian Volti

Un'immagine del documentario “Abele” del cineasta sassarese Fabian Volti

Un racconto visivo che attraversa i paesaggi della Sardegna e della Palestina, “Abele” è il nuovo documentario del regista sassarese Fabian Volti, realizzato con la collaborazione di Stefania Muresu e prodotto da Roda Film insieme a Caucaso. Il film sarà presentato in anteprima il 29 maggio a Nuoro, alle ore 21 all’auditorium G. Lilliu, durante la IX edizione dell’IsReal Festival di Cinema del Reale, dove concorre nella sezione internazionale.

Girato in digitale e in pellicola 16 mm, “Abele” esplora il mondo agropastorale attraverso quattro storie intrecciate, tre ambientate in Sardegna e una nei territori palestinesi. La voce fuori campo, in sardo e in arabo, sostituisce talvolta i dialoghi, e accompagna lo spettatore lungo un itinerario narrativo che fonde riprese contemporanee e materiali d’archivio. Le fonti visive includono il fondo Fiorenzo Serra e gli archivi di AP e British Pathé, contribuendo a un linguaggio cinematografico che unisce documentazione e creazione.

Il film si concentra su figure che incarnano la persistenza e la trasformazione del pastoralismo. In Sardegna, il capraro Severino conduce il suo gregge nei pressi del poligono di Capo Teulada; Billia mantiene il suo kuile nel Supramonte di Dorgali; Mario, alle porte di Sassari, vive accanto a una chiesa del ‘500, ricordando la sua infanzia da servo pastore e il periodo nell’esercito. Sono ritratti di uomini che, in contesti diversi, osservano e resistono al cambiamento, interrogandosi sul senso della loro esistenza in una società che ha modificato profondamente il ruolo del pastore.

La quarta vicenda si sviluppa nel Deserto di Giuda, dove una famiglia di beduini vive sotto costante minaccia di sgombero da parte dell’autorità israeliana, nel contesto delle aree C stabilite dagli accordi di Oslo. Durante un viaggio in Cisgiordania nel 2022, Volti e la sua troupe – con il supporto dell’associazione Ponti Non Muri – hanno incontrato Mahmood e la sua famiglia, raccogliendo le testimonianze di alcune comunità tra Gerico e Betlemme. Il documentario dà così voce a una realtà segnata dal conflitto, dalla precarietà e dal desiderio di far conoscere la propria storia oltre i confini del deserto.

“Abele” è anche un esperimento sui linguaggi del documentario. Oltre alla regia e alla fotografia di Volti, il progetto coinvolge Stefania Muresu al montaggio con Enrico Masi e Carlotta Guaraldo, Saverio Damiani al suono, Federico Fenu per le musiche originali, e un gruppo di collaboratori che ha lavorato tra la Sardegna e la Palestina. Il film è sostenuto da enti pubblici e associazioni culturali, tra cui la Regione Autonoma della Sardegna, la Fondazione Sardegna Film Commission, la Cineteca Sarda e altri partner nazionali.

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