Tre voci, tre identità diverse raccontano la loro storia.
Non si riconoscono nel genere attribuito alla nascita, né nel binarismo maschile/femminile, e tratteggiano i propri percorsi di vita, segnati da fragilità e marginalità sociale, ma anche da una forte presa di coscienza di sé e da un’assidua battaglia culturale. “Non è il mio genere. Storie di transizioni e identità”, nuova coproduzione de La Fabbrica Illuminata in collaborazione con le associazioni culturali ARC e Baa Ba’, debutta in prima assoluta giovedì 29 e venerdì 30 maggio alle ore 20.30, nella Sala M2 del Teatro Massimo di Cagliari e porta in scenauna tessitura di parole e esperienze tratte dagli scritti di Jo Clifford, Leslie Feinberg e Pajtim Statovci, tre artist* e intellettual* di riferimento sui temi della transessualità a livello internazionale.
Alla regia, Leonardo Capuano -Premio UBU 2024 come Miglior attore- dirige le interpreti Laura Fortuna, Elena Pau e Manuela Perria, con la collaborazione alla messa in scena di Andrea Bartolomeo e la voce fuori campo di Carla Baffi; i costumi sono curati da Marco Nateri. Lo spettacolo è inserito nel programma della VII edizione di Teatro da camera, rassegna organizzata da La Fabbrica Illuminata con la direzione artistica di Elena Pau: -“Non è il mio genere” porta sul palco una pluralità di testimonianze, in un viaggio che comincia negli anni Sessanta e arriva al presente di chi, oggi, affronta la transizione- ci ha raccontato Pau, –Lo spettacolo si sviluppa intrecciando alla dimensione più intima e personale del racconto, quella pubblica, sociale e culturale, di conquista della propria identità e dei diritti civili fondamentali-.
Laura Fortuna, tra le interpreti in scena, ha selezionato i testi attraverso i quali si delineano questi percorsi di vita, ciascuno con le proprie specificità e contraddizioni, oltre ad aver curato la traduzione dall’inglese dei passi di Clifford; sono tre, in particolare, le opere da cui “Non è il mio genere” ha preso vita, a cominciare dal romanzo “Stone Butch Blues” di Leslie Feinberg. Attivist*, politic* e autor* di importanti studi di genere, tra cui la storia del movimento LGBTQ “Lavender & Red”, Finberg si identifica nel genere neutro e nel 1993 pubblica “Stone Butch Blues”, testo rivoluzionario che apre uno squarcio sul mondo lesbico, butch e femme, e in generale sui “dissidenti dei generi”, tratteggiando anni di clandestinità e repressione, scaturiti poi nei moti di liberazione di Stonewall, a partire dal 1969.
Ancora, il libro e monologo teatrale “Eve” di Jo Clifford, scritto nel 2017; la drammaturga e attrice scozzese condivide il percorso di ricerca della propria identità, intrapreso anche grazie al teatro attraverso l’interpretazione di personaggi femminili, e affronta in chiave ironica e arguta il tema della transizione. A partire dall’infanzia oppressiva, segnata dai dogmi dell’educazione cristiana ricevuta, Clifford celebra le tappe di un vero e proprio percorso di sopravvivenza, fino all’autorealizzazione raggiunta in un’epoca di cambiamenti epocali sul tema della fluidità di genere.
Infine, “Le transizioni”, romanzo dello scrittore Pajtim Statovci, nato in Kosovo nel 1990 e emigrato con la famiglia in Finlandia a causa della guerra; l’opera, pubblicata nel 2020, racconta la storia di Bujar, un giovane la cui identità sorge dalle ceneri di un mondo segnato dai conflitti e dalla povertà. Il viaggio fisico del protagonista, che si sposta dall’Albania all’America attraversando diversi paesi europei, si trasforma in un percorso di formazione, in cui per trovare se stesso, Bujar “veste” differenti identità, che portano alla nascita di una creatura nuova, pronta a occupare il proprio posto nel mondo.
Le tre voci di “Non è il mio genere” portano dunque sul palco esperienze e sensibilità differenti, specchio dei tempi in cui sono maturate; col procedere della narrazione, la loro alternanza evidenzia dissonanze e punti di contatto, la solitudine dell’emarginazione così come il sentirsi parte di uno stesso movimento, che lotta per sgretolare l’ordine precostituito della società. Nella condivisione fisica dello spazio scenico, le tre identità protagoniste, pur distinte, si intrecciano infine in un unico sentire, in un fluire d’esistenza in cui è necessario perdersi, per trovare la propria strada.
Biglietti disponibili su Vivaticket; info su cedacsardegna.it.
