Viaggio tra i capolavori della storia dell’arte con “La candela di Caravaggio / Da Paolo Uccello a Burri: quando l’arte dà spettacolo” di Nicola Fano, docente di Letteratura e Filosofia del Teatro e Etica della comunicazione all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, protagonista oggi alle 17:30 nel Fuaié del Teatro Massimo di Cagliari in dialogo con la critica d’arte Alessandra Menesini (L’Unione Sarda) sotto le insegne di Legger_ezza 2023, il progetto di Promozione della Lettura a cura del CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna – giunto alla sua quinta edizione, per una riflessione su temi importanti e nodi cruciali del presente ispirata alla letteratura contemporanea (e non solo).
Un intrigante gioco di specchi tra arti visive e mises en scène teatrali nel saggio pubblicato da Elliot (marzo 2022) in cui Nicola Fano, giornalista e scrittore, studioso di storia del teatro e drammaturgo, autore di programmi televisivi analizza del opere di grandi maestri “alla luce” della sua profonda conoscenza dei linguaggi della scena, trovando e sottolineando interessanti corrispondenze tra gli “effetti” pittorici e plastici e le invenzioni per rendere più “spettacolari” e drammatiche le rappresentazioni, seducendo il pubblico con il pathos e la meraviglia.
Se la radice della parola teatro rimanda al verbo greco ϑεάομαι (theaomai), “guardare”, che sottende il senso della visione, Nicola Fano privilegia una prospettiva appunto “teatrale” per mettere in risalto le costruzioni “scenografiche” di celebri artisti, pensate per attrarre l’attenzione sui protagonisti, ponendo l’accento sui singoli dettagli e sulla dinamica dell’azione, sulla costruzione di differenti piani narrativi che restituiscono insieme la temperatura emotiva e il valore simbolico del racconto, elaborando una iconografia ormai impressa indelebilmente nell’immaginario collettivo.
Ne “La candela di Caravaggio” il raffinato studioso e fine conoscitore della storia del teatro punta idealmente i riflettori su alcune opere celeberrime, per individuare le analogie con le tecniche e gli strumenti utilizzati per creare nuove suggestioni per ammaliare le platee: si parte non a caso dai dipinti di quel Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, in cui la tecnica mirabile e la precisione del segno si sposano a un uso sapiente della luce, per far affiorare dall’ombra i volti o mostrare i particolari significativi, in una pittura di sorprendente naturalismo che anticipa la sensibilità barocca.
«Il teatro è un modo di guardare» – si legge nella presentazione –. «Precisamente come la pittura e la scultura: fin dall’antichità, arte e teatro sono sempre stati gemelli nella creatività. Le storie dei pittori, le loro manie, i loro trucchi – ieri come oggi – si sono intrecciati alle abitudini dei teatranti, le loro intuizioni, i loro esperimenti. La pittura ha fatto teatro e il teatro ha fatto pittura». “La candela di Caravaggio” – intrigante e originale saggio di Nicola Fano – riporta quindi alle origini dell’arte della “rappresentazione”, per raccontare questa “relazione privilegiata” fra teatro e pittura, mettendo a confronto alcuni quadri e, soprattutto, soffermandosi sulle figure di alcuni artisti e sulle loro “tecniche sceniche”, svelando «i loro insospettabili rapporti con il mondo teatrale».
«La regìa, per esempio, è stata inventata – seppure in modo inconsapevole – da Paolo Uccello che disponeva su un tavolo del suo studio le figurette di legno che avrebbe dipinto nei suoi quadri per studiarne le relazioni prospettiche» – spiega Nicola Fano. «L’ignoto maestro del “Trionfo della morte” di Palermo, invece, ha anticipato la “scrittura sincronica”, tipica del montaggio teatrale. Ma è pure teatralissima la convenzione della finzione (quando l’attore finge di essere qualcun altro sulla scena e il pubblico finge di credere che l’attore sia un altro) che sta alla base del capolavoro di Paolo Caliari (il Veronese): Le nozze di Cana dove il miracolo dei poveri che vedono trasformata l’acqua in vino si sposta nelle meraviglie della Serenissima. Non può essere un caso, infine, che l’invenzione dell’illuminotecnica, all’inizio del Novecento, abbia sfruttato gli stessi trucchi inventati da Caravaggio e dei suoi seguaci. Salvo che loro usavano le candele, invece dei riflettori elettrici».
Un incontro avvincente per riflettere sulla dialettica tra le arti e sui rapporti tra la cultura e il teatro (ma anche il cinema) del Novecento e i capolavori dei grandi maestri, sul ruolo fondamentale della luce per fissare sulla tela un’atmosfera o evocarla sul palcoscenico, sulla dimensione prospettica e la composizione pittorica, che diventano elementi fondamentale della scrittura scenica, laddove la prossemica e il rapporto tra le figure acquistano un forte valore simbolico.
La civiltà occidentale si fonda sul mito, il “racconto” dapprima delle gesta di dèi e eroi, che riportano fino all’origine del mondo, per poi tradursi in una dimensione più terrena in una apparentemente “semplice” epopea del quotidiano: il teatro con la forza espressiva e catartica di un rito dà voce a dilemmi morali, fantasmi del passato e inquietudini del presente, per interrogarsi sulla condizione umana e sul rapporto tra spirito e materia, vita terrena e tensione spirituale. Ne “La candela di Caravaggio”, Nicola Fano si sofferma sul potere della “visione” che il genio dei maestri ha trasformato nell’arte capace, in un quadro come sulla scena, di rendere attraverso la “finzione” o la riproduzione del reale, iconica e perfino trasgressiva, ancora più toccante e profonda, sorprendente e “nuova” la verità.
Nicola Fano è giornalista, storico del teatro e autore teatrale, docente di Letteratura e Filosofia del Teatro e Etica della comunicazione all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, insegna Elementi di Storia del teatro nei Master dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma e Storia del Teatro all’Officina Pasolini (hub culturale della Regione Lazio).
Critico teatrale e inviato per la sezione spettacoli e cultura de l’Unità per vent’anni (fino al 1999), ha curato iniziative editoriali (i “Libri de l’Unità”) ed è stato responsabile culturale del giornale fondato da Antonio Gramsci. Tra i fondatori di “Diario della settimana” con Enrico Deaglio e Renzo Foa, ha collaborato con il gruppo de L’Espresso, è stato collaboratore e poi direttore responsabile di Liberal, e nel 2013 ho fondato il webmagazine Succedeoggi. Dal 2014 al marzo 2020 è stato Consigliere d’amministrazione del Teatro di Roma.
Autore di saggi, ma anche di copioni teatrali, già consulente editoriale di Einaudi, Rizzoli e Baldini&Castoldi-Dalai, ha curato mostre storiche sul teatro, ha diretto con Serena Dandini l’Ambra Jovinelli (dal 2001 al 2007). Tra i suoi ultimi lavori: Le maschere italiane (il Mulino, 2001), Gli italiani di Shakespeare (Gaffi, 2008), La tragedia di Arlecchino. Picasso e la maschera del Novecento (Donzelli, 2012), Andare per teatri (Il Mulino, 2016), Vite di ricambio (Elliot, 2020), Il peso di Anchise (Castelvecchi, 2020). Per Einaudi ha curato Teatro di varietà di Ettore Petrolini (2004).
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.