Verrà inaugurata giovedì 19 giugno alle ore 18 la mostra fotografica “Del diavolo io so la forza” di Angelo Fiori, ospitata negli spazi di Temenos artecontemporanea in via Zanfarino 29 a Sassari. L’esposizione sarà visitabile fino a sabato 28 giugno, tutti i giorni dalle 17:30 alle 20:00.
Per la prima volta Fiori abbandona il mondo subacqueo, ambito in cui ha raggiunto riconoscimenti nei principali trofei italiani ed europei di immagini sottomarine, per affrontare un tema terrestre, affilato, quasi rituale. Le fotografie esposte sono state realizzate in digitale con una Nikon d90 e un obiettivo Nikon 50mm f/1.8, stampate su carta cotone nello studio “The Face” di Marcello Saba.
Il lavoro si sviluppa come una narrazione visiva all’interno di un raduno di diavoli pronti a scendere in piazza. L’obiettivo, mimetizzato come un corno o forse un campanaccio, documenta momenti di intimità, complicità e preparazione: un diavolo che parla all’orecchio, un altro che si traveste da bambino, qualcuno che osserva perplesso la presenza dell’intruso, altri che sorridono come se lo conoscessero da tempo.
Attraverso questi scatti, l’autore restituisce l’atmosfera tesa e simbolica di un corteo che prende forma tra le quinte, fino al momento in cui un fischio a tre dita chiama all’azione. La “squadra luperca” avanza tra la folla, provocando e bastonando, in una rappresentazione che rimanda – per forza e astuzia – non solo a un sabba rituale ma anche ai conflitti e alle devastazioni contemporanee: da Gaza all’Ucraina, dall’Africa alla Thailandia.
Nel testo di presentazione, Fiori scrive: “Non dubito che il titolo di questa mostra divertirà un po’ alcuni dei miei amici all’inizio; forse faranno una pausa, come si fa con le preghiere delle streghe, e staranno un po’ di tempo a decidere se è meglio che la guardino o no, per non risvegliare davvero il diavolo osservando la sua storia.”
La mostra si presenta come un’esplorazione visiva del confine tra rito e realtà, tra gioco e minaccia, in cui la “fuliggine di boschi bruciati” diventa metafora di un’identità complessa e stratificata, sospesa tra rappresentazione e cronaca.