Nell’ambito delle celebrazioni dedicate ai cinquant’anni dalla morte di Salvatore Satta, l’Autunno Sattiano – Satta 50 propone uno degli appuntamenti più attesi: il debutto de “Il Giorno del Giudizio – Su Toccu Pasau”, seconda parte del progetto teatrale ispirato al celebre romanzo del giurista e scrittore nuorese. Lo spettacolo, scritto e diretto da Marco Spiga, andrà in scena al TEN Teatro Eliseo di Nuoro dal 13 al 15 dicembre, alle ore 20:30.
A differenza della prima produzione, che aveva registrato venti repliche e oltre ottomila spettatori, “Su Toccu Pasau” non ne rappresenta la semplice continuazione. È una tappa nuova e autonoma, che approfondisce una zona diversa dell’universo sattaiano. Se nella prima parte la città di Nuoro era raccontata come luogo della memoria e della comunità, questa volta lo sguardo penetra nel suo lato più profondo e crepuscolare, dove il paesaggio si trasforma in organismo morale. Qui la città respira, ricorda e si dissolve, diventando il vero soggetto del racconto.
Marco Spiga porta in scena la fine di un mondo più che la sua trama. Il pubblico osserva Nuoro dall’alto, dai campanili della cattedrale, attraverso lo sguardo di chi avverte che tutto ciò che è accaduto sta scivolando via, mentre rimane solo il suono delle campane di Santa Maria. È proprio quel rintocco ad aprire la rappresentazione, come se il passaggio oltre la soglia del tempo introducesse lo spettatore in un destino collettivo.
Le figure del romanzo riaffiorano in scena come apparizioni. Boelle e Fileddu rappresentano più che personaggi: sono riti di passaggio che trasformano la perdita in consapevolezza. Attorno a loro si muove una città che sente svanire la propria epoca, mantenendo viva la tensione tra il rigore del giurista e la sensibilità del poeta che caratterizzano la scrittura di Satta. Le donne, da Gonaria alla serva dei Corrales, diventano custodi silenziose della memoria, archivio emotivo che conserva il filo tra le generazioni.
Il mondo della curia nuorese, con Prete Pirri, Prete Porcu e Ciriaco, introduce un tono diverso, dove il grottesco si mescola al reale. In queste figure si riflette il tema centrale del giudizio, che in Satta non è condanna ma svelamento: misura della fragilità umana, non bilancio di colpe. Nella messinscena di Spiga, costruita per immagini e dettagli, non emerge un singolo protagonista, ma la città intera, composta da molte voci unite in una stessa sostanza di contraddizioni e memorie.
Uno degli elementi più significativi dello spettacolo è la lingua sarda, utilizzata non come traduzione ma come suono originario. Il lavoro curato da Marco Siotto, Armando Lodi, Gianni Cossu e dal gruppo TENacademy, con studenti dei licei Asproni e Fermi e dell’ITC Chironi Satta, restituisce un registro arcaico e autentico, vicino alla materia viva del romanzo. La lingua diventa strumento di evocazione, una voce che riporta i personaggi alla loro verità più intima.
Il cast riunisce attori professionisti e non, frutto di un lungo percorso di drammaturgia di comunità. Tra gli interpreti figurano Valentina Loche, Graziella Spanu, Giuseppe Garippa, Marco Mazza, Armando Lodi, Gianni Cossu, Alessandro Congeddu, Flavio Cabizzosu, Marco Moledda, Marco Siotto, Zenia Mingioni e molti altri. La direzione tecnica e audio è di Giacomo “Jacheddu” Sanna, le luci di Gianluca Usala, la scenotecnica di Enrico Serra, i costumi di Saimon Issa, con la collaborazione di Desacré e Bestes de Rùsticu.
Lo spettacolo è un’occasione per riascoltare la voce di un’opera che, a mezzo secolo dalla scomparsa del suo autore, continua a parlare alla coscienza collettiva di Nuoro e dell’intera Sardegna.
