A Nuoro il teatro si accende di miti e memoria: la nuova stagione del CeDAC Sardegna

Dall’11 dicembre al 21 aprile, il Teatro “San Giuseppe” / Bocheteatro ospita un cartellone di prosa e danza con Ottavia Piccolo, Stefano Fresi, Giovanni Carroni e RBR Dance Company, tra letteratura, fede e riflessione civile

"The Man" (the Passion of the Christ) di RBR Dance Company. Foto Clarissa Lapolla

"The Man" (the Passion of the Christ) di RBR Dance Company. Foto Clarissa Lapolla

La nuova Stagione di Prosa e Danza 2025-2026 del Teatro “San Giuseppe” / Bocheteatro di Nuoro, organizzata dal CeDAC Sardegna sotto la direzione artistica di Valeria Ciabattoni, propone un percorso attraverso miti antichi, riflessioni filosofiche, narrazioni evangeliche e memorie del Novecento. Il cartellone si compone di sette spettacoli da dicembre ad aprile, che spaziano tra teatro di parola e danza contemporanea, affrontando temi civili e morali che interrogano il presente.

Il sipario si apre giovedì 11 dicembre con “Sos Sinnos” di e con Giovanni Carroni, tratto dal romanzo di Michelangelo Pira. Lo spettacolo, con le musiche dal vivo di Mauro Mibelli e la partecipazione del Tenore di Bitti “Mialinu Pira”, esplora il legame tra lingua, identità e memoria, nel passaggio dalla dimensione orale del racconto alla parola scritta. La narrazione intreccia simboli, miti e segni di una Sardegna arcaica e visionaria, nei luoghi dove il pensiero si fa voce collettiva e memoria condivisa.

Sabato 17 gennaio arriva “Dioggene”, scritto e diretto da Giacomo Battiato e interpretato da Stefano Fresi. Il protagonista, l’attore Nemesio Rea, vive un percorso paradossale che parte dal successo e approda alla rinuncia, trovando senso e ironia nell’essenzialità. Attraverso tre quadri teatrali, interprete e personaggio si sovrappongono in un’indagine esistenziale che riflette sul bisogno di autenticità in un mondo saturo di apparenze.

Domenica 8 febbraio è la volta di “Matteotti – Anatomia di un fascismo” di Stefano Massini, con Ottavia Piccolo e I Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo. Il lavoro, con la regia di Sandra Mangini, ripercorre la figura del deputato socialista Giacomo Matteotti e la sua denuncia del regime nascente. La messa in scena diventa uno strumento di memoria civile e un’analisi lucida dei meccanismi della propaganda e della paura, mostrando come la rinuncia alla libertà in nome dell’ordine possa generare la violenza.

Giovedì 19 febbraio il collettivo Sotterraneo presenta “Il fuoco era la cura”, liberamente ispirato a “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. Nell’adattamento curato da Sara Bonaventura, Claudio Cirri e Daniele Villa, la distopia anticipata dallo scrittore americano diventa metafora della contemporaneità, in cui le forme di censura si travestono da intrattenimento e controllo digitale. Sul palco, tra immagini e suoni dal vivo, prende forma una riflessione sul valore della conoscenza e sulla necessità di difendere la libertà di pensiero.

Lunedì 2 marzo debutta “The Man” di RBR Dance Company, ispirato al film “La Passione di Cristo” di Mel Gibson, con le coreografie di Cristina Ledri e Cristiano Fagioli. La danza racconta gli ultimi giorni di Gesù di Nazareth attraverso una narrazione visiva e simbolica che unisce movimento, luce e suono, evocando la lotta tra dolore e speranza. La figura dell’uomo e il suo sacrificio diventano immagini universali di dedizione e amore, in un percorso artistico che avvicina la danza al racconto spirituale.

Giovedì 12 marzo arriva “Il Vecchio e il Marlin”, uno spettacolo di Roberto Abbiati, Claudio Morganti e Johannes Schlosser, tratto dal celebre romanzo di Ernest Hemingway. Roberto Abbiati, anche protagonista, insieme al musicista Johannes Schlosser, offre una versione intima e poetica della lotta del pescatore contro la sua preda, tra sfida e rispetto reciproco. L’opera restituisce la tensione tragica e la quiete della consapevolezza, nel confronto tra uomo e natura, dove vittoria e sconfitta si confondono nel valore dell’esperienza.

La stagione si conclude martedì 21 aprile con “Metamorfosi”, dal poema di Ovidio, con la voce recitante di Nina Pons diretta da Andrea Baracco. Accompagnato dai tamburi giapponesi dei Munedaiko, lo spettacolo attraversa tre miti – “L’Origine”, “Apollo e Dafne” e “Fetonte” – per restituire la metamorfosi come metafora dell’umano in continuo divenire. La parola poetica e la forza percussiva del ritmo orientale si fondono in un racconto che riflette sulla trasformazione, sulla fragilità e sull’equilibrio tra ragione e istinto.

Biglietti: intero €20, ridotto €15. Per informazioni: tel. 0784.203060 – cell. 338.7529106 – e-mail: info.bocheteatro@gmail.com.

Exit mobile version