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Da “L’amore inevitabile” a “Pasolini, un pensiero incarnato”: le novità in libreria

Dalla Bari degli anni ’90 raccontata da Lattanzi al pensiero vivo di Pasolini, fino a Harper Lee e ai misteri di Hong Kong: i nuovi libri del momento tra amore, memoria e identità

di Redazione
25 Ottobre 2025
in Libri
🕓 11 MINUTI DI LETTURA
44 2
libri 25 ottobre 205
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(Adnkronos) – Antonella Lattanzi torna in libreria. Dopo “Cose che non si raccontano”, volume con cui ha partecipato al premio Strega del 2024, la scrittrice barese propone ora “Chiara“, sugli scaffali con Einaudi dal 28 ottobre. Marianna e Chiara crescono a pochi passi, nella Bari popolare degli anni Novanta, in due famiglie che sembrano agli antipodi – una ruvida e irrequieta, l’altra ordinata e colta, apparentemente perfetta – ma che si rivelano uguali nel modo in cui tradiscono, soffocano, feriscono.  

Tra le due ragazze nasce subito un legame assoluto, fatto di intesa e di coraggio, di un bisogno vitale di raccogliersi a vicenda. Cosí, contro la violenza che le circonda, costruiscono un mondo solo loro, e negli anni l’affetto si confonde con l’amore, in alcuni momenti diventa anche attrazione e desiderio. Ma la vita adulta le allontana, crescere in fondo è irreparabile. E allora, quando sarà il momento, sapranno tenere fede a quella promessa di esserci sempre l’una per l’altra, anche di fronte al terrore?  

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In un romanzo dal ritmo incalzante, magnetico, che va avanti e indietro nel tempo in modo sapiente, Antonella Lattanzi sa tenere insieme la tenerezza dell’infanzia, l’erotismo come scoperta e il senso di minaccia incombente tra le mura di casa, la paura che qualcosa si spezzi all’improvviso, senza avvisare. Ma proprio dentro la tensione, contro ogni aspettativa, si accende la poesia della vita, e insieme un bene ostinato e splendente, capace di disarmare il cuore di chi legge. 

È in libreria con Mondadori “L’amore inevitabile” firmato da una serie di scrittori, da Edoardo Albinati a Romana Petri. Che cosa significa essere genitori? Cosa succede se non si riesce a diventarlo? Quali implicazioni porta con sé scegliere di mettere al mondo dei figli oppure di non farlo? E figli, si smette mai di esserlo? La genitorialità è una tra le sfide più complesse a cui uomini e donne sono chiamati, un viaggio dagli esiti imprevedibili, persino quando si decide di non intraprenderlo. Se è vero che non c’è al mondo amore più potente di quello che unisce i genitori ai loro figli, questa potenza può tingersi di sfumature ambigue, assumere i tratti dell’ineluttabilità. Per esplorare un terreno così fertile e al tempo stesso franoso, servono gli strumenti della letteratura, serve lo sguardo delle nostre migliori scrittrici e dei nostri migliori scrittori. Per la prima volta insieme in un progetto collettivo, dodici fra le voci più importanti della narrativa italiana contemporanea raccontano altrettante storie di genitori e figli.  

I loro protagonisti sono alle prese con il desiderio di una gravidanza, oppure, al contrario, sono uomini e donne che rivendicano la scelta di non procreare. Sono madri e padri che guardano i loro bambini crescere, pedalare su una bicicletta rossa o scalare la parete rocciosa di una montagna. Ma sono anche figli che osservano chi li ha generati con sguardo ora grato, ora inflessibile. In bilico tra autobiografia e invenzione, riflessione esistenziale e memoria familiare, commedia e dramma, questi racconti sono un prisma d’eccezione attraverso il quale interpretare noi stessi e i nostri legami. 

Con Rizzoli esce in libreria “L’ultima danza di Maradona” del giornalista e scrittore Giancarlo Dotto. Werner Falco, detto il Bucaniere, faccia da etrusco ormai ridotta a un teschio, è un mercante di uomini. Un fiuto unico nel riconoscere il talento e trasformarlo in oro, per la felicità di presidenti, allenatori e calciatori, scovati nelle più improbabili periferie di tre continenti. A sessantacinque anni, appeso a una bomboletta di ossigeno, sverna a Bahia, dove, aspettando la fine, ha messo gli occhi su un diciassettenne destinato a diventare una star del calcio internazionale. Ma una telefonata lo richiama in Italia: una serie di misteri ed efferati delitti sconvolge il calcio italiano, e Tano Piramide, commissario di provincia e amico da sempre, ha bisogno del suo aiuto. Il ritorno si trasforma presto in un viaggio sospeso tra la memoria di amori perduti e l’incubo di un serial killer armato di martello, in un mondo corroso dagli effetti di una nube pestilenziale e dal sentimento di una perdita difficile da decifrare. A distanza di tempo la scomparsa di Maradona è un dolore che si ostina, sottile e insopportabile.  

Una mancanza. Una sottrazione di bellezza. In questa storia visionaria eppure densa di personaggi vividissimi, Giancarlo Dotto trasfigura l’esperienza di decenni di narrazione per i giornali e costruisce un romanzo a chiave insieme grottesco e nostalgico, in cui le passioni, le rivalità, gli odi, i tradimenti dei protagonisti non ce la fanno più a restare soffocati e nascosti, ma esplodono in tutta la loro brutale evidenza. Quando il calcio accetta senza ipocrisie di mostrarsi per quello che è: un gioco che sa essere molto crudele. 

È in libreria con Feltrinelli “La terra del dolce domani” di Harper Lee. La pubblicazione di “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee nel 1960 fu un evento memorabile: il romanzo vinse il premio Pulitzer, fu tradotto in quaranta Paesi, vendette quaranta milioni di copie, fu adattato in un film che vinse tre Oscar e diventò un classico della letteratura americana. I suoi protagonisti, Scout, Jem e Atticus, sono tra i personaggi più amati dai lettori di tutto il mondo. Se la pubblicazione di ‘Va’, metti una sentinella’ nel 2015 fu un altro evento letterario sensazionale, meno nota fino a oggi è la Harper Lee scrittrice in erba che sottoponeva i suoi racconti alle riviste sperando di vederli pubblicati; Harper Lee, l’amica devota, che accompagnò in Kansas Truman Capote mentre si preparava a scrivere ‘A sangue freddo’; e Harper Lee nella sua veste da newyorchese e da appassionata di cinema, che riempì le pagine di ‘McCall’s’ e ‘Vogue’ con articoli arguti e profondi. 

“La terra del dolce domani”, il suo terzo libro, unisce tutti questi aspetti. Contiene racconti inediti scritti a metà degli anni cinquanta, prima che Harper Lee iniziasse a lavorare a quello che sarebbe diventato ‘Il buio oltre la siepe’, e una serie di saggi usciti tra il 1961 e il 2006, raccolti qui per la prima volta. Il tutto corredato da un’introduzione di Casey Cep, la sua biografa ufficiale. Dai cortili delle scuole dell’Alabama dell’infanzia di Lee alle tavole calde e ai cinema di Manhattan, dalle sue riflessioni sull’educazione a un delizioso ritratto di Gregory Peck sul set del film Il buio oltre la siepe, ‘La terra del dolce domani’ amplia la comprensione del talento della leggendaria scrittrice americana permettendo di seguire l’evoluzione del suo stile letterario e del suo pensiero, ancora attualissimo, sulla politica, l’uguaglianza, il Sud degli Stati Uniti, l’amore, l’arte e il significato di una vita creativa e impegnata. 

Roberto Alajmo e Marco Carapezza mandano in libreria dal 28 ottobre con Sellerio “Avventure postume di personaggi illustri“. Dieci avventure esemplari, capitate post mortem a uomini e donne che nei secoli hanno goduto di fama mondiale. Personaggi illustri della storia e dell’arte, della letteratura e della scienza, pontefici, santi, statisti, rivoluzionari, filosofi che durante la loro vita erano stati forse padroni del proprio destino (e del destino di molti altri), fino al fatale momento in cui, nel tempo di un respiro, hanno perso per sempre il potere di incidere sul mondo. Sia detto con più coraggio e onestà: sono morti. Ma poiché, come si legge in esergo a questo libro, fortunatamente “a morire sono sempre gli altri” (Duchamp), è proprio a partire da questa inevitabile piega del destino che Roberto Alajmo e Marco Carapezza si sono divertiti a raccontare con arguzia e intelligenza le vicissitudini postume di donne e uomini straordinari, le strade imprevedibili che hanno imboccato i loro resti terreni, le avventure spesso grottesche delle loro spoglie mortali. 

“È del corpo”, scrivono gli autori nel preludio a questo libro, “che bisognerebbe preoccuparsi quando viene a mancare il suo legittimo proprietario. Sul destino di alcuni cadaveri eccellenti, infatti, si apre un sipario imprevedibile, oltre il quale agiscono amore, fanatismo, anelito d’eternità, scaramanzia e molti altri fattori, secondo una ricetta variabile capace di trasformare in commedia anche la più fosca delle tragedie”. E così potremo seguire l’odissea, degna di una spy story, dei resti di Evita Perón, o la storia paradossale delle due teste di Cartesio, o ancora i tre funerali e mezzo di Pirandello e la sovietica manutenzione della mummia di Lenin. Fino all’incredibile macabro processo al cadavere di un papa dissepolto per l’occasione. Questo libretto divagante e originale racconta in fondo come il culto delle reliquie, nato col cristianesimo, ha resistito alla modernità più razionalista per arrivare ai giorni nostri, trasformandosi però in una sorta di accanimento, una forma di inconscia vendetta della mediocrità sulla grandezza, in una miscela inestricabile di ammirazione, feticismo e invidia. 

Pasolini non era un filosofo. Eppure il suo pensiero, uno dei più liberi e audaci del suo tempo, continua a sollecitarci attraverso i suoi scritti e i suoi film. “Pasolini, un pensiero incarnato“, scritto da Carla Benedetti con Alessandro Fiorillo pubblicato da Solferino, ne restituisce appieno la complessità e l’organicità, mostrandoci non il profeta cupo e apocalittico tante volte descritto, ma il portatore di una scintilla che si accende ancora per noi oggi, mentre siamo alle prese con un’emergenza ambientale senza precedenti e con questioni di giustizia sociale di portata globale.  

Con la sua visione della storia umana, così in urto con quella lineare e progressiva che ha dominato l’Occidente; con il suo pensiero incarnato, che resta ancorato alla realtà della vita, anche nelle sue contraddizioni; con il suo instancabile impulso ad allargare l’orizzonte cognitivo, dagli aspetti apparentemente marginali della vita sociale fino alle forze cosmiche che toccano ogni esistenza; con la sua forza sentimentale che si esprime anche nella disperazione, Pasolini riesce tuttora a trasmetterci un senso di intollerabilità per l’attuale corso del mondo e l’idea che un’alternativa è possibile. 

La cucina italiana è candidata all’Unesco quale patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Ma che cosa esattamente è stato candidato? Lo raccontano Massimo Montanari e Pier Luigi Petrillo in “Tutti a tavola. Perché la cucina italiana è un patrimonio dell’umanità” sugli scaffali con Laterza, che hanno avuto un ruolo di primo piano nell’elaborazione del dossier di candidatura – di cui a dicembre 2025 si conoscerà l’esito – e che in questo libro ne spiegheranno le caratteristiche e il significato.  

Smentendo alcuni fraintendimenti e luoghi comuni sull’identità e sull’esistenza stessa della cucina italiana, gli autori mostrano come essa si sia formata, sia cresciuta e sia cambiata nel corso dei secoli in modo dinamico e sotto il segno dell’ibridazione, incrociando e valorizzando le esperienze di territori e popoli diversi. Ma sorgono subito alcune domande: come può una cucina così legata alla diversità dei luoghi, dei territori e delle culture essere definita ‘italiana’? E quale valore identitario riconoscere a ingredienti o ricette o modalità di preparazione che la nostra cucina ha mutuato da altre culture? O, viceversa, alle esperienze ‘italiane’ assorbite da altre culture? E se l’Italia come realtà politica è giovanissima, come è possibile che la sua cultura gastronomica si possa far risalire all’epoca medievale, quando già era percepita come italiana? Ancora: fino a che punto possiamo definire ‘italiana’ un’esperienza gastronomica basata sullo scambio e sulla condivisione, a cui per secoli solo una ristretta élite sociale ha avuto accesso? E come spiegare la natura schiettamente popolare di questa cucina?  

Attraverso queste e altre domande, Montanari e Petrillo illustrano il senso della candidatura Unesco, che riguarda la cucina italiana come realtà di lungo periodo e ad ampio spettro sociale, profondamente incorporata nella cultura e nel sentire degli italiani, non solo nelle sue espressioni più alte ma anche e soprattutto nella ‘normalità’ delle pratiche comuni e quotidiane. Ecco perché gli italiani hanno grande confidenza con la cucina. Ecco perché, come spesso (e giustamente) si dice, “parlano sempre di cucina”. Uno dei paradossi che si illustrano in questo libro è che la cucina italiana per molti aspetti sembra definirsi in negativo, per ciò che non è: non monolitica, non unitaria, non regolamentata, non costruita attorno a regole codificate bensì su principi di libertà, di inclusione e di condivisione delle diversità. Proprio per questo la cucina italiana è patrimonio di tutti. 

È in libreria con Marsilio “La vedova di Hong Kong” di Kristen Loesch. Mei ha solo vent’anni quando, dopo la nascita della Repubblica popolare cinese, è costretta a lasciarsi alle spalle Shanghai e l’infanzia. La sua fuga finisce nella Bottega delle Rarità di Madame Volkova, a Hong Kong, dove Mei si dedica al ritaglio delle figure di carta, un’arte antica che ha ereditato dalla madre, scomparsa quando era ancora una bambina, e che lei custodisce gelosamente insieme a un’altra dote: quella di comunicare con gli spiriti. Un giorno, una cliente che si attarda a rovistare nel negozio, ex diva del cinema muto, la invita a partecipare a una singolare sfida tra sei medium che si terrà per sei giorni nella splendida cornice di Maidenhair House. Il vincitore riceverà una fortuna, ma a Mei, che comunque gareggerà, interessa un solo premio: la vendetta. Molto tempo prima, infatti, aveva conosciuto George Maidenhair, e gli aveva voluto bene. Fino a quando lui non aveva distrutto la sua vita. 

Passano gli anni, Mei vive a Seattle e, ormai ultraottantenne, decide di tornare a Hong Kong con la figlia sulle tracce della villa in cui – ne è convinta – in quel lontano settembre del 1953 si è consumata una serie di delitti, di cui non è però rimasta traccia. Neppure un corpo. È l’ultima occasione per scoprire la verità. Ma ad attenderla, oltre al ricordo di un grande amore, ci sono i fantasmi del suo passato. Con La vedova di Hong Kong Kristen Loesch ci consegna una nuova, appassionante epopea, ispirata alle leggende cinesi e alla storia vera della sua famiglia. Una storia suggestiva, dove segreti, vendette, e un pizzico di sovrannaturale, si avvicendano dando forma a un romanzo coinvolgente che è anche una meditazione profonda sul rapporto tra madri e figlie, sui misteri che finiamo per tenerci nascosti a vicenda, e sul potere dell’empatia e della condivisione come modo per affrontare – e placare – gli spettri di un vissuto doloroso. Quelli che decidiamo di portare con noi, e di cui possiamo imparare a liberarci.  

Kristen Loesch Kristen Loeschè cresciuta a San Francisco. Laureata in Storia, ha poi conseguito un master in Studi slavistici all’Università di Cambridge. La bambola di porcellana è il suo romanzo d’esordio, da cui verrà anche tratta una serie tv. Vive sulla costa ovest degli Stati Uniti con il marito e i tre figli. 

Arriverà in libreria il 28 ottobre con HarperCollins “Le vere amiche ci sono sempre” di Robyn Carr. Gerri credeva che il suo matrimonio fosse solido, ma le crepe nascoste iniziano a farsi strada, obbligandola a rimettere in discussione tutto ciò che pensava di sapere su se stessa e sulla famiglia che ha costruito. Andy, delusa dagli uomini e convinta che l’amore vero sia solo un’illusione, si trova inaspettatamente di fronte alla possibilità di dare fiducia a un cuore onesto e umile, diverso da tutto ciò che aveva sempre cercato. Sonja, con la sua ricerca di armonia e perfezione, vede il suo mondo andare in frantumi quando suo marito abbandona il loro sogno comune, lasciandola disorientata e vulnerabile. E poi c’è BJ, la nuova arrivata, riservata e avvolta nei suoi misteri, ma destinata a sconvolgere le vite delle altre, mostrando loro una forza che non pensavano di possedere. 

Tra segreti inconfessati, perdite dolorose e piccoli traguardi di felicità, queste quattro donne si sostengono a vicenda, creando un cerchio sicuro fatto di risate, lacrime e amore. Perché, anche quando tutto sembra crollare, le vere amiche restano. E ci aiutano a trovare, dentro di noi, il coraggio di affrontare l’imprevedibile, l’ignoto e quello che fa più paura. Le vere amiche ci sono sempre è una celebrazione della resilienza femminile e di quel legame speciale che trasforma l’amicizia in una famiglia. Per chi crede che un “insieme” possa davvero durare per sempre. Robyn Carr propone una storia potente, che cattura con delicatezza e intensità l’anima di legami capaci di resistere al tempo, alle distanze e alle ferite della vita. 

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  • 🗝️ Non solo un mobile, ma un simbolo di memoria collettiva. In Sardegna, sa cascia� rappresenta il cuore della casa: cassapanca antica, scrigno di corredi e di storie tramandate per generazioni. 
Le sue origini risalgono all’età nuragica, come testimonia un piccolo bronzetto custodito al Museo Archeologico di Cagliari, che riproduce un cofanetto su ruote, antesignano della cassapanca sarda. 
✨ Realizzata in legno di castagno, noce o rovere, finemente intagliata e decorata con motivi simbolici come la pavoncella o il sole, sa cascia� è oggi un ponte tra passato e presente. Un capolavoro che racconta la storia, l’identità e l’arte di un’isola in cui la tradizione continua a vivere nel segno dell’eleganza. 
📰 Leggi l’articolo completo di Raffaella Piras su SHmag.it  📷 Sardegna Artigianato |  Pierluigi Dessì Confinivisivi
  • 🎶 Pochi generi musicali hanno rappresentato così bene un’epoca come il Concerto Grosso, nato tra XVII e XVIII secolo e fondato sul dialogo tra solisti e orchestra. Ma la sua storia non si è esaurita con il Barocco: nei secoli successivi ha conosciuto sorprendenti rinascite, contaminazioni e reinvenzioni, arrivando persino a intrecciarsi con il rock. 
🎭 È proprio a questa straordinaria vitalità che la Cooperativa @teatroeomusica dedica la nuova edizione dei Salotti culturali del Teatro Verdi di Sassari. Quattro appuntamenti, dal 9 ottobre al 5 novembre, porteranno sul palco capolavori di Corelli, Stradella, Bach, Händel, fino alle riletture di Bloch, Bacalov e Schnittke, mostrando come un genere nato più di tre secoli fa riesca ancora a parlare al presente. 
Ogni concerto sarà introdotto da autorevoli voci della critica musicale – Andrea Ivaldi, Antonio Ligios, Maurizio Salvi e Sandro Cappelletto – che guideranno il pubblico nell’ascolto, insieme alla Teatro Verdi Chamber Orchestra e agli ospiti solisti. 🎻 
📰 Scopri di più sulla rassegna, tutti i dettagli sono nell’articolo completo su SHmag.it
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👁️‍🗨️ Le prime tracce affiorano già in età romana; nell’isola, la creatura entra nella cronaca orale: un verso acuto come avvertimento, lo sputo rituale per scongiurare la sventura, l’ombra sui tetti dei villaggi di pietra. 
🧵☕️ Attorno a lei ruotano diagnosi e protezioni: la “Sa Striadura”, il filo da imbastire che confronta apertura delle braccia e statura, le piume ridotte in cenere mescolate al caffè, il fumo che accenna una croce sul malato all’ultimo quarto di luna. 🌘 
🌸 Tra Gallura e Sassarese, la leggenda converge sulla donna-strega: unguenti di peonia, trance, metamorfosi, voli notturni che traducono l’inspiegabile in rito e linguaggio condiviso, tra brebus e antiche paure del malocchio. 🧿 
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