Giovanna Mulas. Diario di viaggio di una scrittrice da 830mila follower

Il mondo è un ricettacolo di esperienze ed ogni viaggio è un nuovo contatto di culture diverse, un’espansione della propria conoscenza, l’obiettivo ultimo di ogni grande artista.

Giovanna Mulas è una stupefacente scrittrice nuorese (classe 1969) che ha fatto del coraggio e dell’audacia il proprio punto di forza narrativo. Giornalista e autrice di opere dall’impronta originale e delicata (Dannati, La consistenza dell’acqua, Caronte), nonché vincitrice di numerosi riconoscimenti (tra cui il “Premio internazionale per l’Arte e la Cultura” nel 2008 e il “Premio alla Carriera” nel 2010), l’autrice sarda ci presenta la sua nuova fatica letteraria, avventurosa, profonda e permeata di un forte senso di divulgazione: Diario di viaggio di una scrittrice. Amazzonia, Colombia, Isole Canarie, Turchia (Catartica Edizioni).

Un saggio che assume la forma di un diario, raccontando le avventure e le esperienze di una donna, la stessa autrice, alla scoperta dei paesi più complicati dal punto di vista sociale e politico, in cui la repressione armata, la limitazione di emancipazione e di libertà, la censura, l’oppressione e le ingiustizie diventano parte della cultura popolare. Un libro che ci insegna a riflettere, pregno di dubbi, di idee, di domande sui luoghi e sulla politica, che volge lo sguardo anche verso noi stessi instillandoci una riflessione.

Noi non vediamo… o non vogliamo vedere?

Per rispondere a questa e ad altre domande ho chiesto aiuto alla stessa Mulas.

Salve Giovanna, innanzitutto, come nasce l’idea per quest’opera?                
Il libro è nato come semplici appunti di viaggio durante la mia presenza in Colombia, come prima artista sarda nella storia dell’evento e in rappresentanza dell’Italia, al Festival Internazionale di Poesia Premio Nobel, in Medellin. Inoltre, con mio marito Gabriel (poeta argentino) abbiamo voluto fortemente riunirci e confrontarci con indigeni e soldati armati fino ai denti al fine di portare arte e poesia anche in Amazzonia, a Leticia e nella terribile Triple Frontera.

Ha riscontrato importanti differenze culturali tra i posti visitati e il nostro paese?
Tutta l’educazione dell’Occidente è basata sul principio di emulazione e competizione; ogni ragazzo viene invitato a imparare rapidamente per gareggiare coi compagni e superarli con ogni mezzo in ciò che erroneamente chiamiamo “rivalità amichevole”. In Oriente invece lo spirito di “non separazione” è acquisito fin dall’infanzia, creando un ambiente di unione e di forte senso comunitario.

Progetti futuri?          
Presto in Romania e in Egitto, dove recentemente è stato tradotto il mio operato, mentre durante i prossimi mesi vedrà la luce, per Ciesse Edizioni, il romanzo inedito La Teoria delle Cento Scimmie, post apocalittico, e I Cancelli del cielo per l’AG Book Publishing, contro il femminicidio, problema più che mai attuale che é, nel bene come nel male, appartenente al mio vissuto di donna e madre.

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