A Oristano, nuovo prolungamento nel segno dell’arte contemporanea per il ventiseiesimo festival Dromos: per una mostra che ha chiuso i battenti due weekend fa un’altra si inaugura infatti questo sabato 19 ottobre alle 18:30, sempre nei ritrovati spazi del Foro Boario, per restare aperta, anche in questo caso, per tre mesi, fino al prossimo 19 gennaio.
Curata da Ivo Serafino Fenu e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Oristano in collaborazione con la Fondazione Oristano e la Fondazione Mont’e Prama, si intitola “Kolossòi. Pastorello nell’Isola dei Giganti”: un titolo volutamente ambiguo e depistante «perché ambigua e depistante è la dimensione poetica e la narrazione proposta dal sassarese Giovanni Manunta, in arte Pastorello, uno tra gli artisti più capaci e determinanti del panorama artistico contemporaneo che la Sardegna sia riuscita a proporre negli ultimi decenni», spiega il curatore Ivo Serafino Fenu. «I colossi, viceversa, non possono non far pensare alla felice e insuperata definizione con la quale l’archeologo Giovanni Lilliu definì le statue monumentali ritrovate nel sito di Mont’e Prama e oggi, più banalmente, definite Giganti».
Pastorello rende omaggio a queste statue e allo stesso Lilliu, esplorando l’accezione etimologica del termine “kolossòi”, evitando una semplice celebrazione delle statue di Cabras, per presentare invece una visione metafisica e metastorica di un’isola popolata da giganti, creature feroci, alberi ancestrali, paesaggi pre e post-umani. Mondi sempre in evoluzione, abitati da figure seduttive e fatali, una sorta di “trappola visiva” creata da un artista che ha fatto della pittura la sua ragione di vita.
Ambigua e depistante, l’arte di Pastorello è ricca di riferimenti culturali impliciti, che spaziano dal Rinascimento nordico a visioni apocalittiche e virtuali: per lui «la pittura è pittura. La pittura è innaturale, contro natura, ma è nel mondo. Non è soprannaturale, lo lascia intendere, promette e non mantiene: inganna».
Pittore puro, nelle sue opere Pastorello non trasmette messaggi oltre alla pratica pittorica stessa, creando paesaggi metaforici del processo creativo, che risultano ambigui e autoreferenziali. «Paesaggi come metafore del processo creativo in sé assoluto e intangibile», osserva Ivo Serafino Fenu, «sì da far dire all’artista: “la pittura avvicina il soprannaturale alla natura: è l’ultima manifestazione del metafisico, naturale e innaturale non sono del tutto opposti, in quanto fanno parte di questo mondo il loro vero opposto è il soprannaturale”».
La mostra che si inaugura sabato prossimo è la più ampia dedicata a Pastorello, con oltre sessanta lavori dell’artista sassarese, molti dei quali inediti, alcuni provenienti dalla Collezione Giuseppe Demara, dalla Collezione Nicola Cocco e dalla Collezione Roberto Pisano.
Tra le opere esposte, una monumentale installazione, realizzata in collaborazione con il ceramista Salvatore Farci e lo Studio K&P (Giovanni Manunta, Gabriele Moretti, Salvatore Piroddi e Giuseppe Tavera), che svela il significato nascosto del titolo. “Kolossòi” è un viaggio nell’universo artistico di Pastorello, un viaggio dove il confine tra mito e realtà si sfuma, «nel quale passare dalle vicissitudini di Odisseo a quelle di Gulliver è un attimo, nella quale i rapporti di forza e financo quelli proporzionali divengono relativi e precari», sottolinea ancora Ivo Serafino Fenu, «perché è tutto un attimo anche vedersi trasformare da Polifemo in abitanti di Lilliput: quasi un monito per coloro che, convinti di abitare in un’Isola di Giganti, si sono scoperti minuscoli e fragili, o dei Don Quijote davanti ai mastodonti del vento e alla loro protervia».
La mostra “Kolossòi. Pastorello nell’Isola dei Giganti” sarà visitabile tutti i giorni dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00. Il biglietto d’ingresso costa 5 euro.
Per informazioni, si può contattare la segreteria del festival Dromos al numero di telefono 0783/310490, al numero WhatsApp 334/8022237 e all’indirizzo di posta elettronica [email protected].