Da Facebook alla casa di Alda Merini: Maria Teresa Tedde, la “poetessa turchina”, in pochi anni si è fatta conoscere ad un vasto pubblico grazie alle sue opere condivise quotidianamente sul social network. Sassarese, un passato da insegnante ed un percorso fatto di studi, elaborazioni, virtuali e cartacee -un romanzo e quattro raccolte di poesie- ed un percorso interiore verso una costante crescita ed un confronto nel mondo dei verseggiatori.
Qual è stato il momento in cui hai capito che dovevi scrivere poesie?
È stata una rivelazione. Il poeta, in famiglia, era mio fratello che ammiravo tanto da non voler invadere il suo campo. Mi ha sempre affascinato la conoscenza interiore: in uno dei tanti seminari sulla consapevolezza è scaturito che avevo talento per la poesia. Subito dopo ho avuto l’impulso di scrivere e l’ho fatto sopra un fazzolettino che conservo tuttora. Da allora non ho più smesso (scrivo poesie da sette anni), è stata come una liberazione.
Da Facebook alle raccolte di poesie, come è stato il percorso?
Il primo libro l’ho pubblicato per caso. Scrivevo su Facebook ed un amico pittore mi ha spinto a contattare un editore e a presentarlo a Parigi durante un suo vernissage. Poi sono seguiti i concorsi, i reading e gli altri volumi.
Qual è per te il senso della poesia?
È quello di creare un benessere interiore, viviamo in un’epoca di brutture, in passato le avrei combattute ma adesso ho voglia di manifestare con i miei versi. Parlo di rinascita e di speranza con schiettezza, senza maschere. Questa apertura mi permette di vivere con più leggerezza.
Scrivi spesso? Hai un metodo o segui l’illuminazione del momento?
I miei versi arrivano sempre spontanei, mai elaborati. Le mie parole partono dal cuore, seguo l’impulso di dover prendere la penna (ora il telefonino), dare luce alle emozioni e divulgarle. Per questo pubblico tutti i giorni su Facebook almeno una mia poesia, è un bisogno interiore.
Che cosa ti ispira, c’è un tema ricorrente?
È l’amore, in tutte le sue forme. Amore è attesa ed innamoramento tra due persone, ma anche un fiore che cresce nell’asfalto, uno sguardo rubato per la strada, un sorriso, la forza della vita nella quale io ci vedo il miracolo.
Quanto reputi sia necessaria la poesia al giorno d’oggi, non è anacronistica?
Assolutamente no. Lo dimostra il fatto che sono seguitissima su Facebook, c’è molta partecipazione nei miei post. Molti dicono che le mie poesie danno liberazione, gioia e benessere, quindi c’è ancora bisogno di poesia. Purtroppo non viene valorizzata. Anche a scuola ha la prevalenza il ragionamento a discapito delle emozioni. Nei miei trascorsi da insegnante però, ho visto che anche gli alunni di un istituto professionale, se stimolati, apprezzano e si rivolgono alla poesia.
La tua è una poesia lieve ma carica di profondi significati e talvolta di dolore.
Per me la poesia è un dono sacro al quale mi inchino, mi fa felice e mi permette di esprimere ciò che non riuscirei a parole. Nell’apparente leggerezza c’è il dolore delle mie gravi perdite, ho pensato che la mia vita fosse finita ma sono riuscita ad andare avanti anche per chi mi ha amata tanto e non è più accanto a me. È un modo per averlo sempre vicino.
Hai avuto importanti riconoscimenti, hanno influito nell’evoluzione della tua poesia?
I riconoscimenti mi hanno dato autostima. Le prime poesie non mi piacevano, erano molto lunghe e generali, forse non mi ero ancora aperta. Ora sono più intime, sono diventata impudente, non ho filtri.
Raccontami di Alda Merini.
L’ho scoperta in tarda età ed ho avuto rabbia per la sua vita. Quando ho visitato la sua casa ho subito sentito il bisogno di recitare. Ci sono tornata nelle celebrazioni del suo compleanno ed ho letto una mia poesia, poi è nata l’idea di presentare il mio ultimo libro “All’amore dico sì” (Oceano Ed.) proprio lì ed è stata la realizzazione di un sogno. Un’emozione unica.