Su e giù. Alti e bassi. Questo è stato il mese di aprile, condito da ben 5 partite, del Cagliari. Come se si vivesse in una sorta di giostra che non si ferma mai e che si trascina tra attimi di puro divertimento e momenti di desolazione e tristezza. Tutto ha avuto inizio con il 3-1 in casa di un Palermo a dir poco pericolante e con una salvezza che appare praticamente un’utopia. Un successo in rimonta, che porta il nome di Artur Ionita. Il moldavo ammutolisce il Renzo Barbera con un’incredibile e a dir poco inaspettata doppietta, dimostrando di essere un pilastro imprescindibile nello scacchiere tattico di mister Rastelli. Immancabile anche il gol di Marco Borriello. L’attaccante napoletano ha zittito tutti gli scettici, che avevano storto il naso al momento del suo acquisto, e lo ha fatto a suon di gol. I rossoblu sembrano così acquisire così quelle certezze necessarie e fondamentali per un bel finale di stagione. Perché non è mai un male levarsi qualche piccola soddisfazione. Ma ecco che arriva la sconfitta casalinga con il Torino. Un 2-3 frutto di una partita strana e, sotto certi aspetti, anche inspiegabile. Una vana illusione iniziale distrutta però poi sotto i colpi di Belotti, Ljajic e Acquah. C’è però una piccola festa ed è quella per il primo gol di Han in Serie A. Il futuro degli isolani passa anche dai piedi e dalle qualità di questo giovane talento nordcoreano. I prossimi mesi daranno risposte sul suo conto. Chissà che non si sia davvero messo a segno un gran colpo.
Passano però soltanto 7 giorni e il Sant’Elia torna a essere fortino inespugnabile. E c’è spazio per lo spettacolo. Perché il 4-0 al Chievo è frutto di una prestazione pressoché perfetta e priva di sbavature. A prendersi la scena stavolta è Joao Pedro. Il brasiliano, limitato da numerosi infortuni e da problemi fisici che sembrano non volergli dare tregua, diverte e fa divertire il pubblico cagliaritano. Un redivivo Marco Sau e il solito Borriello completano l’opera in una vittoria che sembra una sorta di ritorno agli antichi fasti. Ma poi ancora le giostre. Ma poi il ko di Udine. La squadra di Delneri rispegne le luci e mette a nudo difetti che una settimana prima sembravano non esistere. Perica e Angella colpiscono una difesa, che era e rimane il più grande punto debole. E a poco serve aver sfiorato il pari nei minuti finali. La continuità è quel che manca. Anche all’interno dei 90 minuti. Si vive di alti e bassi e di fiammate, con una retroguardia che non dà e non garantisce quelle sicurezze che servono se si vuole fare un piccolo passo in avanti. La sensazione è che il Cagliari abbia il vizio di distruggere ciò che esso stesso costruisce. Un qualcosa su cui bisogna lavorare.
Ed è per tutto questo che la vittoria per 1-0, firmata Joao Pedro, sul Pescara dell’ex Zeman, già matematicamente retrocesso in Serie B, serve molto probabilmente solo per le statistiche e per chi le ama. Non vi è alcun dubbio che la salvezza non sia mai stata realmente in discussione. Questa è sicuramente una nota di assoluto merito. Però rimangono delle note stonate. E soprattutto c’è una testa che dà troppo tempo guarda già al futuro. Il progetto nuovo stadio è solo la punta più alta di idee che mirano inesorabilmente altrove. La panchina di Rastelli, nonostante l’obiettivo raggiunto con larghissimo anticipo, è tutt’altro che solida. Girano già i primi nomi, con l’ipotesi Cesare Prandelli, che forse può essere inserita soltanto nel capitolo sogni proibiti e irraggiungibili. Ma chissà. Mai dire mai. Il Cagliari ha ancora un mese e 4 partite davanti per chiudere un campionato che comunque l’ha confermato nella massima serie. Eppure non tutti sono così profondamente felici e contenti. Sarà per quella famosa continua sensazione di vivere sulle giostre. Un su e giù che sembra non volersi fermare. Quantomeno per ora.