Arrivano su un pulmino colorato e già mi salutano durante le manovre di parcheggio. Sono Carlo Mascia, presidente della Polisportiva Olimpia Onlus di Cagliari, e tre dei suoi atleti: Alessandro, Ottavio e Roberto.
Dal 1984 Carlo Mascia ogni mattina passa a prendere a casa loro un gruppo di persone con disabilità intellettiva e le accompagna a fare attività sportive che senza la sua disponibilità sarebbero inaccessibili per motivi di natura economica o familiare.
C’è chi lo chiama “papà” e un atleta del suo gruppo ha battezzato suo figlio: la Polisportiva Olimpia Onlus è una grande famiglia in cui tramite le regole e i valori dello sport queste persone scoprono cos’è la vita vera e imparano a rapportarsi con gli altri all’interno della società.
La nascita della Polisportiva è frutto di un susseguirsi di circostanze significative nella vita di Carlo.
Appassionato di sport, si iscrisse all’ISEF e contemporaneamente si qualificò come animatore ludico sportivo iniziando subito a lavorare con i bambini e come insegnante di surf e canoa in estate.
Poi suo padre ebbe un infarto e Carlo frequentava la sede dell’AIAS per accompagnarlo alle sedute di fisioterapia; lì notò come persone dalle più disparate problematiche venivano gestite in maniera uniforme con attività di intrattenimento fini a se stesse.
Propose quindi al direttore di svolgere attività sportive e una settimana dopo era responsabile di un gruppo di ragazzi che dalla colazione all’allenamento vivevano una giornata diversa da quella a cui erano abituati.
Senza saperlo, Carlo stava attuando un metodo educativo che di lì a breve avrebbe conosciuto da vicino.
Infatti, un giorno che si trovava all’ISEF per via di un esame, conobbe Sandrino Porru e Carmelo Addaris, atleti paralimpici, che gli dissero che in quel mese, a Roma, si sarebbe tenuto un corso di Special Olympics.
Special Olympics è un metodo educativo che nacque nel 1968 su iniziativa della signora Eunice Kennedy Shriver che si batté per donare alla sorella lobotomizzata una vita piena e gioiosa attraverso la pratica dello sport.
In Sardegna non c’era una società sportiva accreditata a Special Olympics, così Carlo creò la Polisportiva Olimpia Onlus che prese il via con quattro ragazzi per la disciplina del nuoto.
Attraverso la creazione di 13 società sportive situate in altrettanti centri della Sardegna, la Polisportiva tolse dalle case e dall’anonimato 1132 persone con disabilità intellettiva.
Nel 2013, a causa di una differente visione della gestione societaria, la Polisportiva si staccò dal gruppo di realtà accreditate a Special Olympics Italia e da allora Carlo Mascia e il presidente della società del Sarrabus Severino Urrai sono gli unici rappresentanti della Polisportiva Olimpia Onlus che ha proseguito l’attività attraverso una nuova società nel territorio cagliaritano a sostegno di 19 atleti e delle loro famiglie.
Gli atleti praticano dodici discipline sportive tra invernali e estive e sono seguiti da professionisti qualificati. Uscendo dalle loro case non solo hanno imparato le regole dello sport ma anche a parlare e scrivere correttamente, ad esprimere le proprie idee e opinioni, a coltivare passioni e relazioni.
“Si parla sempre di diversamente abili, handicappati, speciali, ma nessuno li chiama con il loro nome di battesimo. Quando siamo tutti insieme se qualcuno andasse oltre i tratti somatici vedrebbe una squadra, un gruppo allegro e affiatato”.
Carlo si rammarica di non poter aiutare tutti per mancanza di risorse economiche; si auspica di poter avere a breve le disponibilità per retribuire dei collaboratori che prendano le persone dalle loro case e le accompagnino a svolgere le varie attività.
Inoltre ha in serbo un ambizioso progetto di inclusione lavorativa per i suoi atleti: l’Olimpia School. Una scuola in cui imparare le regole di tutti gli sport per formare i disabili intellettivi in qualità di assistenti coach che supportino gli insegnanti di ogni disciplina nel loro lavoro.
Regolarmente retribuiti e inseriti in un contesto ispirato ai college americani, sarebbero l’esempio concreto del metodo che chiunque avrebbe modo di conoscere da vicino frequentando la struttura per poi replicare nel posto in cui vive la stessa realtà.