Biancoblù ancora in corsa per il triplete
Ci eravamo lasciati con la speranza di rendere realtà un sogno, quello di eliminare la stra-favorita, nonché campione d’Italia uscente Olimpia Milano, ci ritroviamo, a distanza di un mese con il desiderio avverato e la Dinamo a due passi dallo Scudetto. In una rocambolesca serie di finale con la Grissin Bon Reggio Emilia, in cui la Dinamo è partita molto male ritrovandosi sotto 0-2 ed in cui ha poi fatto valere il fattore campo per il 2-2, i biancoblù guidati da coach Sacchetti hanno fallito di un soffio l’impresa in gara-5, e c’è ora un primo match-point per i reggiani che però, nel momento in cui questo numero va in stampa, dovranno venire a giocarlo a Sassari mercoledì 24 giugno.
Un delirio. Questi playoff non possono essere definiti in altro modo. Dai quarti con Trento ed una gara-1 scellerata che aveva gettato tutti nello sconforto, passando per una semifinale con Milano assolutamente straordinaria, vissuta tutta, fino all’ultimo secondo (e più) di gara-7. Peccato davvero che non fosse una finale, non per come è andata a finire, ma per l’intensità agonistica ed emotiva che ha regalato. Minuti interminabili di punto a punto, strappi e contro-strappi in tutte le partite, la Dinamo che non è riuscita a chiudere i conti prima, essendo stata sul 3-1, e poi il degno epilogo, con una gara-7 terminata dopo un tempo supplementare. E quel tempo supplementare la Dinamo lo ha acciuffato proprio sulla sirena dei regolamentari, con Jerome Dyson che ha sbagliato di proposito un tiro libero per consentire ai compagni di recuperare il rimbalzo ed impattare il punteggio. Dopo un tiro tentato e sbagliato dallo stesso Dyson, è arrivato come una furia Rakim Sanders che non ha guardato in faccia nessuno, nemmeno il suo compagno di squadra Shane Lawal strattonato fuori dal campo, e ha infilato il canestro che, virtualmente, è valso una serie intera e l’accesso alla finale. Tutto in un Forum di Assago gremito da 12000 persone, con quello spicchio biancoblù in alto impazzito di gioia e nel quale imperversava anche la conduttrice televisiva ed ex cestista Geppi Cucciari, sarda doc, con tanto di sciarpa Dinamo legata sulla testa. In tanti hanno seguito l’impresa uniti nella sofferenza e nella gioia, nella Club House della Dinamo, tantissimi dal divano di casa. Sassari era immersa nel silenzio, come nelle calde estati in cui si seguono i Mondiali di calcio, rotto da due boati: prima quello sul canestro di Sanders che ha dato il supplementare, poi quello al 45°, con Brian Sacchetti ai liberi e Jerome Dyson che non lasciava ai milanesi nemmeno l’ultimo, ininfluente, pallone. Poi la festa in Piazzale Segni, i caroselli di auto “a tutto clacson” ed i brindisi fino a tarda notte. Il giorno dopo, l’accoglienza alla squadra di ritorno dalla vittoriosa trasferta e ancora festa. La Dinamo era approdata alle finali Scudetto. La piccola Dinamo, quella stessa delle due dolorose retrocessioni consecutive in B d’Eccellenza, delle sofferenze a Roseto, Livorno, Cefalù, Osimo. Quella della finale di Legadue persa con Cremona e della raccolta di quote quando, nell’era Mele, il suo diritto sportivo aveva già quasi preso la via di Capo d’Orlando. Quella nata nel 1960 nel campetto delle scuole di San Giuseppe. La piccola Dinamo, che negli ultimi anni sta stupendo tutti con i primi trofei della sua storia e che, in questa stagione, è ancora in lizza per centrare uno storico ed incredibile tris di trofei: Supercoppa, Coppa Italia e Scudetto, ovvero tutto ciò che in Italia viene messo in palio. Nel calcio si parla di “triplete”, come quello dell’Inter di Mourinho nel 2010. Ed uno dei protagonisti di quel successo nerazzurro ha festeggiato negli spogliatoi di Milano, insieme alla Dinamo, il passaggio in finale: Samuel Eto’o, carissimo amico del lungo biancoblù Kenny Kadji.
Quella con Milano è stata una serie davvero logorante, dal punto di vista fisico, ma anche da quello mentale. C’era il rischio che, nei giocatori, potesse subentrare quella supponenza che, tante volte, aveva già fatto capolino durante questa stagione, ma anche che potesse risultare in qualche modo difficile riazzerare tutto e trovare nuovi stimoli, anche se lo stimolo di una finale è il massimo che si possa desiderare da sportivi. Effettivamente la Dinamo è caduta in pieno in questo tranello e, soprattutto nella prima partita a Reggio Emilia, in cui era priva dello squalificato Lawal, è scesa in campo abulica ed indisponente. Troppo brutta per essere vera. Due partite soffertissime, con qualche timido accenno di reazione in gara-2 e, dall’altra parte, una Grissin Bon che non sbagliava un colpo ed era sempre prontissima a sfruttare ogni errore dei biancoblù. Mancava la carica, mancava il “fuoco”, come ha detto coach Meo Sacchetti. In campo la musica è cambiata con l’arrivo a Sassari. In gara-3 la Dinamo ha ritrovato la concentrazione, pur rischiando di buttare la partita con un terzo quarto terribile e ritrovandosi con uno svantaggio in doppia cifra all’inizio dell’ultima frazione. Lì c’è stata la svolta, è salito in cattedra professor Logan che, con una impressionante serie di triple ha portato i suoi alla vittoria. In gara-4 il Banco è andato addirittura sul +22 nella prima parte del terzo quarto, poi ha tirato il freno a mano, perso Sanders per una distorsione ad una caviglia e consentito un clamoroso recupero agli avversari, che fino a quel momento sembravano un pugile suonato e, forse, erano ormai usciti dalla serie. Un nuovo overtime, stavolta un immenso Jerome Dyson ed ancora una vittoria biancoblù. Gara-5, probabilmente la più difficile della serie, è andata a Reggio Emilia. Si è ancora confermato, dunque, il fattore campo. Partita combattuta, con Reggio che ha provato a scappare alcune volte, ma è stata subito ripresa dai biancoblù. Il finale è stato un punto a punto, ma stavolta la Dinamo non è riuscita a prevalere. Ora la Grissin Bon ha una prima possibilità per portare a casa il tricolore, ma vincere a Sassari non sarà facile. La Dinamo vuole portare la serie a gara-7, che si disputerebbe di nuovo in terra reggiana, venerdì 26 giugno.
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