Il panorama musicale sardo non smette mai di stupire e sfornare nuovi ed eccezionali talenti, dalle sonorità varie e multiformi, la cui bravura riesce ad oltrepassare le coste della nostra Isola raggiungendo e conquistando i palchi di tutta l’Italia con la propria espressività. È il caso dei Clàmor, band sassarese dai toni elettronici che strizzano l’occhio al pop discostandosi dalla più classica musica italiana, regalando quelle acustiche fresche e moderne che hanno garantito loro un successo nazionale, tanto da portarli nel 2013 ad essere i vincitori dell’Ichnusa Music Contest, a diverse collaborazioni con chi non ha bisogno di presentazioni, i Tazenda, e nel 2014 ad essere finalisti all’Area Giovani di Sanremo con il brano Tutti cantanti.
Il gruppo vede la luce nel lontano 2012 da un’idea del frontman e tastierista Marco Camedda (figlio di Gigi, tastierista e seconda voce dei celebri Tazenda), che propone a Ilenia Romano (figlia del batterista del popolare gruppo Bertas), cantante dalla voce scintillante e seducente, l’idea di un progetto nuovo, brioso e innovativo. Dopo diversi anni il duo comprende di aver bisogno di nuovi elementi per garantire una maggiore ampiezza sonora e una diversificazione melodica, e così comincia l’estenuante ricerca all’interno del panorama musicale sardo di artisti che possano abbracciare la concezione di lavoro di Marco, apportando idee e avvalorando il progetto. Si susseguono diverse formazioni artistiche, professionisti eclettici entrano ed escono lasciando parti della propria visione musicale, sino a giungere alla vincente squadra attuale che vede Marco Camedda (unico membro originario) ancora alla sua tradizionale doppia tastiera, Pier Piras al basso gentile, ma ritmato, la nebidese Laura Tuveri alla guida di una voce calda e incantevole, Gabriele Cau e la sua sconfinata tecnica alla chitarra e la forza dirompente di Marcello Canu alla batteria.
Un sodalizio forte e tenace, che ha portato alla pubblicazione del travolgente album d’esordio Clamore, un cd composto da otto tracce tra cui Ringrazio, Presto, Su, Come foschia e anche Tutti cantanti (che diede loro il successo a Sanremo) dalle tematiche molteplici su società, mondo e sentimenti, ma unite da un senso comune. Si alternano gli intramontabili ritmi elettronici, impronta stilistica del gruppo, a idee rock e pop, con chitarre elettriche, sound spezzati e “progressive”, lasciando però posto anche a pezzi punk come Il diversivo (che ci riporta alle sonorità dei mitici Prozac+) e a ballate più intense e leggere come In volo libero in cui il pianoforte permette alle capacità di Laura di esprimersi in tutta la sua grandezza.
Per comprendere meglio la storia di questa formidabile band e cosa si nasconde dietro il primo album ho posto qualche domanda allo storico leader Marco Camedda.
Ciao
Marco, innanzitutto, come nasce questo incredibile legame tra di voi?
Per la verità ci conoscevamo già tra
di noi, essendo tutti musicisti full time e professionisti, ma ognuno lavorava
a progetti differenti, con i propri intenti e visioni, finché pian piano non ci
siamo resi conto di essere sulla stessa lunghezza d’onda e di voler comunicare
determinate cose attraverso la stessa musica.
Quali
sono le principali ispirazioni musicali che accompagnano ogni vostro successo?
Sembrerà una frase fatta, però dentro i nostri progetti
c’è veramente di tutto: pop, rock, black music, elettronica, classica, canzone
d’autore. Pensiamo che la musica sia un mezzo potentissimo e porsi dei limiti a
livello culturale sia estremamente limitante in questo periodo storico.
Ma quale filosofia muove
i vostri testi?
Con i nostri testi vogliamo metterci a nudo, cercare di essere trasparenti,
raccontarci e raccontare la nostra percezione, le nostre idee e pensieri
riguardo a quello ci circonda, troppo spesso invisibile.
Arriviamo
al vostro album d’esordio: perché “Clamore”?
Beh, “Clamore” è stato il primo brano che abbiamo
pubblicato, vista la quasi assonanza col nome della Band abbiamo pensato che
fosse il nome perfetto per il nostro primo album. È arrivato quasi spontaneo.
Immagino
il grande impegno necessario per dare origine a questo progetto, è stato
davvero così difficile partorirlo?
Difficilissimo! Riuscire a far coesistere diverse
personalità e convogliarle verso un unico obbiettivo è inevitabilmente faticoso
ma è anche il modo migliore per capire chi ci sta e chi no, questo spiega
perché è rimasto solo un elemento della formazione originale dei Clàmor, e così
come la formazione, molte cose sono cambiate dal progetto iniziale, ma il
risultato ci riempie di soddisfazione!
Cosa
volete trasmettere e quali sono state le tematiche che avete scelto di
racchiudere in questo disco d’esordio?
Non c’è una tematica precisa, ma è importante che ogni
testo e canzone vada ascoltato e compreso di per sé, perché l’esperienza che
ogni ascoltatore ha dell’album deve essere intima e personale. Vogliamo che
siano gli ascoltatori a interpretare i messaggi, nel modo che li rispecchia più
nel loro profondo.
E ora? Nuovi progetti per
il futuro? Porterete “Clamore” in giro per la nostra Isola e in territorio
nazionale?
Sì, stiamo attualmente chiudendo le prime date regionali
e probabilmente ci vedrete anche come Opening Act per diversi concerti dei Tazenda, una band vicina al nostro
cuore sin dagli esordi, che ci ha sempre supportati, con cui, sia in ambiti
familiari che professionali, siamo cresciuti e vogliamo crescere.