Ha compiuto da poco diciannove anni eppure Matteo Marongiu è già campione a livello internazionale di uno tra gli sport di precisione per eccellenza: il tiro a volo. Lo abbiamo incontrato a Sassari, città dove è nato e cresciuto e dove, tra una gara e l’altra, lo aspettano i suoi affetti pronti a riabbracciarlo e a festeggiarne le frequenti vittorie. Gli chiediamo subito: quando hai scoperto la tua abilità con il fucile? «Lo devo a mio padre che mi ha portato con sé per i campi di tiro a volo da quando avevo 5 o 6 anni», esordisce. «Io ho cominciato nel campo Tiro a Volo Sassari, a Campanedda».
Una dote di famiglia, quindi. Ma ci sono tappe ben precise, anche nella vita di un campione, di cui è bene tener conto. «Il talento è qualcosa che, secondo me, si porta dentro dalla nascita», precisa Matteo. «Poi il prendere confidenza con questo sport fin da piccoli aiuta molto. A volte c’è un po’ di paura intorno all’uso delle armi e ciò può frenare. In realtà si procede con tutte le attenzioni. Fino ai dodici anni, per esempio, non si può maneggiare il fucile anche perché ha un suo peso, di circa 4 kg, che non lo rende semplicissimo».
Il tiro a volo non è solo questione di buona mira: c’è dietro un allenamento molto duro. «Vado a correre per tre o anche quattro giorni alla settimana», ci racconta (e mentre parliamo ha appena terminato quasi un’ora e mezzo di corsa ndr). «Inoltre faccio allenamento con i pesi per imbracciare al meglio il fucile. Bisogna poi avere una buona resistenza fisica perché le gare possono svolgersi anche sotto il sole cocente per circa un’ora. Per affrontare bene una gara occorre almeno un mese di preparazione».
Già, le gare. Ripercorriamo quelle più significative. «La prima l’ho disputata nel 2016 in Italia, agli Europei di Lonato del Garda. Subito dopo ho ricevuto una convocazione per la Coppa del Mondo che si è conclusa con un bronzo in Azerbaijan. Nel 2017 ho avuto la mia prima convocazione per una Copa del Mundo senior in Messico, quindi con i grandi, i campioni olimpici. Successivamente ho disputato un Mondiale a Sidney e gli Europei in Azerbaijan, questa volta nella città di Baku che ne è la capitale. A Sydney, tra l’altro, nel 2018 ho preso la mia prima medaglia d’oro».
Per Matteo, che vive la sua brillante carriera tra le fila delle Fiamme Oro, essere abili nel centrare il piattello è una questione di puro istinto. «Al momento sono già al lavoro», ci racconta in chiusura, «per affinarlo al meglio in vista delle prossime Olimpiadi di Tokyo nel 2020».