Festeggiato in tutto il mondo, il Natale si declina in una tale varietà di usanze, costumi e colori capaci di immergerci ovunque, all’istante, nella sua magica atmosfera. In questo, anche la musica riveste un ruolo fondamentale: chi non associa il mese di dicembre alle famosissime Jingle Bells, Happy Xmas, Last Christmas o Silent Night? E queste solo per citare le melodie più famose, restando in quel contesto anglofono che la globalizzazione ha sdoganato e diffuso nel mondo occidentale.
Esistono, tuttavia, realtà natalizie che, di anno in anno, si ripetono a livello locale mantenendo vive tradizioni, anche canore, nelle quali si esprime tutta la fede e la devozione dei popoli. La Sardegna, della quale trattiamo in questa pagina, è andata maturando una ricchissima tradizione legata al Natale i cui canti e melodie accompagnano i fedeli in quel tempo che, liturgicamente, è chiamato “di Avvento”. In questo periodo dell’anno – che si protrae per quattro settimane fino al 25 dicembre – l’attesa della nascita del Salvatore viene vissuta con gioia e buoni propositi combinando occasioni di incontro civili e religiose con melodie di sicura suggestione.
«Magnificat anima mea Dominum.»
Come pure testimoniano le scritte all’interno delle chiese più antiche sparse qua e là per l’isola, il latino era la lingua usata per le funzioni e per i rituali religiosi fino al 1965, anno in cui ebbe termine il Concilio Vaticano II. Da allora in poi, l’uso della lingua italiana ha dato campo libero soprattutto all’utilizzo dei dialetti, più familiari presso le classi povere e quindi più diffusi. Niente di strano, quindi, che anche le canzoni a tema natalizio si siano diffuse e abbiano conosciuto il successo “in limba”, non di rado con le inflessioni della località in cui venivano cantate.
«Acculzu a Betlemme il logu asprosu / b’haiat una grutta povera, nuda e brutta, / ue sas amas b’haiant reposu: / in cussa grutta est nadu su Deus umanadu.»
Queste parole sono tratte dalla prima strofa di Acculzu a Betlemme, un brano del 1927 scritto da Pietro Casu e musicato da Agostino Sanna – il primo di Berchidda e il secondo di Ozieri – entrambi sacerdoti e molto abili nel districarsi con parole e note. Questa canzone ha conosciuto un grande successo nella versione cantata da un’altra coppia: il celebre Duo Puggioni. Fratello e sorella originari di Berchidda, il duo riscosse un notevole successo nel corso degli anni Ottanta non solo in Gallura ma in tutta la Sardegna, imprimendo un nuovo slancio alla musicalità sarda, fino ad allora appannaggio soprattutto dei tenores e dei cantadores.
«Duos isposos a s’iscurigada / chilcan in Betlehem alloggiu invanu, / s’arreu in d’un istall’ilgarada / de su pianu.»
Furono nove, in totale, i brani scritti dai due sacerdoti e pensati, non a caso, per una tradizione nella tradizione: quella della novena di Natale. Dal 16 al 24 dicembre, infatti, le chiese accoglievano e accolgono i fedeli, alla sera, per celebrare incontri di preghiera in musica. I soggetti delle canzoni sono quindi i personaggi delle Sacre Scritture, per esempio in Duos Isposos, che si apre con l’arrivo a Betlemme di Giuseppe e Maria in cerca di alloggio per la notte e per affrontare il parto.
«Es nadu, es nadu, es nadu su Bambinu. / Enide, enide tottus a l’ammirare, / enide a l’adorare, enide a l’adorare, a l’amare.»
Notte de Chelu è forse tra le più conosciute e intonate allo scoccare della mezzanotte e nelle messe natalizie della domenica. La serenità e la melodia delle sue strofe ne fanno un brano perfetto per l’atmosfera di pace e letizia di questa giornata. E poi ci sono i Gosos, canti popolari religiosi che, naturalmente, dedicano fra i diversi temi che affrontano anche qualche quartina alla nascita di Gesù. Nascita che salutiamo anche noi con il ritornello di Naschid’Est:
«“Gloria!”, “Gloria!” cantan’ in Chelu, / lughidos anghelos pro s’altu Re. / “Paghe e vittoria!” s’as bonu zelu / anima povera cantan pro Te.»