La grafologia è un’affascinante tecnica secondo cui è possibile dedurre alcune caratteristiche psicologiche di un individuo attraverso l’analisi della sua scrittura. Il gesto grafico viene infatti interpretato come gesto espressivo, in grado di rivelare tratti del carattere della persona che lo esegue: bastano un foglio, una penna, poche righe e un grafologo esperto sarà in grado di comprendere alcune delle vostre attitudini e insicurezze. Per capirne di più abbiamo intervistato la grafologa sassarese Elisa Peddis.
Come si diventa grafologi?
Quella del grafologo è una professione che richiede competenza, passione e impegno attraverso un percorso che inizia dallo studio ma non finisce con esso, arricchendosi costantemente “sul campo”. Dopo la laurea in Lettere ho frequentato la scuola triennale Arigraf Milano, gruppo della Société Française di Parigi, storica fondatrice del metodo grafologico francese-europeo. Il corso prevede esami annuali ma il vero scoglio è l’esame nazionale: due scritti e sette orali che spaziano dalla Grafologia Evolutiva alla Psicologia, dalla Storia della Grafologia alla Grafologia Professionale.
Successivamente il Corso di specializzazione in Perizia Grafico Giudiziaria e l’iscrizione al Master in Consulente didattico e rieducatore della scrittura per la prevenzione ed il recupero delle difficoltà grafo-motorie.
Quali sono gli ambiti lavorativi in cui l’analisi della grafia è spendibile?
Il grafologo è un libero professionista e in base alle specializzazioni opera nel settore legale, aziendale o scolastico. Nella sfera giudiziaria il perito grafico stabilisce la paternità di un prodotto grafico per cui testamenti, assegni, fideiussioni, scritture private sono il terreno in cui si assiste ai maggiori tentativi di falsificazione o dissimulazione. La grafologia del lavoro si rivolge invece alle aziende per una collocazione mirata del personale mentre la grafologia dell’età evolutiva ha lo scopo di rilevare sofferenze e disagi dei bambini e agisce nella prevenzione delle disgrafie.
Quale approccio segui nell’analizzare la scrittura di qualcuno?
Questa domanda tocca un punto al quale io stessa sono approdata dopo cinque anni di ininterrotta visione di grafie. Nei primi tempi mi attenevo fedelmente alle schede tecniche senza afferrare quello che, durante l’esame di iscrizione all’Albo, ci venne detto da Evi Crotti, mostro sacro della Grafologia Italiana. Ci disse di tacere, di stare in silenzio davanti alla grafia perchè sarebbe stata lei a parlarci e a raccontarci la sua storia. Ecco, ora ho sviluppato l’abitudine di tacere cercando di annullare ogni forma di giudizio. Un’operazione possibile solo quando l’analisi tecnica è stata interiorizzata completamente!
Fin dove ci si può spingere analizzando la personalità di un individuo tramite lo studio della sua scrittura?
Ogni uomo è una scrittura e ogni scrittura è una storia ma i limiti estrinseci ed endogeni della grafologia non vanno dimenticati. In primo luogo è importante effettuare un buon lavoro di anamnesi per capire ciò che il soggetto vuole indagare e quanto sia disposto a sentirsi raccontare. Ciò non andrà ad inficiare la bontà del lavoro ma servirà per mettere in atto la modalità migliore per descrivere gli aspetti più ostici della personalità. In secondo luogo occorre non confondere psicologia e grafologia dato che quest’ultima non entra nel merito degli eventi passati ma si limita a capire temperamento, tendenze e attitudini. Per questo si deve fare attenzione a non invadere altri campi professionali ma casomai pensare di cooperarci!
Puoi rivelarci qualche curiosità a proposito della scrittura di personaggi famosi?
Purtroppo, ad oggi, gli impegni lavorativi mi impediscono lo “svago grafologico” quindi, devo essere sincera, ne sono mera fruitrice dalle riviste specializzate. Tra tutte però c’è una personalità sulla quale un giorno mi piacerebbe lavorare, un uomo e una scrittura in cui sensibilità, caparbietà, solitudine e libertà si sposano con un acume mentale e grafico di incommensurabile spessore. Lui è Fabrizio De Andrè, spero un giorno di poter tenere tra le mani dei suoi scritti. Sarebbe davvero emozionante grafologicamente e non solo…