È stata Cristina, una ragazza di 25 anni, ad inaugurare il primo Cat Cafè isolano, a Cagliari, lo scorso 19 novembre.
Un genere di locale che solo di recente ha cominciato ad allietare con bevande e mici gli italiani; infatti il primo Cat Cafè della penisola è sorto nel 2014, a Torino, due anni dopo il primo esempio a livello europeo, da attribuire a Vienna. “Questa idea è nata nel 2010, quando ero al quarto anno dell’alberghiero; sono riuscita a realizzarla solo l’anno scorso, iscrivendomi a Garanzia Giovani, misura di sostegno all’autoimprenditorialità. Sono stata seguita da una consulente di un’agenzia di formazione che mi ha aiutata a realizzare il business plan da presentare per ricevere il finanziamento del microcredito regionale”, racconta Cristina, che non è sola in questa avventura: “Ho due aiutanti fidate: una è mia mamma, che lavorando nell’agenzia di formazione in cui ho realizzato il business plan, mi aiuta nella gestione amministrativa dell’impresa; l’altra è la mia migliore amica che mi affianca nelle preparazioni alla caffetteria”.
Ma cosa sono i Cat Cafè? Sono spazi nei quali è possibile bere un caffè o fermarsi a mangiare in compagnia dei gatti che si aggirano per il locale tra i tavoli e gli oggetti messi a loro disposizione per dormire, giocare o ritirarsi dal contatto umano. Un posto in cui alleviare lo stress, ritrovare la calma di un ritmo più lento, leggere i libri messi a disposizione dei clienti e avvolgersi in un morbido plaid. Nati in Cina, nel 1998, è in Giappone che hanno avuto più successo, a partire dal 2004, anno in cui il primo Neko Cafè (neko in giapponese significa “gatto”) fece la sua comparsa. Il motivo di questo boom è dato da più fattori. In molti complessi abitativi in Giappone vige il divieto di ospitare animali; inoltre, gli appartamenti sono spesso piccolissimi e poco vivibili e mantenere un animale è una spesa che non tutti possono sostenere. La giornata lavorativa o di studio è molto intensa e l’isolamento umano è alto.
La dottoressa Erika Friedmann, del Brooklyn College di New York, condusse degli studi che portarono ad una scoperta davvero interessante: possedere un gatto abbassa il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari. La spiegazione di questo fenomeno la dobbiamo a Constance Perin, antropologa americana. Pare che le carezze ai gatti trasmettano un benessere psicologico che rimanda al contatto dei bambini con la mamma. A livello fisico, la pressione sanguigna si abbassa.
Non a caso, il momento di maggiore afflusso in questi locali in Giappone è la sera, per mettere fine al caos della giornata. Per entrare in un Neko Cafè ci si toglie le scarpe e ci si lava le mani, ogni pensiero rimane fuori dalla porta; spesso è richiesta la prenotazione o si paga una tariffa oraria aggiuntiva alla consumazione per la permanenza nel locale.
Cristina spiega che il suo locale è pensato per tutti: “La clientela è varia. Ci sono gli amanti dei gatti, i curiosi e chi vuole provare ad avvicinarsi al mondo felino. Anche chi non ama i gatti può tranquillamente fermarsi da noi poiché la sala dei gatti è separata dalla zona dedicata alla caffetteria”. L’igiene e il benessere animale sono prioritari: i cinque mici ospitati sono stati adottati, sono adulti e predisposti al contatto umano. Un regolamento spiega come interagire nel modo corretto con gli animali al fine di ottenere una convivenza piacevole tra loro e gli avventori del locale, perché è importante ricordare che i gatti non sono a completa disposizione, ma una rilassante compagnia. I clienti possono osservarli o semplicemente avvertire la loro dolce presenza, ma sono loro a scegliere se e come interagire e su questo punto pare che ci sia molto da imparare in terra sarda. Una bella sfida per una ragazza giovanissima che con coraggio si appresta a inserire anche da noi una formula ben collaudata altrove. In bocca al lupo!