Buon giorno amici, facendo il lavoro che amo ho avuto l’opportunità di conoscere delle persone che condividono con me un sogno, dei progetti e delle speranze.
Oggi vi parlo di Dario Santonico, ragazzo originario di Colleferro nella provincia di Roma.
Spesso gli scrittori hanno anche altre passioni, siamo un po’ degli artisti che hanno svariati modi di esprimersi, infatti Dario oltreché fare il geologo, mestiere che lo tiene saldamente ancorato alla realtà, ha anche altri interessi… volete sapere quali?
La passione per l’Olanda e la pasticceria.
Come dice lui stesso queste due passioni sono nate insieme e a braccetto quando ha dovuto fare la tesi di laurea, infatti gli è stato proposto di fare un tirocinio al TNO di Utrecht.
Mi racconta che era un po’ spaventato dall’idea del trasferimento ma ha detto comunque di sì, era molto eccitato di questa nuova vita perché non era mai stato in Olanda, era un paese a lui sconosciuto, ma dopo essere uscito fuori dall’aeroporto di Eindhoven ne è rimasto folgorato.
Aveva 27 anni e fino ad allora aveva sempre vissuto in casa con i suoi, una mamma gelosissima della sua cucina e questo vuol dire che per 27 anni lui non aveva mai cucinato.
Si è ritrovato lontano 2500 km da casa con la necessità di sopravvivere e “quindi ho iniziato a documentarmi e ho scoperto questa passione per la cucina, soprattutto per la pasticceria”.
Viveva in uno studentato con altri dieci ragazzi e una cucina enorme che permetteva di convivere in armonia “il bello è che una volta a settimana ci si riuniva tutti in questa cucina, ognuno di noi arrivava da una parte diversa del mondo: uno svizzero, un tedesco, uno del sud America, un greco… ognuno cucinava per gli altri qualcosa del proprio paese, e vedevo che quello che facevo io piaceva tantissimo, così ho pensato bè forse ci so fare e da lì ho iniziato a sperimentare”.
La pasticceria gli piace molto, diciamo che gli si è aperto un mondo, la precisione che ci dev’essere quando realizzi una torta, una crostata, dei pasticcini o delle decorazioni.
Ma una delle cose che ama di più è fare il tiramisù, tanto che insieme a Eleonora (sua moglie) aveva pensato di realizzare un sogno, volevano trasferirsi in Olanda e aprire una Tiramisureria, in pratica vendere su un food truck dello street food, tiramisù in monoporzione “avrei fatto tutto io, tutto a vista sia i savoiardi che il resto”.
Era una bella idea che non ha potuto prendere forma perché le vite cambiano e anche le priorità, arrivano i figli e quindi questa possibilità è rimasta lì dentro il cassetto. Ma forse Dario un giorno ci stupirà.
Le sue passioni quindi sono sbocciate lì in Olanda dove ha vissuto per sei mesi, e si è innamorato di quel paese, ammette che se potesse andrebbe a lavorare lì domani stesso.
Per quanto riguarda la scrittura invece non scrive da tantissimo, ma anche questa è una storia interessante.
“Ho sempre amato raccontare e romanzare le cose che succedono, però non ho mai pensato di scrivere un romanzo fino a qualche anno fa”, poi un giorno mentre si trovava a South Hampton a fare un dottorato passava i week end dentro un Costa Coffee a mangiare e bere caffè e lì scribacchiava su un blocco. Ed ecco che ha iniziato a mettere su carta le sue sensazioni, quello che provava in quei giorni che comunque era lì in Inghilterra “ero in questa città che sinceramente non era la mia passione più grande, mentre bevevo uno dei loro caffè lunghissimi mi son detto: chissà se sarei in grado di scrivere un romanzo?
E poi ho pensato ok proviamoci!!!”
Era il 2013 quando ha iniziato a scriverlo, poi il tempo era quello, sempre poco, finché è passato qualche anno prima che riuscisse a finirlo. Quindi l’amore per la scrittura è nato recentemente.
Ammette Dario: “ho sempre letto e amato leggere, ad esempio a scuola non è che andavo benissimo nei temi, ero più portato per le materie scientifiche.
Non ti nascondo che gli amici e chi mi conosce è rimasto abbastanza stupito dal fatto che io abbia scritto un romanzo, ma è una cosa che ho curato nel tempo, per me stesso, l’ho tenuto nascosto perché volevo solo mettere nero su bianco le mie sensazioni”.
Quindi è così che nasce “Il rumore del pallone sul cemento” edito Bookabook nel settembre 2018.
Parliamo un po’ di questa storia.
Trama. Domenico e Giulio si conoscono da quando hanno dieci anni. Più precisamente da quando, nelle campagne della provincia romana, un pallone calciato male da Giulio unì le loro vite per gli anni a venire.
Ormai adulto, Domenico ripercorre con la memoria il tortuoso percorso della loro amicizia. Dalle giornate passate a costruire casette sugli alberi alle prime gite scolastiche. Dai primi amori alle scazzottate. Dalle fughe improvvise ai ritorni inattesi. Nonostante le loro evidenti diversità, i due si ostinano a mettere in gioco la loro costante e incessante forza per tentare di colmare l’uno le rugosità dell’altro, ritrovandosi, infine, entrambi completati. Una storia che parla di una profonda amicizia, dell’evoluzione dei sogni e della riscoperta di quelle strade che sembravano dimenticate per sempre.
Il mio pensiero. Quando ho iniziato a leggere questo libro avevo delle grandi aspettative perché avevo conosciuto l’autore, ammetto che uno dei miei migliori amici è proprio di Roma quindi simpatizzo molto per coloro che hanno questo simpatico accento. Oltretutto avevo già letto qualcosa sulla storia perché insieme a Dario avevo fatto la mia campagna di Crowdfunding con Bookabook.
Dopo le prime pagine si è affacciato alla memoria un bellissimo ricordo, la mia prima lettura a scuola con la tematica dell’amicizia L’amico ritrovato di Fred Uhlman. Ero in seconda media quando me lo propose la prof di lettere, lo divorai in un paio di giorni. In seguito ci fece vedere anche l’adattamento cinematografico, era davvero triste e toccante.
Ecco leggere il romanzo di Dario è stato un ritorno al passato, pur essendo una lettura che consiglio vivamente ai ragazzi non posso esimermi dal convincere anche agli adulti, è un ritornare indietro alla propria infanzia, adolescenza, gli anni della scuola e quelli dell’università.
Per me gli anni dell’università sono stati i più belli perché ero in una nuova città, ma quelli dell’adolescenza sono i più importanti, periodi difficili di crescita per le ragazzine e i ragazzini, le prime esperienze di vita, le prime cotte, un aspetto importantissimo è che in questo libro si torna indietro in un’epoca pre-social, l’aspetto “genuino” dell’amicizia in cui i rapporti tra la nostra generazione erano molto diversi da quelli di oggi.
Si aveva più tempo per tutto, e si socializzava diversamente. Si ritrova questo tra le pagine del libro, la storia di un’amicizia che va al di là di tutto, del tempo, delle difficoltà e della distanza.
Alla domanda perché hai scritto un libro sull’amicizia?
Dario ha risposto: “perché mi sono chiesto quale fosse la cosa che mi ha reso felice da sempre! E l’amicizia è una di quelle.”
Quelli della mia generazione sanno di cosa parlo, e se volete spiegarlo ai vostri figli o nipoti non dovete fare altro che fargli leggere un buon libro.
Se durante le feste volete essere catapultati indietro nel tempo prendetevi un week end e mettetevi comodi sul divano, preparatevi una tisana e aprite il libro di Dario, si legge velocemente perché è molto scorrevole, il linguaggio è semplice e ti prende subito. Sono solo 187 pagine con i ringraziamenti, io li leggo sempre!
In bocca al lupo Dario per questa nuova avventura e quelle che ne seguiranno!
Buona lettura
Aurora Redville